Il segreto di Ida


L'amore non si compra

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    Amministratore

    Group
    Administrator
    Posts
    3,279

    Status

    Lamore_non_si_compra_IG_per_copertine

    L’amore non si compra


    Data:(3-5 maggio 2007)
    Genere: romantico - introspettivo
    Riassunto: Una storia d’altri tempi, di dame e gentiluomini, dove l’onore conquista l’amore.
    Disclaimer: Questa storiaè di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa



    Lo sguardo dell’uomo era fuoco nero in cui ribolliva un amareggiato biasimo.
    - Così, avete deciso di venire a vendermi la vostra preziosa virtù.
    Stille d’ira vibravano sulle labbra sottili, mentre la voce fredda sibilava piano, ogni parola uno schiocco di frusta:
    - Cosa vi faceva credere che io fossi disposto a comprarla, Signorina de Witt?
    Sul volto pallido dell’uomo, incorniciato da lunghi capelli neri, la delusione irrigidiva, in una gabbia di severo autocontrollo, lineamenti già di per sé inflessibili: la ruga che gli solcava la fronte scendendo alla radice del naso, profondamente incisa nella pelle, sembrava un doloroso taglio inferto dalle parole oltraggiose della donna.
    - Quale distorta idea avete del mio onore, per pensare che avrei accettato la vostra offensiva offerta?
    Lei, bella, giovane e bionda, lunghi boccoli dorati che sfuggivano da una raffinata, ma frettolosa acconciatura, osservava l’uomo, austeramente vestito di nero, la lunga fila di bottoni che chiudevano la redingote fino al collo, che la sciarpa, pure nera, avvolgeva strettamente, lasciando intravedere solo una sottile striscia del candido tessuto della camicia.
    Il contrasto, tra la gioiosa seta turchese dell’abito della Signorina de Witt e la rigorosa tenuta del tenebroso Conte di Damonchester, non poteva essere più stridente, così come, incompatibile, pareva essere l’amara durezza del volto maturo di lui, rispetto alla fresca dolcezza del giovane viso di lei, soffuso dal rossore della vergogna.
    - Voi non capite, Signore, ma non avevo alcun’altra scelta!
    Nuove fiamme arsero furiose negli occhi neri del Conte, che stinse i pugni dietro la schiena, fino a farsi sbiancare le nocche, il viso sempre impassibile:
    - Potevate sempre offrirvi al Duca di Waltmann, o al Marchese di Lestray!
    - E’ quello che intendo fare ora! – esclamò con stizzita disperazione la giovane donna, voltandosi per uscire dalla stanza, la voce già incrinata dal pianto.
    In un istante il Conte le fu alle spalle e l’afferrò con impeto per le braccia, ringhiandole nell’orecchio:
    - Perché avete scelto di venire da me, per primo? – chiese.
    La Signorina de Witt si girò lentamente, lo sguardo basso.
    Solo allora il gentiluomo si rese conto che la stava quasi abbracciando: lasciò la presa e si ritrasse di scatto.
    - Forse avete ritenuto che io fossi la preda più arrendevole? Che avrei più facilmente e generosamente ceduto, per godere dei vostri anelati favori?
    La giovane donna, nemmeno ventenne, sollevò il visetto e lo guardò dritto negli occhi, turbata e forse spaventata; ma il Conte continuò, con maligna e insistente ironia, il sopracciglio destro che si arcuava minaccioso:
    - Troppo impegnato a bearsi di se stesso, forse, il bello e affascinante Marchese, per cadere ai vostri piedi a un veloce cenno? Volubile e ricercato da troppe dame, il giovane ed elegante Duca, per aver tempo da dedicare a voi?
    Il Conte si allontanò dalla giovane, arretrando, lo sguardo nero sempre più infuocato.
    Poi continuò, un’intima amarezza nella voce, ora roca e profonda, quasi compiaciuto di irridere se stesso:
    - Meglio tentare prima con il tenebroso e maturo Conte di Damonchester, dalla misteriosa e stupefacente ricchezza. E’ solo questo che io ho più di loro, vero? – la incalzò, mentre un tagliente sorriso feriva le labbra sottili. – Io, che sono molto più vecchio e più brutto di loro, ma anche innegabilmente più ricco: ecco l’unico motivo per il quale avete scelto me!
    La Signorina de Witt non rispose alle rabbiose insinuazioni: sembrava ammaliata dallo sguardo del Conte, persa nelle fiamme nere che rivelavano alla sua ingenua giovinezza un mondo sconosciuto, desiderosa sola di bruciare in quel fuoco appena scoperto, senza pensare più a nulla.
    - O, a dispetto del mio severo e solitario contegno, o forse proprio per quello, - insistette ancora il Conte, in quel suo perverso desiderio di tormentarsi, - avete pensato che avreste potuto ottenere molto, da me, offrendomi ben poco in cambio, sicura che mi sarei accontentato delle vostre calde e dolci labbra, senza pretendere anche il vostro morbido e seducente corpo?
    Il Signore di Damonchester aveva pronunciato le ultime parole con un’ardente intensità, a stento trattenuta, mentre con lo sguardo appassionato avvolgeva il corpo della giovane che sussurrò, con voce appena udibile:
    - Forse, volevo solo scoprire… quale inferno arde dietro le fiamme che avvampano tumultuose nei vostri occhi, - un lieve sospiro l’interruppe, - ogni volta che mi guardate, - ancora un istante di silenzio, mentre sprofondava irrimediabilmente in quelle iridi nere, - come state facendo ora!
    - Attenta, Eleanor! Statemi lontana: potreste bruciarvi! - sussurrò con voce soffocata.
    No, questo non lo avrebbe mai permesso: non lei, non la donna che, dopo tanti anni, aveva saputo far vibrare di nuovo d’amore il suo cuore!
    - Vi prego, Conte: ho assolutamente bisogno di denaro! – implorò ancora la Signorina de Witt.
    - Non voglio il vostro corpo: ancora non l’avete capito? – tornò a sibilare l’uomo, con impassibile durezza.
    Poi rimirò quel visetto da bimba disperata, le lacrime che traboccavano dalle ciglia tremanti: sapeva bene quale impellente motivo l’aveva resa disposta a tutto e lui non aveva alcun diritto di trattarla in quel modo indegno.
    Quanto la desiderava! E da quanto tempo!
    Eppure, aveva sempre pensato che per lui, l’ambiguo Conte di Damonchester, sospettato d’ogni nefandezza, quello splendido gioiello, pieno di luce preziosa, sarebbe sempre stato del tutto inaccessibile.
    Invece, ora, avrebbe semplicemente dovuto allungare la mano e lei sarebbe stata sua.
    Scrollò la testa, allontanando quel pensiero irrispettoso: no, non così.
    Mai!
    Cercò di sorriderle e addolcì la voce:
    - Non voglio il vostro corpo, Eleanor, - ripeté, – per quanto possa intensamente desiderarlo, - sussurrò piano, con infinita passione, - se non posso avere anche il vostro cuore!
    Lo stupore si diffuse sul volto della giovane che per un attimo restò senza fiato, gli occhi spalancati e la bocca dischiusa; infine balbettò, inconcludente:
    - Voi… Roger… voi…
    - Dimenticatevi di me e dei miei sentimenti. – rispose il Conte, le parole di nuovo seccamente sputate dalle labbra. – Di quanto denaro abbisognate?
    - Ve lo renderò, Signore: ve lo giuro! – affermò Eleanor con precipitosa enfasi. – Dopo l’inaspettato arresto di mio padre, tutti i beni della nostra famiglia sono stati sequestrati, - s’interruppe per un istante, di nuovo le lacrime a velarle le iridi azzurre, - ma troverò il modo per restituirvelo, Signore, quando mio padre sarà finalmente in salvo.
    Poi, con voce quasi inintelligibile, la donna specificò l’importo e l’uso che ne avrebbe fatto al fine di liberare il padre, la cui esecuzione era fissata per l’indomani.
    Il Conte socchiuse gli occhi e sospirò: che piccola, adorabile ingenua era Eleanor!
    Quanto desiderava stringerla delicatamente tra le braccia e rassicurarla!
    Quanto desiderava sfiorare quelle piccole labbra che disperatamente lo imploravano: piano, dolcemente, con infinito amore!
    Si riscosse dagli impossibili sogni: ormai doveva dirle tutto.
    - Siete una sciocca ingenua, Eleanor: è troppo tardi per cercare di salvare vostro padre e con quella somma, ad ogni modo, non avreste ottenuto nulla. – affermò cruda asprezza, - Siete stata raggirata e, questa sera, sareste stata anche derubata!
    - No! – esclamò la giovane fra le lacrime. - Mio padre!
    Lentamente, il Conte si avvicinò alla terrorizzata Eleanor e, con delicata dolcezza, le asciugò le lacrime con dita tremanti:
    - Non temete, vostro padre a quest’ora è già in salvo, - sussurrò piano, - anche se è costato ben oltre dieci volte la somma che mi avete appena chiesto.
    Eleanor spalancò gli occhi, lacrime e parole congelate dall’incredibile rivelazione:  non riusciva a capire, non poteva credere alle parole che il Conte aveva appena pronunciato, mentre le tergeva il viso con quel tenero e rispettoso gesto.
    - Non voglio nulla in cambio e, se non vi foste recata qui da me stamattina, non avreste neppure mai saputo a chi vostro padre deve la salvezza. – spiegò con sbrigativa decisione. – Ho posto l’assoluto silenzio sul mio nome come unica condizione per la sua libertà!
     - Voi… voi l’avete fatto per me! – esclamò con voce strangolata.
    - Già, sembra proprio che anche l’arido Conte di Damonchester abbia un cuore! - sibilò duramente, mentre un sorriso amaro gli arcuava le labbra: sapeva bene che nessuno avrebbe mai creduto a quell’affermazione!
    Ma lui un cuore l’aveva, un cuore che muto gridava il suo amore, attraverso le fiamme che ardevano negli occhi, fissi su Eleanor, a trafiggerla con intensa passione, imbrigliata solo a pena d’estenuanti sforzi.
    La giovane era incatenata al suo sguardo, il respiro trattenuto, irresistibilmente attratta dall’uomo che, di sua spontanea iniziativa e a sua totale insaputa, aveva salvato suo padre, correndo indubbi pericoli per la propria reputazione, già fortemente compromessa in quel pericoloso tempo di fronde.
    L’aveva fatto solo per lei.
    Perché l’amava.
    Ma, da gentiluomo qual era, non solo non aveva approfittato della situazione ma, anzi, si era profondamente offeso per la sua indecente proposta, che solo la disperata situazione in cui si trovava l’aveva indotta a effettuare.
    Proprio lei, che neppure conosceva il reale significato di quelle parole, eppure gli aveva offerto il suo corpo, lei che dell’amore non conosceva nulla, neppure il sapore di un bacio delicato o lo sfiorare lieve di una carezza sul viso.
    A lui, solo a lui.
    Poco prima gli aveva mentito: non si sarebbe mai offerta a nessun altro uomo, solo a lui, a quel tenebroso ardore che l’attraeva in modo sempre più travolgente, cui non sapeva più a lungo resistere.
    Solo all’uomo che l’amava con passione così a fatica dominata e che, senza mai essersene resa conto fino a quel momento, anche lei amava, con l’ingenuo impeto della sua giovinezza.
    - Perdonatemi! – mormorò, prostrandosi in ginocchio davanti a lui.
    Lo sentì tremare lievemente, mentre si chinava su di lei e, con delicati gesti, la faceva rialzare sussurrando con intensità, il volto appassionato vicino al suo:
    - Non vi voglio in ginocchio davanti a me, Eleanor, per nessun motivo, mai!
    Ancora una volta si ritrovò immersa nel fuoco nero degli occhi del Conte e, sempre più irresistibilmente, desiderò lasciarsi bruciare dalla sconosciuta passione di quelle fiamme impetuose.
    Senza neppure rendersi conto di quello che stava facendo, Eleanor si sollevò un poco sulla punta dei piedi e gli sfiorò appena la bocca, con un timido bacio.
    Ardenti sospiri di desiderio vagheggiarono sulle sue labbra roventi, ma Roger  rimase rigidamente immobile, gli occhi socchiusi nel sogno, senza ricambiare il bacio che bramava più d’ogni altra cosa al mondo.
    Infine, con immenso sforzo, si allontanò dal paradiso, per tornare a bruciare nel suo solitario inferno di disilluso desiderio.
    Eleanor vide il Conte, molto più alto di lei, quasi vacillare per un fugace istante, poi socchiudere appena gli occhi, e portarsi la mano sulle labbra, incredibilmente turbato dal suo spontaneo e sincero gesto d’amore.
    Poi, quasi senza respirare, rimase immobile e silenzioso a fissarla.
    A desiderarla.
    A cercare di riprendere, almeno in parte, il controllo di sé.
    Riuscì a parlare solo dopo un silenzio che a entrambi parve infinito e durante il quale i loro sguardi erano rimasti incatenati:
    - Non mi dovete nulla, Eleanor, e non mettetevi strane idee per la testa. – rispose infine, di nuovo con voce secca e rigorosa, il desiderio deglutito con penoso sforzo. – Semplicemente, io e vostro padre stiamo dalla stessa parte.
    S’interruppe un attimo, esitante, cercando in ogni modo di ricostruire la maschera d’indifferenza sul volto, già pentito d’aver lasciato trasparire le proprie intense emozioni, più che mai deciso a mentirle ancora.
    Era così giovane e bella!
    Troppo bella per lui.
    Non doveva legarla a sé e al proprio oscuro e incerto destino.
    Non poteva comprarne l’amore con la salvezza del padre.
    - L’ho fatto per la causa, – ribadì testardo, – non per voi!
    Eleanor sorrise: l’evidente menzogna era la più bella dichiarazione d’amore mai sfuggita a quelle labbra sottili, sempre così crudelmente tirate in cupe espressioni; e fu intimamente felice del reale significato delle parole.
    - So bene che l’amore non si compra… - si lasciò sfuggire ancora il Conte, in un sussurro delicato, pieno dolente rimpianto, lo sguardo nero perso in ricordi lontani.
    Tra le tante voci che giravano sull’impassibile e misterioso Conte di Damonchester, sulla vera origine della sua stupefacente ricchezza e sulla sua alquanto dubbia reputazione, ve n’era una che raccontava anche di un amore infelice, tanti anni prima, quando era ancora un uomo capace di sorridere.
    Una voce che aveva avuto ben poco credito nella raffinata e sdegnosa società che accusava il  Conte d’essere uomo senza scrupoli e senza cuore.
    Ma Eleanor adesso era sicura che quella fosse l’unica voce su di lui che corrispondesse a verità.
    Roger era un uomo che sapeva amare intensamente, con vibrante passione, e che sapeva ancora sorridere, proprio con quel tenero sorriso imbarazzato apparso per un istante sul suo volto, in risposta al suo, e che la deliziava.
    Un uomo che sapeva bene come conquistare l’amore di una donna e glielo aveva appena dimostrato.
    Lo vide di nuovo irrigidirsi e ancora una volta la maschera calò sul volto pallido:
    - Dovete andarvene, ora. – le ordinò.
    Lo fissò, incapace di comprendere il motivo di quel nuovo e inatteso cambiamento.
    - Siete rimasta troppo a lungo a casa mia, più tempo di quanto si confaccia alla reputazione di una giovane e bella signorina come voi.
    Il Conte non avrebbe voluto, non avrebbe dovuto, ma le stava di nuovo sorridendo: non riusciva a impedirselo.
    Eleanor sembrava aver vinto ogni sua resistenza e lui aveva infranto il giuramento che fatto a se stesso tanti anni prima.
    Si era di nuovo perdutamente innamorato.
    Ma, forse, questa volta anche per lui brillava la luce della speranza, e non era stata la sua acquisita ricchezza ad accenderla.
    Non questa volta.
    Eleanor gli stava sorridendo e non gli era mai sembrata tanto bella.
    - Quando si saprà della fuga di mio padre, mi sarà rimasta ben poca reputazione da difendere. – sospirò rassegnata. - Le ricchezze della nostra famiglia saranno definitivamente requisite e nessuno oserà più pronunciare il nome dei de Witt nei raffinati salotti della città!
    - Non appena vostro padre sarà al sicuro e tutto sarà pronto per la fuga definitiva nelle Americhe, sarà mia sollecita cura scortarvi personalmente da lui.
    Il Conte s’interruppe di colpo: il viso si incupì e il sorriso scomparve dalle labbra.
    Si era reso conto, in quello stesso istante, che la sua fragile speranza era già morta, ancora prima di nascere: Eleanor sarebbe partita con suo padre e lui non l’avrebbe mai più rivista.
    L’avrebbe perduta, ancora prima di accarezzare il pensiero di averla.
    La donna sembrò intuire i suoi angosciati pensieri e gli sorrise ancora:
    - Cosa vi fa credere che seguirò mio padre, abbandonando la lotta?
    Nel silenzio, solo l’impalpabile frullio d’ali della speranza.
    - Credete veramente che io possa lasciarvi solo, Roger, ora che ho finalmente capito d’amarvi?
    Le fiamme esplosero, improvvise e incontrollate, nei profondi occhi neri del Conte, e il sorriso illuminò il volto pallido.
    Un sorriso felice.
    Un sorriso d’amore.
    La giovane donna lo ricambiò subito:
    - Come sono stata sciocca, fino ad ora, a non capire quanto eravate importante per me, Roger! – sussurrò, volandogli tra le braccia.
    - Vi prenderò sotto la mia protezione, Signora, e nessuno oserà mancarvi di rispetto. – esclamò con fiero impeto. – O dovrà assaggiare il filo della mia spada!
    Eleanor si strinse più forte a lui, affondando il viso nel suo petto, cercando ben oltre che protezione.
    - Nessuno oserà offendere… mia moglie!
    Roger si abbandonò al dolce suono delle sue stesse parole e chiuse gli occhi: la strinse a sé, con rispettoso amore, mentre le sue labbra, con tremante delicatezza, le sfioravano appena la fronte.
    Un sogno, forse era solo un sogno.
    Il profumo di Eleanor, improvviso, riempì il suo respiro e acuì il suo già pressante desiderio.
    Un sogno non ha profumo.
    Ma il profumo di Eleanor era inconfondibile.
    La strinse forte a sé, mentre si chinava sulle labbra della donna che amava da tanto tempo, a coglierne finalmente l’inebriante sapore.

    Edited by Ida59 - 26/1/2022, 22:00
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    Amministratore

    Group
    Administrator
    Posts
    3,279

    Status
    Si tratta di un racconto scritto oltre dieci anni fa, nel maggio 2007.
    In effetti è il primo racconto originale che ho scritto, perché il precedente (Dedicato a... del febbraio 2004) per diversi motivi (per la sua natura intrinseca, per come é nato ed é stato costruito) in effetti non va considerato.
    Il racconto è nato da un sogno, un sogno vero, intendo, di quelli che si fanno di notte e che al mattino rimangono per un istante sospesi, lì, tra sogno e realtà, ineffabilmente sfuggenti.
    Ma quel mattino sono stata più veloce io e ho afferrato al volo il ricordo, poi rielaborato e trasformato in breve racconto.
    Anche se, nei miei sogni a occhi aperti, col passare dei giorni è diventato un lungo romanzo (mai scritto e che difficilmente scriverò: genere "cappa e spada", avventura e amore) in cui affioravano qua e là reminiscenze di libri e film, letti e visti molti anni prima: D’Artagnan e Milady (ah l’insuperabile Dumas!), Angelica, marchesa degli angeli, e l’affascinante conte de Peyrac (13 romanzi di Anne e Serge Golon e ben 5 film), il romantico e incantevole colonnello Brandon di Ragione e sentimento (Jane Austen), con le sembianze di Alan Richmam (superbo interprete anche di Severus Piton nei film di Harry Potter, che potete ritrovare anche nel racconto, Severus Piton, non Harry Potter, ovvio!). E poi la rivoluzione francese e Madame la Guillotine, la Primula rossa (Emma Orczy), il Padrone delle ferriere (Georges Ohnet)… e chissà cos’altro!
    Del resto, sognare è gratis, perché mai limitarsi?

    Il racconto presenta molte ingenuità, lo so, ma ci sono affezionata. Soprattutto sono legata al Conte dai tenebrosi occhi neri e dal misterioso passato…
    Prendetelo per quello che è, il lampo di un sogno romantico che induce un dolce sorriso nel dormiveglia. Per lo meno, per me l'effetto è stato quello!
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    50

    Status
    Che bei sogni fai! Questo racconto mi è piaciuto molto, mi sembra un peccato non sviscerare l’idea, ne verrebbe fuori un magnifico romanzo di cappa e spada ma anche rosa. Non cestinare del tutto l’idea!
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    Amministratore

    Group
    Administrator
    Posts
    3,279

    Status
    Grazie, Daniela. 😍
    L'idea non è stata cestinata, e i romanza cappa e spada, amore e avventura sono sempre stati i miei preferiti, prima di scoprire l'esistenza del fantasy.
    In effetti, lo spunto iniziale l'ho sviluppato in modo completo: diciamo che per diversi giorni, o forse settimane, ho aggiunto piccole frazioni di sogni ad occhi aperti al sogno del dormiveglia.
    Il primo problema è che il ricordo si è un po' scolorito col trascorrere del tempo, ma sono sicura che potrebbe ritornare in vita, anche se magari un po' diverso dall'originale, ma nessuno lo saprebbe, neppure io! 😃
    Il problema vero è trovare il tempo: servirebbero mille vite per fare tutto! 😐
     
    .
3 replies since 14/7/2018, 18:33   189 views
  Share  
.