Il segreto di Ida


Nebbia

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    NebbiaCopertinaCanvaRID
    Foto di Carlo Omodeo Zorini



    Autore/data: Ida Daneri / giugno 2019
    Genere: introspettivo, drammatico
    Epoca: dal 1494 ai primi decenni del 1900
    Riassunto: Un vampiro pentito ricorda il suo amore ogni qualvolta torna sul teatro del primo crimine
    Parole/battute/pagine: 741 - 4.344 - 2
    Gunning's/Gulpease: 5 - 72
    Disclaimer: Questa storia è di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

    Premi ricevuti dal racconto - Antologie

    Nebbia



    Un gesto deciso. Rapido e conosciuto.
    La trasformazione si è compiuta.
    Il volo notturno cessa e il tabarro, con le sue grandi ali nere, ti avvolge mentre con un balzo elegante tocchi terra.
    Ti piace apparire all’improvviso, nero e tenebroso, e sconvolgere la nebbia distesa come un manto sulla piazza. Ci vogliono alcuni minuti prima che le spire di vapore causate dal tuo arrivo si acquietino e torni l'ordine silenzioso e ovattato.
    Quanto tempo è passato? Trecento anni? Quattrocento?
    Forse di più.
    Non riesci nemmeno a ricordarlo. O forse non vuoi.
    Eppure, anno dopo anno, sei sempre tornato qui, dove la tua eterna dannazione di non morto è iniziata, dove hai versato il primo sangue.
    Il suo.
    Era tutto diverso, allora.
    Nella mano stringevi il vessillo del duca, biscione e aquila imperiale, orgoglioso della tua armatura scintillante nel sole.
    Ora sei solo un cavaliere delle tenebre, uno dei tanti. Senza nome.
    Un tempo salivi baldanzoso a cavallo sulla grandiosa rampa d’accesso al castello, là in fondo, dove si apriva l'arco trionfale a occidente; ora è rimasta solo una scalinata ai piedi della torre, l'arco si è ridotto a un colonnato affrescato e la statua di un santo è apparsa, a metà circa del settecento, se ricordi bene.
    Ma allora, al tempo della tua vita al sole, era il giorno successivo all’inaugurazione della piazza, quando re Carlo VIII giunse dalla Francia per stringere l'alleanza con gli Sforza.
    Lei era la più giovane delle damigelle della duchessa Beatrice, la più bella per te. L'unica.
    Ricordi come fosse ieri i lunghi capelli castani, dai riflessi ramati, intrecciati coi nastri di raso nella vezzosa acconciatura.
    Non dimenticherai mai la prima goccia di sangue, che lenta scendeva sulla pelle nivea.

    Un brivido ti scuote e ti stringi nel mantello.
    Cammini adagio, tra ciottoli e lastre di serizzo, circondato da sbuffi ostinati di nebbia, e ti guardi intorno. Le colonne ti osservano, a mala pena illuminate dai lumi a gas dei lampioni in ghisa, silenziose testimoni del tuo primo crimine.
    Nemmeno loro hanno dimenticato il rivolo di sangue che è sceso lento dal tenero collo, ha percorso il petto ansante mentre la vita si spegneva nei suoi occhi verdi, e poi è stillato a terra, goccia dopo goccia, mentre tu infine comprendevi cosa avevi fatto.
    Ogni anno torni tre volte in questa piazza.
    Nel giorno in cui l’hai vista la prima volta e te ne sei subito invaghito.
    Nel giorno in cui l'hai amata con tutta la tua irruente passione.
    Nel giorno in cui l'hai uccisa.
    Un bacio appassionato.
    Un morso avventato.
    L’errore agghiacciante di un giovane vampiro innamorato.
    Non sei riuscito a fermarti in tempo.
    Lacrime trasparenti, di amore e di dolore, sul tuo volto pallido; lacrime di sangue, di colpa e di rimorso, nel tuo cuore.
    Rimpiangere il tuo errore è inutile, lo sai.
    Lei non avrebbe mai voluto vivere la tua vita da dannato. Lei amava la luce e il sole: non avrebbe mai voluto l'ombra eterna della tua notte tenebrosa.
    Era bella, troppo bella. E innocente.

    La nebbia ti avvolge, ti abbraccia, ti stringe. I ricordi ti soffocano e i rimorsi ti uccidono.
    Ma tu non puoi morire.
    Tu puoi solo ricordare: giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo.
    Per l'eternità.
    Don… don… don…
    I rintocchi cupi della campana si susseguono ossessivi nell’aria e la nebbia si dirada adagio, si sfilaccia e vola in alto in spire fumose, dissolvendosi piano.
    Un lucore appare appena a oriente, dietro la facciata ricurva della chiesa: non esisteva ancora quando l’innocenza e l’amore illuminavano i tuoi occhi neri.
    Toc… toc… toc…
    L’alba si avvicina.
    Il lampionaio in fondo alla piazza ha già cominciato a compiere il suo dovere mattutino e i lumi a gas si spengono uno a uno.
    Sotto i suoi passi misurati, sotto i sassi scuri, sotto la terra che un tempo non esisteva, senti ancora vibrare il sangue del tuo amore.
    Rabbrividisci nelle ali del tuo tabarro nero, e appoggi piano un fiore sotto il lampione, la fiammella che in alto oscilla nella notte che si fa giorno. L'aconito che ha avvelenato il vostro amore e la tua vita. Il simbolo del tuo perenne rimorso.
    Devi andare, non c’è più tempo.
    Forse il tempo non c’è mai stato.
    Il tempo di essere felice, prima che l’innocenza morisse, prima che il mondo svanisse in un morso crudele, ricevuto alle spalle mentre andavi incontro al tuo amore.

    Edited by Ida59 - 13/4/2022, 17:32
     
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    Grazie, Cinzia!
    Lui, il povero vampiro, incapace di controllarsi e poi ossessionato dai rimorsi, mi fa una gran pena!
     
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    Le mie considerazioni sul racconto.

    Nonostante la cupa ambientazione in una notte che si muta in alba nebbiosa, l'idea per questo racconto è nata mentre nuotavo in piscina, cercando refrigerio dal torrido caldo di fine giugno 2019, quando abbiamo superato i 40° all'ombra, e non vi dico quanti ce n'erano al sole!
    Del resto, come già detto, anche se scrivo storie gotiche su tetri e tormentati vampiri, sono una persona che ama il sole e nuotare. Anzi, nuotando ho sviluppato idee anche per altre storie, sempre altrettanto tragiche.
    Tornando a "Nebbia", credo proprio sia stato il gran calore di quei giorni di inizio estate a farmi vagheggiare l'umida frescura della nebbia, immergendomi nel fascino romantico dei lampioni della Piazza Ducale di Vigevano. Certo, quando c'erano ancora le vecchie bocce giallognole e il colore scuro della struttura, l'atmosfera era ancora più languidamente malinconica, perfetta per un vampiro innamorato, tormentato dai rimorsi, che vaga sconsolato nel luogo dove è nato il suo primo e unico amore. E dove è morto...

    Ringrazio Edoardo Maffeo per le immagini ottocentesche della piazza e le relative informazioni.

    Edited by Ida59 - 19/6/2020, 18:22
     
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    Immagine a cura di ISEAF Book


    Il racconto è stato selezionato da ISEAF Books per l'inserimento nella sua antologia ed è stato pubblicato QUI, dove potete liberamente leggerlo e commentarlo.
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    Edited by Ida59 - 19/6/2020, 18:22
     
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