Il segreto di Ida


Rimembranze d'autunno

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    Rimembranze d’autunno


    Autore/data: Ida59 – 1-6 gennaio 2012
    Genere: introspettivo
    Personaggi: la pianella di Beatrice d’Este
    Epoca: 1494 e giorni nostri
    Riassunto: I ricordi della pianella di Beatrice d’Este, dimenticata nel castello di Vigevano.
    Nota: racconto scritto per il concorso letterario 2012 “La stanza della duchessa” www.leonardoevigevano.it/it/le-trac...orso-letterario E’ stato selezionato per la pubblicazione su e-book dei migliori 25 racconti pervenuti

    69_duchessa


    Disclaimer: Questa storia è di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

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    Rimembranze d’autunno


    Una lama di luce s’insinua nel mio polveroso baule mentre il pesante coperchio si solleva; vecchi ricordi tornano in vita: Beatrice è infine tornata a cercarmi?
    Il giovane volto maschile mi scruta con attenzione, poi il sorriso si allarga sulle labbra mentre mormora tra sé e mi prende tra le mani per osservarmi meglio:
    - Sì, sì, non può essere altro, il baule riporta le sue cifre, quindi… questa pianella doveva appartenere a Beatrice d’Este!
    Continua a fissarmi con un’aria di ebete felicità stampata sul viso, come se avesse scovato chissà quale tesoro: certo che sono la pianella di Beatrice; a dire il vero, ero anche la sua preferita prima che…
    Il ricordo di quell’infausta mattina d’autunno mi assale.

    *

    Una lama di luce s’insinua sotto il letto mentre la punta del piedino di Beatrice tasta alla nostra ricerca: tocca a noi, tocca a noi! Mi faccio subito trovare, insieme a mia sorella, esaltata dall’avvento del gran giorno: l’inaugurazione di Piazza Ducale, regale cortile d’ingresso al castello, con l’arrivo del grande e temuto Carlo VIII![1]
    Anche Beatrice è eccitata, lo capisco dal rossore delle gote nel riflesso dello specchio, mentre solleva un poco l’orlo della “Turchesa” che ha creato in una sola notte[2]: sono molto orgogliosa di essere la pianella di una dama di sì squisita eleganza![3]
    Vedo il cielo limpido riflettersi dietro le sue spalle in questa bellissima mattina di ottobre illuminata dal sole: tra poco saremo fuori, tra dame e cavalieri della corte più alla moda del momento.[4]
    La porta si apre e il Duca entra: tra le mani reca l’astuccio di un nuovo, prezioso gioiello da appuntare sull’abito, ennesimo regalo[5] per la giovane moglie che gli corre incontro con entusiasmo.
     
    Tutto è pronto e il corteo ducale sta per muovere dal castello verso la nuova Piazza per accogliere il Re di Francia. All’improvviso c’è scompiglio tra gli astanti; un messaggero si fa largo con decisione, avanza e s’inchina davanti alla mia Signora; sbircio a fatica dall’orlo della gonna: c’è qualcosa tra le sue mani ma non riesco a vedere bene, non capisco, ma… sì, sembrano proprio delle calzature! Come sono brutte!
    - Un dono per la Duchessa, da Parigi, da parte di Carlo VIII, re di Francia! – annuncia il messo con voce tonante.
    Il Duca inclina il capo, regale; fa cenno alla giovane sposa di accogliere l’omaggio, indossandolo subito in onore del re. Beatrice spalanca gli occhi:
    - Indossare quelle? – mormora piano, incredula dell’ordine assurdo rivolto proprio a lei, così raffinata, signora della più splendida delle corti. – Sono raccapriccianti, fuori moda!
    Ludovico inarca severo un sopracciglio e a labbra strette ingiunge:
    - Non potete rifiutare il dono del Re di Francia!
    La mano di Beatrice trema appena quando mi toglie dal suo piedino; una lacrima scende sul visetto rassegnato mentre mi osserva scotendo piano il capo e sospira:
    - Le mie belle pianelle…
    Con mia sorella finisco tra le mani della dama di compagnia, Lucrezia, troppo intenta a bearsi degli sguardi di Ludovico[6] per curarsi di noi come Beatrice vorrebbe. Passiamo veloci di mano in mano, mentre il corteo ducale riparte e abbandona il salone; in un passaggio tra mani più distratte di altre, cado a terra con un lieve tonfo attutito, senza nemmeno che si accorgano d’avermi perduto: mi calpestano, mi calciano via, finisco in un angolo, dimenticata, abbandonata…

    *

    Ecco la mia triste storia. Sì, triste, anche se il giovane cavaliere continua a osservarmi, sempre più felice, mentre mi tiene con delicatezza tra le mani, quasi timoroso di rovinarmi.
    Anch’io lo osservo, sbalordita da strabuzzare gli occhi, se solo li avessi: ma che acconciatura porta? E che… vesti indossa? O povera me, dove sono mai finita?
    - Bentornata alla vita, preziosa pianella di Beatrice, - mormora lo strano giovine, - dopo quasi 400 anni[7] era ora di prendere un po’ d’aria!
    Quattrocento… anni?  Ma… sarò ancora di moda?
     
    Adesso sono qui, adagiata su un soffice cuscino: “pezzo da museo”, dicono; il più importante, soggiungo con orgoglio!
    Ci sono bizzarre calzature vicino a me, colorate e luccicanti, con tacchi appuntiti come spilli[8]: chissà che fatica a camminare, le loro padrone!
    Mi manca tanto Beatrice; lei non voleva abbandonarmi: è stata costretta dalla ragion di stato… 



    Note bibliografiche

    [1] L’inaugurazione ufficiale della Piazza Ducale si fa risalire all’11 ottobre 1494, giorno in cui Carlo VIII, re di Francia, fece il suo ingresso in Vigevano. Da “L’informatore bisettimanale del territorio: Ludovico il Moro e Vigevano” testi di Marco Cantella.
    [2] Tra i modelli che Beatrice inventò vi è la «Turchesa» fatta in una sola notte con la massima cura e precisione, come testimoniò in una lettera lo stesso Ludovico il Moro. (www.eventiesagre.it)
    [3] Beatrice con il suo genio inventivo «portò il lusso delle vesti a una altezza non mai raggiunta in Italia e fuori» (Malaguzzi Valeri), tanto che proprio in quegli anni si cominciò a dire «si veste alla milanese» per dire che si vestiva alla moda. (www.eventiesagre.it)
    [4] Informazione tratta dalla presentazione di “La dimora sforzesca” – Distretto del commercio di Vigevano.
    [5] La creatività della duchessa pare fosse qualcosa di eccezionale, inventando vesti strabilianti che Beatrice stessa realizzava aiutata da una schiera di damigelle e di ricamatori che lavoravano sotto i suoi diretti ordini. Gli abiti venivano ornati poi con gli splendidi gioielli che il consorte le regalava. (www.eventiesagre.it)
    [6] Lucrezia Crivelli è stata la prima dama di Beatrice d'Este; in seguito divenne amante di Ludovico. (http://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_il_Moro)
    [7] Dal catalogo ufficiale delMuseo Internazionale della Calzatura "Pietro Bertolini" risulta che “tradizionalmente la (pianella) si ritiene recuperata in seguito a scavi nel castello di Vigevano e appartenuta a Beatrice d’Este.”. Da informazioni verbali ricevute dall’Archivio Storico del comune di Vigevano risulta che la pianella sia pervenuta  al Museo della calzatura  tramite l’iniziale dono della Collezione Bertolini e che sia stata ritrovata nella seconda metà dell’ottocento durante scavi effettuati nel castello. Nel racconto ho quindi approssimativamente calcolato che fossero intercorsi quasi quattrocento anni dal momento dell’abbandono della pianella in un angolo (qualcuno l’avrà poi ritrovata e infilata nel baule di Beatrice!)  fino al suo ritrovamento. Ovviamente, benché l’epoca storica coincida, non esiste alcuna reale certezza che la pianella fosse davvero appartenuta a Beatrice dì’Este.
    [8] Un’intera sezione del Museo Internazionale della Calzatura "Pietro Bertolini" è dedicata alle calzature con tacco a spillo, che è nato proprio a Vigevano nel 1953. Tratto dal sito web del Comune di Vigevano.

     Ringraziamenti
    Ringrazio di cuore le persone che, in rappresentanza della Biblioteca Civica, del Museo della Calzatura e dell’Archivio Storico del comune di Vigevano, mi hanno gentilmente fornito le informazioni necessarie alla stesura del racconto.

    Edited by Ida59 - 1/6/2021, 22:07
     
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    Una storiellina nata per gioco: non chiedetemi da dove è nata l'idea perché proprio non lo so.
    Forse mi ero appena occupata della tecnica dello "straniamento", ma mi sono ritrovata a essere, a voler a tutti i costi essere, la pianella (scarpina) di Beatrice d'Este. E lì è nata la storia, narrata in prima persona dalla pianella stessa, di cui la nota [7] del racconto vi narra tutto… perché quella singolare pianella esiste davvero nel Museo della Calzatura di Vigevano!
    Per il resto, si trattava di un concorso organizzato dalla mia città e ho deciso che dovevo cominciare a mettermi in gioco; così ho accantonato le fan fiction e mi sono divertita a scrivere queste poche righe: quasi ci sono più note e ringraziamenti che trama!

    Non ho vinto, ma il racconto è stato selezionato con altri 25 sugli oltre 300 pervenuti.

    69_duchessa

    Questo è il link per scaricare l'E-book gratuito.

     
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    Un racconto molto bello; in poche parole hai saputo delineare i sentimenti dei personaggi principali. Mi sono trovata improvvisamente proiettata indietro nel tempo, spettatrice silente dell'accaduto.
     
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    Grazie per i complimenti, Daniela!
    E' un racconto nato un po' per gioco, per sperimentare la tecnica dello straniamento. In effetti, ho cercato di immedesimarmi nella scarpetta provando a immaginare cosa potesse pensare.
     
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3 replies since 15/7/2018, 14:14   176 views
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