Il segreto di Ida


Bella e dannata

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    Autore/data: Ida Daneri – 8/11 settembre 2019
    Beta-reader: nessuno
    Tipologia: racconto breve
    Rating: per tutti
    Genere: drammatico
    Epoca: fine 1800
    Avvertimenti: ---
    Riassunto: Quando il sangue vale più dell'amore…
    Parole/battute/pagine: 509 - 3.099 - 2
    Indice Gunning fog-Gulpease: 9 - 57 - 86,5% parole comuni.
    Disclaimer: Questa storia è di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.


    Bella e dannata



    Ai portici si susseguivano altri loggiati immersi nell'ombra, sempre più deserti e silenziosi, affacciati su stradine che si stringevano in tortuose svolte.
    Il grande fiume scorreva là, oltre l'argine nella bassa pianura, placido e maestoso.
    Nel crepuscolo silente la donna si appropriava sicura della città, che diveniva sempre più sua a ogni istante, nel giorno che diventava notte.
    L'uomo camminava pochi passi avanti a lei, elegante nel mantello di seta nera che gli ondeggiava svogliato sulle spalle e la tuba sul capo, negligentemente inclinata di lato.
    Era da alcuni minuti che lo seguiva, invisibile nell'ombra.
    All'improvviso la sua preda si fermò sotto l'arco, brillanti riflessi di luna tra le sue dita sottili: aveva tratto una piccola scatola dalla tasca e ne osservava il contenuto, le spalle che si curvavano in una cupa rassegnazione dolente.
    L'uomo si girò appena, mostrando il profilo del volto serio e spigoloso, le labbra serrate in una morsa dolorosa. Per un istante fu percorso da un fremito, poi il braccio scattò deciso in avanti e la rosa rossa dal lungo gambo fu gettata con rabbia in mezzo alla strada. Rotolò e sobbalzò tra i sassi seguita dallo sguardo in cui odio e amore combattevano strenui.
    Un lungo e penoso sospiro e l'uomo s'inginocchiò allungando la mano. Le dita si tesero tremanti nella sera che si volgeva in notte, mentre i lumi a gas cominciavano a diffondere il loro lucore giallastro. Dita lunghe ed eleganti, dalle unghie ben curate, sfiorarono appena i petali di velluto rosso prima di chiudersi in un pugno stretto mentre un ringhio dischiudeva le labbra sottili. Si alzò di scatto e il tacco premette sul fiore, schiacciandolo con forza irata, più e più volte, stracciandolo, smembrandolo, distruggendolo, gocce di rosso dolore sul selciato chiaro illuminato dalla luna.
    Non vista, la scatoletta blu scivolò fuori dalla tasca e cadde a terra; dopo un solitario rimbalzo si aprì e l'anello rotolò piano tra i ciottoli, lo sguardo del suo proprietario ancora fisso sui petali straziati.
    La scena rimase immobile per lunghi minuti infiniti, il mantello a carezzare mesto il terreno. Poi si allontanò, a fatica, quasi barcollando, ubriaco di dolore.
    Fu allora che la donna si mosse.
    Era bella, bella e dannata, e lui era la preda perfetta nella notte illuminata quasi a giorno dalla luna piena.
    Gli apparve innanzi dal nulla: lui spalancò gli occhi chiari e dischiuse la bocca, sorpreso dalla visione inattesa.
    Lei era bella, bella e dannata. Gli sorrise, i piccoli canini acuminati che s’intravedevano appena tra le labbra rosse.
    La preda rimase immobile, lo sguardo perso nei lunghi e amati capelli neri inanellati sul petto ansante, la speranza che, testarda, rinasceva tra amare lacrime.
    Lei era bella, bella e dannata. E conosceva il suo nome. Lo chiamò, con irresistibile voce di sirena e lui si avvicinò, obbediente e innamorato, dimentico di ogni precedente sofferenza.
    Un passo e un sorriso, verso la morte di un abbraccio conturbante.
    Lei era bella, bella e dannata.
    Non voleva amore, ma il suo sangue.
    Fu un lampo fugace, uno scintillio tra le labbra rosse.

    Edited by Ida59 - 20/5/2022, 19:25
     
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    La storia è cupa, tragica e ambientata di notte.
    L'ho ideata in un tardo pomeriggio di inizio settembre, pieno di sole, e l'ho scritta il giorno dopo, con altrettanto sole.
    Ero a Forlì con mia figlia per un suo test di ammissinione alla magistarle di scienze criminologiche (è stata ammessa, ma ha poi scelto scienze diplomatiche). Abbiamo fatto un giro per la città per svaporare la tensione accumulata per lo studio pre-esame e ci siamo trovate con la via tutta porticata che si restringeva progressivamente, il sole che faticava a illuminare il cammino sotto il profondo colonnato.
    Come sempre portavo i tacchi alti e si sentiva distintamente il tacchettio risuonare tra luce e ombra. Mi sono fermata e il rumore è cessato, ho ripreso a camminare e il ticchetio (ovviamente) mi seguiva.
    E' stato in qul momento che ho immaginato l'inseguimento poi trasfuso nella storia: con gli occhi della mente ho visto il sole calare all'improvviso e la notte impradronirsi del giorno. E la preda apparire davanti ai miei occhi assetati di sangue...
     
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