Il segreto di Ida


I segreti di Ida ovvero sogni e passioni

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  1. Ida59
     
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    Brano scritto il 27 marzo 2020 per il notiziario delll'Università della terza età di Vigevano.


    Eccoci qui, chiusi nell'obbligato silenzio protettivo delle nostre case.
    Divieto di uscire, fuori, nel rumore tranquillizzante della comunità.
    Un rumore che si sta stemperando, giorno dopo giorno. Poche auto transitano davanti a casa mia, in pieno centro tra Piazza Ducale e stazione ferroviaria. Rimane ancora solo una piccola differenza tra il silenzio totale e riposante della domenica e la calma progressiva che ammanta di paura gli altri giorni della settimana.
    Ma è poi così spaventoso il silenzio?
    Io lo apprezzo.
    Niente auto con i finestrini aperti e un'orribile musica che ne esce a spaventoso volume.
    Niente terrificanti bar sotto il mercato coperto che ammorbano con le loro urla e discutibili suoni sincopati le mie serate, rubando loro ogni serenità e la possibilità di restare con le finestre aperte.
    Niente traffico impazzito: chi abita qui che vuole andare là e chi abita là che vuol venire qua. Mai stati in tangenziale, dove ci sono gli snodi principali intorno a Milano? È impressionante. Centinaia di auto incolonnate, da est verso ovest, da sud verso nord. E viceversa. Ma cosa mai ci sarà in quel fantomatico "là", da quell'altra parte, che qui non c'è?
    È una domanda che mi sono posta molte volte, mentre ero bloccata negli ingorghi della tangenziale, e impiegavo due ore per percorrere sessanta chilometri.
    Ora, niente più code.
    In cambio, video conferenze di lavoro a gò gò. Niente chilometri in auto, ma decine di voci che parlano, si sovrappongono, bambini che urlano in un'altra stanza e passano correndo dietro alla telecamera che tutto riprende, impietosa. Io ti sento, tu mi senti? Io ti vedo, tu mi vedi? C'è un rumore strano, un fastidio, un'intreferenza…
    La pace sembra un bene supremo inarrivabile ai più.
    In questo mondo silenzioso, vorrei silenziare tutto ciò che resta "acceso", vorrei trovare davvero del tempo per me stessa.
    Ma è così difficile…
    Ancora non ho avuto tempo di prendere in mano un libro…
    Probabilmente sono fortunata, rispetto ad altri.
    Un marito coabitante obbligato ventiquattro ore al giorno. Praticamente, arresti domiciliari.
    Aumenteranno le nascite, tra nove mesi, o i divorzi? Ai posteri l'ardua sentenza, direbbe Manzoni, mentre il cinque maggio si avvicina a lenti passi. Nel mio caso, niente figli, sono ormai fuori tempo massimo; ma il matrimonio è saldo e dopo trentatre anni (oddio, è l'età di Gesù!) sono certa che sopravvivrà anche al virus!
    Un'adorabile figlia bloccata a Forlì, nella casa che condivide con altri quattro ragazzi/e. La invidio.
    Sono sereni e si divertono tra loro, cucinano insieme e diventano ogni giorno più amici. È arrivato il "pacco da giù", annuncia la siciliana. Un gran ben di Dio cucinato dalla mamma, limoni e arance di Sicilia. E ventiquattro cannoli al pistacchio da mangiare tutti insieme! Se lo ricorderanno anche tra molto tempo, quel "pacco da giù", ne sono certa. Seguono le lezioni universitarie tramite video-conferenze in cui il professore dimentica di accendere l'audio, o il cane abbaia come un forsennato. Si laureano on-line e festeggiano (grazie di esistere, Internet!) ognuno a casa loro, con brindisi virtuali.
    Le feste di laurea tutte rimandate di qualche mese (vuoi mica che De Luca ti mandi i carabinieri col lanciafiamme, eh?), quando tutto sarà passato, un brutto ricordo da dimenticare: quando infine impazziremo di libertà, e baci, e abbracci, e convulse strette di mano tra sconosciuti a risarcire le mancanze di oggi! Impareremo a essere tutti amici e a volerci bene? O almeno a rispettarci?
    Incrociamo le dita, sperando che questo virus sia almeno riuscito a insegnarci qualcosa di utile…
    Un papà quasi ottantacinquenne che, per tenerlo a casa, devo legarlo. Dopo quasi tre settimane forse ci sono quasi riuscita. Ogni motivo è buono per uscire, anche andare in farmacia il giorno di chiusura della stessa. La scusa? Non mi ricordavo che oggi era lunedì.
    Tenero. Anche lui da riempire di baci e abbracci coccolosi, quando sarò certa che non potrò attaccargli questo virus maledetto che mi ruba la libertà.
    Per ora, mille ringraziamenti alla badante, che col suo cellulare mi permette video telefonate con WhatApp, così mamma sorride e papà si sente meno solo.

    Volete un consiglio? Telefonate. Telefonate in audio o in video. Ma telefonate, parlate se siete soli. Internet e le parole scritte non bastano. Un sorriso si vede meglio tra i silenzi di una telefonata che nelle parole di un messaggio.

    Avevo promesso a Fernanda (direttrice dei corsi Unitre Vigevano) un piccolo brano per il Notiziario speciale di maggio, in cui parlavo dei miei corsi on-line, ma il foglio bianco ha preso il sopravvento e ho scritto, ho scritto, ho scritto tante parole, che spero giungano al vostro cuore.
    Ce la faremo.
    Ne sono certa.
    Ce la faremo!
    Tutte le mattine osservo il cielo.
    Aspetto le rondini.
    La primavera è arrivata, ma loro ancora mancano all'appello.
    Oggi ancora non ci sono ma domani (sarà il 28 marzo) forse arriveranno. [NdA: le rondini sono arrivate il 2 aprile]
    E la vita continuerà.

    Intanto, io, docente di Scrittura Creativa dell'Unitre, continuo le mie lezioni on-line, tramite Skype.
    A marzo ne ho già tenute tre, e ad aprile continuerò, una volta alla settimana, al posto della mia solita lezione. I miei corsisti sono stupendi: si sono procurati Skype e hanno tutti imparato a usarlo, chi da solo (grazie all'esperienza delle video conferenze scolastiche che impazzano oggigiorno), chi grazie all'aiuto dei nipotini (dai genitori mandati dai nonni per il necessario accadimento). Però sono tutti là, ogni giovedì alle 17.30: mettono in "mute" il microfono, cioè lo spengono per non disturbare mentre io parlo, e abilitano la chat comune per porre le eventuali domande.
    Evviva i corsisti di Scrittura Creativa!
     
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