Il segreto di Ida


La rosa nera

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Ida59
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    Amministratore

    Group
    Administrator
    Posts
    3,283

    Status

    Quattordici dicembre. Alba


    L’alba del quattordici dicembre era giunta.
    Soffiava un vento freddo nella via, ma il cielo era nitido e il sole brillava: la nebbia della notte era solo un lontano ricordo, come di un incubo.
    O di un sogno.
    Elina si strinse nel morbido cappotto turchese, la nera trina elegante intorno al collo stretta tra le dita insieme al medaglione.
    Quando si era risvegliata al tepore del piumone, il pendente era tra le sue mani, la sottile catenina d’argento attorcigliata all’anulare.
    Aveva pensato a un incubo, ma presto si era accorta che non era così: l’orlo del cappotto era sporco di terriccio, con lunghi graffi lasciati dai rovi. Anche la camicia da notte era infangata sulle ginocchia, l’orlo imbrattato e il pizzo strappato. E aveva segni rossi sulle caviglie. Aveva osservato le mani e le braccia, e poi il viso allo specchio: dovunque vi erano lacerazioni.
    Erano stati i rovi all’interno del chiostro.
    Non aveva sognato.
    Per questo adesso aveva un dovere importante da portare a termine.
    Percorse gli ultimi passi con decisione e transitò sotto l’arco che immetteva al mercato: non c’erano rovi a bloccarle la strada nella limpida luce mattutina, ma senza fatica riconobbe l’unica arcata del chiostro notturno sopravvissuta al tempo e sostenuta dalle due coppie di colonnine chiare, ancora eleganti nonostante i danni inflitti dal trascorrere dei secoli.
    Era là, nell’angolo in fondo, sopra la bancarella in cui aveva acquistato la custodia di pelle e dove lo strano libraio le aveva regalato il medaglione che le aveva salvato la vita.
    Non ricordava i lineamenti dell’uomo, solo gli acuti occhi neri. E l’enigmatico sorriso.
    Fece scattare l’apertura sotto il cammeo: il sorriso misterioso dell’affascinante giovane era sempre lì, brillava nel volto pallido dai capelli corvini. Un lungo e caldo manto nero gli avvolgeva le spalle, ora Elina lo sapeva.
    La rosa che il giovane stringeva tra le dita era di nuovo piena di vita, rigogliosa e con i petali neri turgidi e vellutati: sembrava aspirarne il profumo con voluttà, inebriato, il sorriso senza alcuna dolorosa ombra di tristezza.
    Avanzò decisa verso la bancarella: il vecchio la attendeva, l’imperscrutabile sorriso sulle labbra secche.
    Non indossava più l’elegante mantello nero e il lungo crine bianco volava nell’aria fredda accarezzando il pallido incarnato arabescato da fini rughe.
    Elina gli sorrise sussurrando la frase che lui stesso aveva pronunciato e di cui, infine, aveva compreso il significato:
    - Ricevi la salvezza per donarla.
    Il venditore annuì e la giovane posò sui libri della bancarella l’antica custodia annerita: un foglio bianco e dai contorni lisci e perfetti spuntava tra gli altri ingialliti e consumati dal tempo.
    Una lettera datata quattordici dicembre 2017. Alba.
    L’alba della notte più lunga dell’anno.
    La notte in cui la rosa nera era ancora una volta fiorita, al niveo bacio della luna, reiterando il sacrificio del giovane dagli scintillanti occhi neri.
    La delicata rosa che stillava sangue e salvava la vita dall’oscurità.
    Nessuno le avrebbe creduto; infatti, la sua lettera cominciava con le stesse parole, anche se la sua grafia era meno svolazzante e più facilmente comprensibile:
    - A te, che leggi e non credi, che hai dimenticato i tuoi sogni di bimba.
    Solo il libraio le avrebbe creduto.
    Infatti, le sorrideva, il vecchio, le incredibili iridi nere che rilucevano come cristalli, mentre con riguardo accoglieva tra le mani il fodero facendolo svanire in un battito di ciglia; le sorrideva innegabilmente con lo stesso sorriso misterioso del giovane del medaglione.
    E non aveva più il suo mantello nero.
    Elina strinse forte il ciondolo e lo posò sul cuore chiudendo gli occhi.
    Sì, i sogni esistevano, esistevano ancora… e la attendevano.
    Là, oltre l’apparenza della realtà.
    Lentamente, le palpebre accostate, Elina mosse un passo.
    Il passo più lungo della sua vita.
    E il caldo tepore di un manto nero la avvolse in un abbraccio di sogno.
     
    .
12 replies since 15/7/2018, 16:09   688 views
  Share  
.