Il segreto di Ida


Dentro l'anima (romanzo pubblicato Aprile 2019)

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  1. Ida59
     
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    Prima, però, avrebbe prudentemente messo in atto un rigoroso rituale di purificazione.
    «Conosci le erbe magiche del bosco?» chiese, rivolgendosi a Ravi che li aveva osservati fino a quel momento con silente attenzione.
    L’indiano annuì con sicurezza: «Le coglievo sempre per Taran: cosa vi serve, professore?»
    «Ho bisogno di foglie grandi di Laurus nobilis e piantine di menta piperita. Pensi di riuscire a trovare anche l’Artemisia alba e l’Angelica arcangelica?»
    Ravi rifletté un attimo, quindi assentì e O’Moore continuò:
    «Dell’Artemisia alba, la varietà verde chiaro, mi servono foglie e radici. Per l’Angelica arcangelica, attento a non confonderla con la cicuta: ho bisogno di radici e semi.»
    «State tranquillo, professore, Taran mi ha insegnato bene» rispose il ragazzo accingendosi a recarsi nel bosco.
    Il mago si rivolse quindi a Nimue: «Mi servono anche Eugenia caryophyllus, Hyssopus officinalis, Artemisia absinthium e mirra.»
    La strega annuì e lo guidò in una zona interna della grotta, illuminandola con un semplice gesto della mano: c’era un cunicolo che conduceva in un ampio ambiente scavato nella roccia. Aprì di scatto la mano sollevando il palmo e allargando bene le dita: il fuoco si accese crepitando in un ampio camino e alla luce delle fiamme Xeymus distinse un laboratorio perfettamente attrezzato.
    [...]
    Si concentrò sugli ingredienti del bagno purificante, preparò i bracieri per gli oli e le polveri e pulì con cura il recipiente che doveva accogliere l’essenza della sua anima.
    [...]
    Dopo quello per la strega, anche il suo bagno purificante era pronto: gli effluvi intensi dell’angelica, dell’assenzio, della menta piperita e dell’alloro aleggiavano ancora nell’aria umida della grotta.
    [...]
    «Questa volta non vi accadrà nulla» la rassicurò Xeymus estraendo una fiala dalla tasca interna del mantello e mostrandole il liquido verdastro e opaco. «È un filtro a base di ruta e ci proteggerà dalle influenze oscure» spiegò porgendogliela.
    Nimue ne bevve un sorso imitata dal mago che, dando uno sguardo intorno, notò che proprio delle piantine di ruta, dai caratteristici fiori gialli, li circondavano inondando l’aria con il loro gradevole odore, inoltrandosi poi nel nero delle tenebre fino a svanire alla vista. Si chinò a raccogliere delle foglie.
    «Si narra che i romani mangiassero la ruta per proteggersi dalle influenze maligne degli spiriti» spiegò «ma il mio decotto è più efficace, e sicuramente non è tossico, come è invece la pianta.
    Però, le foglie fresche hanno anche altre qualità, se annusate» aggiunse con un sorriso, porgendole alla strega.
    «Quali?» chiese Nimue aspirandone fiduciosa l’odore.
    «Portano chiarezza nei dubbi d’amore.»
    «Non ne ho bisogno!» ribatté con decisione la strega, lanciandogli un’occhiata di sfida.
    «Nemmeno io» sussurrò dolcemente Xeymus sfiorandole appena la guancia col dorso delle dita «però aiutano a migliorare il susseguirsi degli eventi» concluse infilando le foglie in una tasca del mantello.

     
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