Il segreto di Ida


Dentro l'anima (romanzo pubblicato Aprile 2019)

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  1. Ida59
     
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    Breve estratto del capitolo 17: Precipitare nell'abisso (da pag. 124)



    Fu quel pomeriggio sul prato, vicino al canneto del lago: Nimue aveva capito subito che era impaurito, che stava davvero per affogare. Ma era piccola, cosa poteva fare per aiutarlo? Non sapeva nemmeno usare la magia! Fu solo quando Xeymus si liberò dalle funi, e si mise a volare sul prato, che si rese conto di ciò che stava accadendo: le urla riempivano l’aria, insieme ai sortilegi proibiti lanciati dal giovane mago, folle d’ira. Stava usando la magia, davanti a tutti, in un luogo comune della scuola, frequentato anche dagli studenti senza poteri. Aveva infranto la loro legge più inviolabile: Nimue sapeva che vi era stato costretto per salvarsi la vita, ma gli adulti avrebbero compreso e perdonato?
    La strega sospirò al triste ricordo, che era anche suo. Nonostante avesse testimoniato a suo favore, era troppo piccina e nessuno volle crederle; ritennero che Xeymus l’avesse costretta a
    mentire e i professori condannarono il ragazzo, che subì una lunga e severa punizione. Nemmeno i compagni maghi naturali e apprendisti lo giustificarono mai.
    Ma, soprattutto, fu Leah a non perdonarlo: forse era davvero terrorizzata e come gli altri pensava che Xeymus fosse preda del demonio; di certo la sua famiglia ne approfittò per ottenere la rottura
    della promessa matrimoniale che la legava fin dalla nascita al ragazzo che non avrebbe mai ereditato il titolo di baronetto. Lui la implorò in ogni modo, le promise qualsiasi cosa, ma Leah di Doyle fu irremovibile e non gli rivolse più la parola.
    Per Xeymus fu la fine: rinnegato dal padre, abbandonato dalla promessa sposa, emarginato a scuola. Il suo bel mondo gli era crollato addosso: a soli diciassette anni non c’era più alcun domani
    per lui.
    Da sempre schivo e riservato, si richiuse del tutto in se stesso, la solitudine quale unica, fredda e silenziosa amica e un dolore sordo e continuo che gli ricordava l’errore commesso.
    Il primo dei tanti gravi errori che avrebbe continuato a commettere.
    Fu con gli occhi di un giovane Xeymus deluso, rabbioso e vendicativo che Nimue lo vide precipitare di sua volontà nell’abisso della perdizione e della colpa. Lo guardò abbandonarsi nelle spire perverse di Septilya, felice d’essere schiavo di un Dominio che gli permetteva di attingere ai segreti della magia nera, in cerca di una vendetta a lungo meditata.

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