Il segreto di Ida


Anima strappata

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    Foto di Stefan Keller da Pixabay



    Autore/data: Ida / giugno 2019
    Tipologia: Racconto in tre parti
    Genere: drammatico, introspettivo, romantico.
    ATTENZIONE: il primo capitolo è molto crudo e sanguinario.
    Riassunto: Un passato colpevole, un amore perduto, poi la redenzione. Ma il presente riporta il passato e il dolore. E un futuro che forse non esiste più.
    Parole/battute/pagine: 5.392 - 32.154 - 14
    Gunning/Gulpease: 8 - 60
    Disclaimer: Questa storia è di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

    Anima Strappata

    I° atto – Il passato ritorna
    II° atto – Ricordi spezzati
    III° atto – Sorgerà ancora il sole?



    Premi e riconoscimenti - Antologie

    Edited by Ida59 - 30/1/2022, 10:27
     
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    Anima strappata

    I° atto – Il passato ritorna



    Le ombre si allungano minacciose e vorticano nell’aria sospinte dalle fiamme del grande rogo.
    I Figli del Sangue sono riuniti a rendere omaggio al Maestro e festeggiare il macabro rito magico. Un nuovo Fratello, avvenimento raro, nascerà questa notte e sette miseri Figli diverranno schiavi, la mente e la volontà destinate a perdersi e piegarsi ai voleri del padrone, soggiogati dalla potente pozione purpurea. Il Fratello ci lascerà presto, unico Immortale contornato dal corteo di schiavi donato dal Maestro del Sangue; partirà non appena la scorta di sangue fresco, in parte offerto dai Figli e in parte succhiato a poveri umani, sarà sufficiente per rafforzarlo e aiutarlo ad affrontare il lungo viaggio. Le vittime designate sono già pronte ed io non posso far altro che osservare in disparte, il capo coperto dal tetro cappuccio e il corpo avvolto dalle ali della cappa nera.
    Sguaiate risate di scherno e urla strazianti s’intrecciano e si rincorrono nell’oscurità. I mantelli svolazzano come rapaci notturni, i lunghi e acuminati canini intenti a martoriare carne innocente. Mobili e argentee maschere coprono ghigni satanici, amplificandoli e rendendoli ancora più terrorizzanti.
    Sotto la mia imperscrutabile maschera di liquido mercurio, solo un’impotente disperazione: amare e afflitte lacrime, che le ciglia non riescono a trattenere, bruciano più del fuoco sulle mie guance pallide, mentre serro spasmodicamente le mascelle affinché non possa uscirne il mio urlo angosciato.
    Ho chiuso gli occhi ma non serve a nulla: le loro urla mi sconvolgono mentre il grosso Killyan descrive sghignazzando ogni tortura perpetrata sulla miseranda coppia e il loro figlioletto.
    Stringo la mia inutile bacchetta nella mano, quasi rischiando di spezzarla: non posso fare nulla, nulla… nulla! Finire loro compagno di torture non sarebbe d’alcuna utilità per l’Ordine dei Mantelli Bianchi, e non placherebbe la mia coscienza.
    Posso solo guardare, ascoltare… e rivedere me stesso e i miei atroci gesti di qualche anno fa.
    Sento di nuovo il sangue caldo colarmi tra le mani, poi diventare progressivamente freddo e rapprendersi sulle dita, mentre da rosso diventa nero. Il suo odore acre mi satura le narici mentre il sapore ferroso m’inonda la gola.
    Mi sembra di impazzire.
    C’è una nuova Figlia, questa sera. All’inizio l’avevo quasi scambiata per Artemix, la stessa folle risata e l’isteria nella voce contraffatta dalla maschera.
    Si stanno accanendo sul bambino, tragico fantoccio su cui consumano orridi esperimenti. Le urla disperate del padre lacerano la notte, mentre la madre, paralizzata dall’orrore, non si muove, non urla, non chiude gli occhi: non chiede la pietà che nessuno dei mostri è disposto a concedere.
    Io sono stato uno di loro.
    Anche io non ho avuto pietà.
    I loro gesti sono stati i miei: atrocemente crudeli come quelli della Figlia sconosciuta che si è avvicinata al bimbo, quasi di corsa, e lo ha strappato dalle tenaglie di Kaltaar. Con gesto feroce e spietato, eccessivo, regala al piccolo essere innocente una veloce e agognata morte, poi offre ridendo al Maestro il sangue puro che sgorga dal macabro sacrificio.
    Socchiudo gli occhi, mentre un brivido gelato mi percorre la schiena e le mie labbra tremano, sussurrando preghiere che non ho mai conosciuto.
    Vorrei pietosamente ricomporre il corpicino straziato e chiudere gli occhi innocenti sbarrati sull’orrore infinito di questa notte. Uguale a tante, troppe altre notti.
    Nuove urla, differenti torture, altre membra sbranate. Vorrei fuggire via e cancellare l’orrore del mio passato che questa notte scorre nuovamente davanti ai miei occhi sgomenti.
    Vorrei essere al posto di quell’uomo.
    La Figlia che non conosco è irrequieta e freme vicino a Killyan, sembra ansiosa di occupare il suo posto. Poi il sangue della vittima le schizza sulla maschera e lei arretra, quasi spaventata. Giurerei d’averla vista tremare, ma certo ho sbagliato perché ora ha sguainato lo stiletto. Lucente, affilatissimo, scaglia nel buio i riflessi delle fiamme, più rossi del sangue che cola lentamente dalla sua impassibile maschera di mercurio.
    Lacrime di sangue scendono dall’orbita vuota dell'uomo, fino a confondersi nell’ammasso informe che una volta era la lingua, che ora pende fino a lambire l’omero.
    Gli occhi della sua donna sono ancora al loro posto, ma fissano vitrei l’oscurità: la coscienza sembra averla abbandonata. Quel piccolo verme deforme di Nelzami si diverte a guidarla con le mani in un osceno spogliarello.
    La Figlia del Sangue rompe gli indugi e occupa il posto in prima fila, lasciato libero dalla mole di Killyan. Brandisce lo stiletto dirigendolo veloce verso il petto dell’uomo, scossa da uno strano tremito, mentre un suono inaspettato esce contorto dalla lucente maschera: sembra un singhiozzo disperato. Rapida come il fulmine infligge il colpo, poi estrae la lama senza che una sola goccia di sangue si disperda: un lavoro davvero raffinato, chirurgico. L'uomo rimane in piedi, immobile, senza un grido.
    La Figlia arretra sinuosa e attende.
    So cosa accadrà: l’uomo stramazzerà al suolo, morto. Ha infilato troppo a fondo la lama appuntita, troppo diretta al cuore, con un angolo troppo perfetto.
    Come un tempo anche io facevo. Per donare una morte pietosa. Fingendo di recare in dono al Maestro un cuore intatto gonfio di sangue.
    La scruto dritta negli occhi, ma il luccichio della maschera m’impedisce di leggere in lei.
    L'uomo crolla adagio a terra mentre lo stolido Gorko si osserva stupito le grosse mani; lo ha solo appena sfiorato, giusto stretto alla gola: non pensava d’essere così possente!
    Uno strano suono esce dalla liquida maschera di mercurio della Figlia del Sangue: Gorko l’interpreta come una risata di scherno.
    Io penso ancora a un singhiozzo disperato.
    Devo essere pazzo, sto interpretando i suoi gesti come avrei voluto fossero i miei: due morti, due liberazioni impreviste.
    Il cerchio dei Figli del Sangue ondeggia nervoso attorno al falò; hanno perso due vittime più velocemente del previsto, e ora si stringono bramosi intorno all’ultima rimasta: la migliore, quella dalla quale si attendono il maggiore godimento.
    La Figlia sembra respirare a fatica e si sostiene a un albero.
    Sento le odiose incitazioni di Killyan e i volgari apprezzamenti di Kaltaar: Nelzami ghigna e arretra zoppicando mentre il tozzo Gorko afferra la povera madre e le strappa l’ultimo velo di dosso. Poi la obbliga a piegare la schiena.
    Guardo a terra e sento la donna urlare.
    Arretro e sento la donna urlare.
    Mi giro, chiudo gli occhi e le sue urla inchiodano i miei pensieri.
    Poi silenzio.
    Un rutto e una risata soddisfatta.
    Le urla ricominciano: avanti un altro.
    Mi chiedo quanto tempo potrà resistere: troppo, certo più di quanto reggerò io.
    Mi avvicino deciso.
    Si è formata una coda eccitata, che non intendo rispettare. Mi faccio avanti reclamando con fermezza il mio insolito turno di violenza e allontano brutalmente quell’animale di Killyan: risparmierò almeno questo alla povera vittima.
    Il bruto si volta con ferocia, deciso a non mollare il posto. Credo mi riconosca, anche se non ho mai proferito parola per tutta la sera, perché lo stupore si diffonde repentino sul largo viso barbuto, che non ha mai coperto con la maschera. Ne approfitto per sostituirmi rapido a lui: non mi ha mai visto stuprare una delle tante vittime dei Figli del Sangue.
    Mi chino sulla donna, nuda e insanguinata, e la stringo a me con una delicatezza che so far apparire rude e crudele. Mi avvicino piano al suo volto: negli occhi chiari non c’è più nulla, neppure il terrore. Sussurro poche parole, sperando in un ultimo barlume di comprensione:
    - Non ti farò del male… voglio solo aiutarti.
    Il mercurio della maschera si ritrae obbediente al mio comando liberandomi la bocca, mentre Killyan, ripresosi dallo stupore, sghignazza dandomi dello sdolcinato.
    - Chiudi gli occhi. – sussurro, i canini che scintillano al riflesso delle fiamme – Non sentirai nulla...
    Un tremito d'orrore corre sulle sue labbra mentre le sfioro con le mie, poi le apre appena, obbediente e disperata. Basta una piccola pressione della punta affilata e il veleno dilaga tra i denti, inonda le mucose, dispensatore di un'immediata morte pietosa.
    Sento le risa di Killyan che mi martellano nella testa.
    La sventurata deglutisce il veleno. Ha compreso il dono fatale. Ritraggo lesto la lingua, ma le mie labbra restano, leggere, a nascondere le sue:
    - Perdono… - mormoro appena.
    Una mano, piccola ma decisa, mi stringe la spalla cercando di strapparmi via dalla prigioniera, mentre una voce stridula e piena d’ira colpisce le mie orecchie:
    - Voglio baciarla anch’io!
    E’ sempre lei, la nuova Figlia, fanaticamente crudele, il cappuccio nero stretto intorno al volto rivestito dall'anonima lucentezza del mercurio.
    Per un attimo incrocio il suo sguardo e una mole immensa di dolore e pietà sommerge la mia mente.
    Non riesco a capire cosa stia succedendo, ma la sensazione svanisce così com’è arrivata, mentre lei si china sull’altra donna a violarle la bocca. Chissà, se sarà abbastanza veloce a baciarla, forse il veleno potrà fare effetto anche su di lei!
    Poche frazioni di secondo e la giovane Figlia arretra di scatto e mi osserva: un infinito stupore alberga nei suoi occhi intensamente blu.
    Ho l'agghiacciante sensazione che abbia compreso ciò che ho appena fatto.
    Per fortuna lo smilzo Kaltaar s’inserisce tra noi e si getta sul corpo dell'inerme vittima, spintonando rude la Figlia che barcolla.
    Dolore e pietà affollano ancora la mia mente mentre torno a guardare gli enigmatici occhi blu.
    Kaltaar si dimena sgraziato sul corpo immobile della donna, poi urla la sua rabbia quando comprende che sta stuprando solo un cadavere.
    La Figlia non respira più e resta immobile a fissarmi, gli occhi sempre più blu e dilatati sotto la maschera insanguinata. Nella sua mente c’è lo stupore più assoluto e qualcosa che non riesco a comprendere: dolore infinito e amore profondo, tenacemente incatenati.
    Questa donna deve essere completamente pazza, ma se ha capito ciò che ho fatto può essere la mia fine.
    All’improvviso l'argenteo mercurio si scioglie sul volto e in pesanti rivoli cade a terra, scoprendo occhi rossi di ferocia. O di pianto. Finalmente scopro la sua identità e sono io che non respiro più: resto inchiodato davanti a lei mentre spalanco occhi e bocca.
    Sharyll.
    Non riesco a credere a ciò che vedo.
    La folle e crudele Figlia del Sangue è Sharyll.
    La mia dolcissima Sharyll, la ragazza meravigliosa che ha riempito d’amore il mio cuore e di luce la mia anima nera. La donna che ho profondamente amato, prima di diventare un assassino drogato dalla macabra pozione purpurea; la donna che abbandonai scegliendo la via del male e dell’oscurità che conduceva tra le avide braccia dell'Immortale.
    Anche lei rimane immobile davanti a me, quasi potesse sapere chi sono.
    Il mio cuore urla, disperato: perché sei qui, mia piccola Sharyll, perché indossi le orrende vesti degli schiavi del Maestro? Perché il sangue innocente di queste persone macchia la tua anima pura?
    Senza rendermene neppure conto arretro barcollando, urto contro un tronco e inciampo nelle radici.
    Non è possibile, non è possibile: Sharyll perché… perché?
    Mi giro e fuggo via: non voglio che tu mi riconosca, non ho il coraggio di incontrare il mio dolce sogno, non ora che le tue mani compiono gli scellerati gesti che un tempo lontano ho follemente compiuto e che tu non hai mai saputo accettare né potuto perdonare.
    Fuggo nella notte, alla ricerca della più solitaria oscurità, dove potrò urlare il mio dolore e piangere tutte le lacrime per il mio perduto amore.
     
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    II° atto – Ricordi spezzati



    Ho corso a lungo nella brughiera incolta e deserta, ho corso fino a quando non ho più avuto fiato, ho corso fino a quando le lacrime si sono asciugate sulle mie gote pallide.
    Poi ho camminato, ho camminato, ho camminato fino a non sentire più i piedi e le gambe.
    Dove volevo andare, dove cercavo di fuggire?
    Oltre i confini del mondo, oltre la realtà e il presente.
    Infine sono giunto alla nostra foresta, tra antiche rovine scolpite dal vento e corrose dall’acqua, nascoste agli occhi del mondo dalla folta e intricata vegetazione.

    Accogliente reggia, illuminata dal sole, del nostro amore felice e appassionato.
    In quella protetta e soffice nicchia abbiamo fatto dolcemente l’amore per la prima volta, e poi l’abbiamo fatto e rifatto mille volte ancora, con sempre maggiore passione, sempre più consci della forza del nostro sentimento.
    Tu, la più bella e desiderata ragazza della scuola; tu, piena di luce, negli occhi, nel viso e nell’anima!
    Io, sempre taciturno e imbronciato; io, orgoglioso e solitario, che volevo l'impossibile; ti osservavo da lontano e ti volevo solo per me.
    Il sole giocava con l’oro dei tuoi lunghi capelli e tu li intrecciavi con i miei, così intensamente neri.
    Le catene indissolubili del nostro eterno amore.
    Tu luce ed io oscurità.
    Mi guardo intorno: da troppo tempo nessuno viene in questo luogo e la vegetazione è tornata regina incontrastata al posto tuo, mio dolce e perduto amore.
    M’infilo sotto il decrepito arco, instabilmente appoggiato alla colonna, segreto ingresso del nostro paradiso incantato. Qualcosa si muove veloce dietro di me, e, spaventato dal rumore dei passi, un grosso ramarro fugge via.
    Lascio che i rampicanti tornino a nascondere l’ingresso del nostro castello fatato e mi avvicino adagio alla nostra alcova.
    Quanti ricordi vivono tra queste colonne consumate dal tempo, intimamente avvinte alla vegetazione!
    Il fantasma del nostro amore aleggia ancora nell’aria: il sapore delle tue labbra, più fresche della rugiada che brilla sull’edera dagli iridescenti riflessi blu, accarezzata dalle prime luci dell’alba; l’intensa dolcezza dei tuoi baci, che si tramutava in ardente passione; le mie labbra a cercare il tuo seno; le mie mani a sfiorare la tua pelle morbida e bianca.
    Il tuo profumo, mi sembra ancora di sentirlo: avvolge i miei sensi, m’inebria la mente, s’insinua nei miei pensieri sconvolgendomi in profondità.
    Ti amo, Sharyll, non ho mai smesso di amarti, neppure dopo aver ucciso il nostro amore.
    Le mie mani frugano tra le foglie, s’insinuano tra i rampicanti che ostinati proteggono il loro segreto, scavano nel terriccio morbido e bagnato, finché lo trovo: il mio anello, il tuo anello, indissolubilmente intrecciati e protetti dentro il piccolo scrigno.
    Non posso aprirlo, la magia che lo protegge me lo impedisce: si aprirà solo quando ci guarderemo negli occhi e pronunceremo il nostro giuramento d’amore eterno.
    Lo stringo delicatamente tra le mani: non si aprirà mai perché il tuo amore per me non esiste più.
    L’ho ucciso io, tanto tempo fa, quando scelsi il Maestro del Sangue.
    Lascio scivolare il mio piccolo tesoro in una tasca del lungo mantello nero.

    Antiche rovine, sopravvissute al tempo, mute testimoni della mia orrenda follia, perpetrata in quel sanguigno crepuscolo.
    La tua luce non era riuscita a sconfiggere la mia oscurità ed io avevo ormai irrimediabilmente scelto il Male.
    Tu sapevi cosa sarebbe avvenuto quella notte, mille tragici indizi te l’avevano svelato. Ma non volervi crederlo, non volevi rassegnarti a perdermi.
    Avevi preparato la torta con le tue mani, seguendo orgogliosa la ricetta di tua madre, solo per me, così goloso di cioccolato. Non c’era nulla da festeggiare, ma tu lo facevi spesso, per stupirmi, per strapparmi un sorriso, perché sapevi che mi piaceva.
    E’ caduta a terra con un tonfo sordo, proprio lì, nell’angolo, quanto ti ho detto che mai un Figlio del Sangue avrebbe mangiato ignobile cibo preparato da una misera mortale priva di poteri magici.
    Mi hai guardato senza parlare ed io avrei solo voluto gettarmi ai tuoi piedi e chiederti perdono.
    Mi hai fissato a lungo, mentre i tuoi occhi si riempivano di lacrime, e i miei restavano impassibili. Le tue labbra tremavano appena mentre sussurravi:
    - Addio, Andres, per sempre. Mi spiace, ma non posso mantenere la promessa: non sono capace di amare un vampiro.
    Hai ricacciato indietro le lacrime abbassando lo sguardo. Poi hai girato le spalle e sei arrivata fino all'arco.
    Hai esitato un attimo: ho sperato che ti girassi, forse hai sperato che io ti chiamassi.
    Non ti sei girata.
    Non ti ho chiamato.
    Te ne sei andata.
    Avevo ucciso il tuo amore per me.
    Credevo di avere ucciso anche il mio amore per te.

    Ma non era così: ho continuato ad amarti, anche da abietto Figlio del Sangue.
    Ti avevo abbandonato per andare alla ricerca di una inesistente immortalità, di un potere che il Maestro non aveva alcuna intenzione di condividere. Solo in rari casi un eletto era scelto per divenire un Immortale; un vampiro vero, non una squallida imitazione come eravamo noi tutti, miseri schiavi drogati dalla sua macabra pozione, condannati a procurargli ogni giorno sangue fresco e vitale.
    Mi sono lasciato ingannare, abbagliato da sogni di potenza e immortalità che mi hanno tolto ogni umana dignità.
    Così il sole è tramontato, la mia luce se n'è andata e sono rimasto solo con le tenebre della mia notte.
    Una notte durata due anni, sempre più nera e profonda, più atroce e crudele.
    Due anni tra le braccia del male, senza riuscire a dimenticare i tuoi baci.
    Due anni disumani e senza pietà, in cui ho ucciso anche la speranza, ma non riuscivo a cancellare la tua luce.
    Due anni di follia insensata, due anni di colpe che in tutto il resto della mia vita non potrò mai espiare.
    Due anni senza di te, ma ogni giorno il mio amore diventava sempre più forte, più forte, più forte… fino a quando è riuscito a rompere le catene che mi avvincevano all’odiato Maestro.
    Così mi sono lentamente e dolorosamente arrampicato fuori dal baratro orrendo in cui ero precipitato; tra mille strazianti dolori sono riuscito a disintossicarmi, pensando a te, aggrappato al tuo ricordo, anelando al tuo amore.
    Sono tornato da te, illuso di poter rivedere la luce, pretendendo ancora di vivere e amare.
    Ma era troppo tardi, troppo gravi erano le mie colpe ed io non avevo alcun diritto al perdono dopo i bestiali crimini commessi.

    Ancora una volta queste rovine sono state teatro silenzioso di un nuovo, tragico atto della mia vita.
    L’alba di una fredda mattina brumosa, prima che il sole sorgesse, tu mi negasti il perdono, rammentandomi una a una tutte le atrocità perpetrate, rinfacciandomi ogni singola colpa.
    Quella mattina ti persi per sempre. Ero riuscito a sfuggire all’oscurità dell'Immortale, ma il sole non sarebbe mai più sorto per me.
    La luce non è mai più tornata nella mia vita e nel mio cuore è rimasto solo il gelido buio della solitudine.
    Io ti amavo… e tu mi odiavi.
    Poi sei scomparsa: ti ho inutilmente e disperatamente cercato, senza alcun risultato.
    Il tempo è passato, lento e doloroso, mese dopo mese. Il Maestro di sangue impera e ancora mi crede suo schiavo, anche se non lo sono più e sto solo cercando di trovare il modo per distruggerlo.
    E oggi ti ritrovo qui, crudele demonio tra i demoni, il tuo dolce viso celato dalla fredda maschera di mercurio e il tuo bel corpo fasciato da nere vesti, impregnate di sangue innocente.
    Non può essere, non è possibile.
    Sharyll, dolce amore mio, cosa ti è successo?

    *

    Ogni volta che torno dal Maestro tremo al pensiero d’incontrarti, eppure non vivo altro che per quel momento.
    Non ti ho mai permesso di riconoscermi e ho accuratamente evitato ogni occasione per incontrarti di persona, eppure sono informato di tutto ciò che fai.
    Ti amo, Sharyll, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre: il mio giuramento d’eterno amore è invariato, ma non basta ad aprire il piccolo scrigno, così come non è stato sufficiente a far tornare l’amore dentro il tuo cuore.
    A volte mi sembra d’impazzire, quando rivedo quei gesti, piccoli, banali, profondamente conosciuti e solo tuoi: la mano che tormenta in modo singolare il ricciolo ribelle, i denti che mordicchiano insistenti le unghie, la testa inclinata di lato mentre ascolti con attenzione.
    Sei tu, indubitabilmente tu, così uguale eppure così diversa!
    Come puoi stare tra i Figli del Sangue, ignobili schiavi dell'Immortale, tu, proprio tu? Come puoi compiere ora le azioni che un tempo aborrivi?
    Sei sempre bellissima, lunghi e dorati sono i capelli imprigionati nella stretta treccia: come mi piaceva scioglierla quando eravamo soli nel nostro regno incantato! Poi tu sfioravi il mio petto, ricciolo dopo ricciolo, in un’erotica carezza che non finiva mai e incendiava il mio desiderio.
    Ma non c’è più quella luce speciale nei tuoi occhi, al suo posto solo un’ombra profonda, testimone d’un dolore inconsolabile.
    Ti ho sentito, l’altro giorno, vantarti con Gorko di quello che avevi fatto: parole terribili per gesti atroci.
    Parole e azioni, che un tempo sono state mie, straziano ora il mio presente, mentre rivivo i miei crimini nelle crudeli parole dell’unica donna che io abbia mai amato.
    La donna che continuo ad amare.
    Tu, la donna che desidero stringere fra le braccia e strappare via dal Maestro, per sottrarti a quest’atroce follia e portarti lontano dal sangue e dall’orrore.
    Sfiorare le tue labbra, carezzare piano la tua pelle, difenderti e proteggerti da tutto questo, che anch'io ho contribuito a creare.
    Avevo creduto che la mia punizione fosse stata perderti e non poter più vedere i tuoi ridenti occhi blu.
    No, non era quella, era troppo poco per punire le mie colpe.
    Solo adesso, che sono arrivato all’inferno, so qual è il mio vero tormento: averti ritrovato e vedere sul tuo bel viso una crudele smorfia al posto del tuo dolce sorriso.

    *

    Devo parlare con il Comandante dell'Ordine per gli ultimi dettagli del piano: questa volta funzionerà e i Mantelli Bianchi distruggeranno il Maestro e i suoi schiavi.
    - … Figlia del Sangue?
    - Esatto! Del resto, con quello che è successo, non c’è nulla da stupirsi.
    - Allora è proprio vero quel che si dice? – chiede ancora la voce femminile.
    - Sì, Matillia, ma ora taci!
    - Ma è terribile! Come si può fare una cosa del genere a…
    Le voci giungono attutite dalla spessa porta di quercia che si apre docile davanti a me. Entro nella stanza dove piomba, immediato, il silenzio. Il lampo scaltro degli occhi viola di Alayn zittisce l'anziana Matillia: ha l’aria sconvolta e, interrotta a metà nel discorso, si copre la bocca con una lunga ciocca di capelli azzurri. Alayn improvvisa un’improbabile aria annoiata e accarezzandosi la barbetta nera accenna un saluto:
    - …’sera Andres.
    Lo squadro con fare indagatore, ma lui sfugge al mio sguardo mentre Matillia mi osserva con occhi colmi di lacrime e compassione.
    Mi stringo nelle spalle e mi accomodo sulla poltrona: tanto per cambiare, Ormund è in ritardo anche oggi.
     
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    III° atto – Sorgerà ancora il sole?



    Il piano di Ormund ha funzionato alla perfezione e la trappola è scattata sui Figli del Sangue e l'esecrato Maestro.
    Troppo tardi mi sono accorto che anche Sharyll era con loro: non avrebbe dovuto essere qui. I Mantelli Bianchi li stanno circondando e non ci saranno prigionieri: l’odio nutre la crudeltà e la vendetta alimenta la ferocia in un crescendo inarrestabile.
    Celato dietro gli oscuri abiti, scambio il cenno concordato con il capitano Gizur, che mi lascia via libera.
    Ne approfitto per avvicinarmi a Sharyll e trascinarla verso la salvezza della via di fuga predisposta per me solo.

    Sei stupita del mio gesto improvviso e mi segui docile per lo stretto e scivoloso cunicolo.
    Ora siamo all’aperto, nell’aria fresca che lentamente imbrunisce. Ti stringo a me, con decisione, e ti conduco verso la libertà.

    La nostra foresta, le nostre amate rovine: il dolce luogo del nostro perduto amore!
    L’hai riconosciuto subito e mi guardi: il mercurio della maschera si ritrae mostrandomi il tuo bel volto profondamente sorpreso.
    Non parli, ma è chiara la domanda nei tuoi occhi blu, inondati dalla luce del crepuscolo.
    Ti guardo, avvolto nel mantello, il viso sempre celato dietro la maschera: sei spaventata, sei confusa, sei bellissima, sei la donna che amo, sei la mia dolce e meravigliosa Sharyll… spietata Figlia del Sangue.
    - Chi ero? Chi sono stato? Chi sono?
    La mia voce è fredda e distaccata, alterata dalla maschera. Rimbomba cupa nel silenzio.
    - Un ragazzo triste e infelice, senza amici e senza amore. Un giovane squattrinato, orgoglioso e determinato, avido di conoscenza e di potere. Un mago potente, una mente brillante e profondi occhi neri pieni di ideali e di speranze.
    Un tremito percorre il tuo corpo e arretri. La mia voce perde il timbro metallico e si fa profonda e roca:
    - Una splendida donna tra le mie braccia, gli occhi e il sorriso pieni di luce, a donarmi l’amore e il calore che nessuno mai mi aveva dato. Un futuro felice davanti a me, dovevo solo scacciare l’oscurità che c’era in me… e credere in lei!
    Ora è la mia voce che trema, mentre leggo la comprensione nei tuoi occhi:
    - Invece, mi sono lasciato irretire dalle promesse dell'Immortale e mi sono fatto vanto della mia oscurità; ho abbandonato la donna che amavo immensamente... e sono diventato un mostro spietato!
    Il tuo respiro si fa affannoso, mentre con le spalle ti appoggi all’antica colonna.
    La mia voce diventa un sussurro:
    - Quando finalmente compresi l’immensità del mio errore, quando l’amore é infine riuscito a squarciare il nero velo di follia che imprigionava la mia mente, era troppo tardi! Mi sono sottratto alla mia pazzia e alla sua droga e sono tornato da lei, disperato e tormentato dai rimorsi per le colpe commesse, ma il suo amore per me si era ormai tramutato in odio inestinguibile.
    Silenzio, mentre il sole scende lento sull’orizzonte.
    Non sono sanguigni, oggi, i suoi riflessi: magnanimo disegna arabeschi dorati sulle antiche rovine che, di nuovo, sembrano vivere come in un tempo lontano.
    Mi avvicino a te, bellissima nelle crudeli vesti nere, dolcissima nel pallore spaventato del viso:
    - Quanti anni di vita non vissuta ci sono alle mie spalle, quante notti di orridi incubi popolati solo dai miei errori e dalle mie scelte sbagliate. Quanto infinito amore e desiderio per la donna che ora può solo odiarmi!
    - Andres…
    Lentamente il mercurio della maschera, mia ultima protezione, si ritrae in freddi rivoli e svanisce.
    Ora puoi vedere gli occhi arrossati da mille e mille notti di pianto, le guance pallide e scavate dalla sofferenza e dai rimorsi di questi anni, le rughe che solcano un viso precocemente invecchiato dalla solitudine e dal rimpianto.
    Ora puoi vedere il viso distrutto di un uomo che ha finito per odiare e disprezzare se stesso.
    L’uomo che ha ucciso il tuo amore.
    Nei tuoi occhi una barriera di terrore m’impedisce di comprendere i tuoi pensieri:
    - E ora cosa farai? – mormori con voce stridula – Ora che mi ritrovi Figlia del Sangue… mi ucciderai?
    Scrollo piano la testa, mentre delicatamente tiro indietro il tuo cappuccio: il sole che si avvia al tramonto si fonde nei tuoi fulgidi riccioli.
    - Ti ho sottratto ai Mantelli Bianchi affinché non ti catturassero, non ti uccidessero. Ti amo, Sharyll, più di quanto credevo possibile. Ho già ucciso il tuo amore, tanti anni fa: non posso ucciderti… non perché commetti ora i crimini che io commisi e per i quali ti abbandonai. Sono colpevole quanto e più di te e non posso giudicarti.
    - Cosa farai, allora?
    La tua voce trema ancora: hai paura di me… ed io non voglio! Ti sorrido piano e sussurro:
    - Ti terrò con me, mia amata prigioniera, immensamente desiderata ma sempre rispettata, fin quando capirò perché hai scelto di seguire l'Immortale. Ma t’impedirò di commettere altri crimini.
    Sciolgo adagio la lunga treccia e spargo i morbidi riccioli sulle spalle e sul petto, poi li accarezzo delicato.
    Le tue labbra tremano ed io vorrei tanto poterle sfiorare con le mie.
    - Ti starò vicino, con tutto l’amore che allora ti rubai, fino a farti comprendere il tuo errore. Farò ciò che tu cercasti di fare con me: salvarti dalla perdizione.
    La mia mano sfiora appena il tuo delizioso viso, le guance pallide, gli occhi spaventati, le labbra tremanti.
    - Ti amerò in silenzio, Sharyll, conscio che le nostre strade non riescono a incontrarsi, ma combatterò fino in fondo perché la luce torni nei tuoi occhi, com’era un tempo, a illuminare il tuo viso… e la mia vita, prima che io fuggissi da te e ti perdessi per sempre. E ci riuscirò, sai, ti disintossicherò dalla maledetta pozione purpurea e ti riporterò alla vita e alla libertà, dovessi impiegare tutta la mia esistenza!
    Non riesco più a trattenere le lacrime, mentre sussurro con voce incrinata, piena di disperato amore:
    - Poi… poi ti lascerò andare, di nuovo viva e piena di luce, ancora lontano da me. E tornerò a desiderarti intensamente, come ho fatto in questi anni, a rimpiangere un futuro che io stesso ho distrutto. Continuerò ad amarti, a sognare le tue labbra e le tue carezze, a bramare la tua luce e il calore del tuo amore. Spietatamente condannato da me stesso a non avere mai più ciò che gettai via, per un'assurda brama affogata nel sangue, per la follia di un momento che ha distrutto un amore che avevamo giurato eterno!
    Ora piango, disperato come un bambino i cui sogni si sono infranti contro la realtà, cosciente delle mie colpe come solo un uomo sa esserlo. Chino il capo e lascio cadere a terra la mia inutile bacchetta magica.
    Con gesto fulmineo estrai lo stiletto e lo premi sulla mia gola, graffiandola appena.
    E’ strano, ma non ho paura.
    Il sole illumina i miei occhi per l’ultima volta, prima di sprofondare tra il fogliame e le antiche rovine.
    - E ora cosa farai? – sussurro dolcemente - Ora che tu sei una Figlia del Sangue ed io… non lo sono più…
    Mi guardi e non rispondi.
    Ti sorrido ancora, con tutta la dolcezza del mio amore. Poi sussurro piano:
    - In fondo è questo che voglio, che ho sempre voluto. E’ ciò che merita l’oscurità che è stata in me, che neppure tu hai saputo vincere. Il mio unico rimpianto sarà di aver portato le tenebre anche nella tua vita, di averti rubato la luce e la felicità. Proprio io che ti amavo follemente e avevo promesso di portare il mondo ai tuoi piedi. Ti ho ucciso tanto tempo fa, Sharyll, solo mia è la colpa del tuo cambiamento e della tua perdizione. Ora tocca a te, è infine tempo che tu uccida il mio corpo: il mio cuore l’ho ucciso quando ti lasciai, mentre la mia anima ha cominciato a morire lentamente con il tuo rifiuto, e poi in questi anni senza di te. E infine, ora, quando ti ho rivisto tra i Figli del Maestro, ho sentito la mia anima abbandonarmi per sempre.
    Arretri appena: sembri scossa a fondo dalle mie parole e il braccio trema davanti al mio viso.
    - Perdonami, amore mio, perdonami per aver tradito il tuo amore, perdonami per aver continuato ad amarti, perdonami per costringerti a uccidermi adesso… perdona il mio folle amore…
    Continuo a sorriderti con dolcezza, mentre stringi lo stiletto e me lo punti al cuore.
    Un ultimo, flebile sussurro:
    - Ti amo, Sharyll, ti amerò per sempre!
    L’ultimo, dolce e felice sorriso per la donna che ho sempre amato.

    *

    Una lunga spiaggia deserta: la soffusa e tenue luce illumina appena la soave figura femminile vestita di bianco.
    Veli leggiadri e lunghi capelli sciolti nel vento; scruta lontano oltre l’orizzonte mentre le piccole onde spumose dell’oceano lambiscono appena i piedi nudi e cancellano lentamente la scritta sulla sabbia che quasi non si legge più, solo s’intuisce.
    Andres.
    Una mano avvolge piano il suo fianco, l’altra le scosta i riccioli biondi dal viso. Labbra ardenti sfiorano delicate la guancia rosata.
    Il sorriso riempie di luce il volto della donna che si volta e si stringe all’uomo dai lunghi capelli neri mormorando:
    - Sei arrivato, finalmente!
    Le labbra dell'uomo corrono alla piccola bocca rossa, per avvolgerla in un bacio intenso e appassionato, mentre le forti braccia la stringono a sé.
    Fruga nel lungo mantello nero ed estrae un piccolo scrigno, ermeticamente chiuso.
    Si guardano negli occhi, parole sussurrate all’unisono nel vento:
    - Ti amo… ti amerò per sempre…
    Lo scrigno si apre e gli anelli brillano al primo raggio del sole che nasce.

    *

    - E’ stato Ormund a ritrovarli. Rassegnati, erano morti. – ripete con decisione Alayn, tormentandosi l'ispida barbetta.
    - Ma lei… lei lo amava! – mormora Matillia in un romantico sospiro.
    - No, era la sua anima che lo amava. – taglia corto l'altro - Ma l’anima gliel'aveva strappata via il Maestro del Sangue, anni fa. Conosci benissimo l’orribile storia.
    L'anziana signora dai lunghi capelli azzurri si asciuga la lacrima con il fazzolettino di trina e sospira piano tra sé:
    Eppure… eppure un amore come il loro non può finire così…
     
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    5 settembre 2020 - 45a edizione Premio Letterario Casentino

    Menzione d'onore - Corriere di Arezzo - Video premiazione - Foto premiazione - Foto ufficiali

     
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    Anima strappata è un altro racconto che trova la sua origine in una fanfiction della saga di Harry Potter. Si trattava di tre storie dal tremendo titolo "Trilogia d'amore e morte" in cui affiancavo al personaggio principale tre donne diverse, di cui una originale, cioè inventata da me. Quello è ovviamente il racconto che ho trasformato in storia originale.

    Giuro che non so proprio come io abbia potuto scrivere una storia per alcuni versi così atroce. In un certo senso è stata una dura sfida con me stessa, soprattutto riguardo al terribile primo atto di ogni storia, ma anche al ripercorrere la stessa storia, con la stessa trama/filo conduttore con personaggi diversi, creando ogni volta finali differenti… ed accantonando anche il mio solito lieto fine. Era un esperimento per vedere come cambiava il personaggio principale (Severus Piton) a seconda delle tre diverse donne che gli affiancavo. Se volete scoprire l'esito non vi resta che leggere "Trilogia d'amore e morte" (storia VM18 per la quale occorre richiedere l'accesso QUI)

    Questa storia, così come quella inserita nell'originale trilogia, può considerarsi autoconclusiva, ma si può anche leggere nelle ultime righe il suggerimento a una continuazione. In effetti, l'idea di come continuare esiste dal lontano 2004, periodo in cui scrissi la fanfiction. Naturalmente ho degli appunti scritti e, prima o poi, tempo permettendo, arriverà il seguito e questo racconto sarà solo la premessa del futuro romanzo...

    Edited by Ida59 - 30/1/2022, 10:25
     
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5 replies since 18/9/2020, 21:54   211 views
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