Il segreto di Ida


La rosa nera

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  1. Ida59
     
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    La lettera misteriosa


    In albergo, Elina aprì subito il fodero: c’era un foglio ripiegato in quattro. Lo aprì attenta a non sgualcire la carta ingiallita della lettera: quattordici dicembre, anno indecifrabile. C’era una larga macchia scura. Non era inchiostro, sembrava quasi...
    - Sangue!
    La parola le sfuggì, più veloce del pensiero.
    Scosse la testa e forzò una stridula risata per stemperare l’inspiegabile sensazione che la turbava da quando l’anziano libraio l’aveva fissata con gli incredibili e scintillanti occhi neri, lo sguardo intenso che sembrava, al tempo stesso, carezzarla dolcemente e violare la sua intimità, quasi conoscesse ogni suo segreto.
    Quattordici dicembre, anno illeggibile. Alba.
    Vista la calligrafia delicata e svolazzante, probabilmente si trattava di una donna:
    - A te, che leggi e non credi, che hai dimenticato i tuoi sogni di bimba.
    Si fermò, esitante. Davvero non credeva più? Aveva scordato tutti i suoi sogni?
    Tornò a immergersi nella lettura e l’animo romantico di Elina fu subito rapito. Un amore appassionato, osteggiato dalle famiglie: lei, bella e di nobili natali, ovvio, e lui fin troppo serio e intelligente, studioso e grande amante dei libri. Si erano ribellati alle convenzioni e avevano pianificato la disperata fuga d’amore. Il racconto era confuso e irreale, la lettura difficoltosa per le macchie cupe che celavano le parole rendendo incomprensibile il senso di alcune frasi.
    Non poteva essere sangue. Elina rigettò il dubbio con decisione: non intendeva cadere nella solita trappola delle leggende transilvaniche.
    Il pericolo gravava sui giovani come un’ombra opprimente; la ragazza sembrava essere stata catturata... dall’ombra famelica di un vampiro, pensò Elina con uno sbuffo stizzito: tutti i racconti finivano sempre tragicamente tra i denti aguzzi d’immortali esseri inesistenti!
    Il giovane amante aveva lottato e per salvare l’amata aveva scelto di sacrificarsi: con un lungo spino strappato ai rovi, si era lacerato a fondo la pelle del polso, offrendo la propria vita al vampiro.
    La romantica lettera narrava di una splendida rosa nera fiorita al bacio delicato della luna, proprio la notte del quattordici dicembre. Le parve di vederla sbocciare rigogliosa nelle tenebre, illuminata dai candidi raggi lunari, ergersi a baluardo contro l’ombra del male.
    Era giunta alla fine della pagina: la girò frenetica.
    Era bianca.
    Cercò affannata nella custodia, tra le cartoline: niente! Cos’era accaduto al giovane? Era sopravvissuto o il vampiro ne aveva spremuto la rigogliosa vita bevendo fino all’ultima stilla la sua rossa linfa vitale? O l’aveva trasformato in una creatura della notte dannandolo a un’eterna non vita?
    All’improvviso ricordò il medaglione e osservò meglio il cammeo. Il viso le somigliava: ovale piccolo, grandi occhi e sopracciglia fini, lineamenti delicati e labbra ben modellate, lunghi capelli trattenuti a lato da un complesso fermaglio.
    Avvicinò il monile al volto e la distinse: una rosa tratteneva la capigliatura!
    Scosse la testa, agitata, e fece scattare l’apertura del pendente per rivelare la miniatura interna.
    Un giovane dal volto pallido incorniciato da capelli corvini. S’intravedeva il bavero di un mantello scuro. L’espressione era imperscrutabile, forse un’ombra di tristezza, le labbra sottili appena dischiuse in un sorriso misterioso. Gli occhi la attirarono più di tutto: neri e scintillanti. Ebbe la singolare impressione di averlo già visto. Impossibile, ovvio.
    Il giovane tra le lunghe dita affusolate stringeva una rosa nera; sciupata e appassita, morente, i petali spossati e rassegnati alla caduta. Fu un lampo di comprensione: il nome del paesino in cui si trovava era Trandafir. E Trandafir in rumeno significava rosa.
    No, nulla aveva senso nella notte fredda e nebbiosa scesa come un velo silenzioso sul paese: la notte del quattordici dicembre, ritenuta dalla tradizione del luogo la più lunga dell’anno.
    Un interrogativo, però, vorticava insistente nella sua mente.
    Che cosa significavano le ultime parole che il vecchio libraio dalle luminose iridi nere le aveva rivolto?
    - Ricevi la salvezza per donarla.
    Un altro insondabile mistero.

    Edited by Ida59 - 22/10/2018, 22:36
     
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