Il segreto di Ida


Raccolta testi - Unitre anno accademico 2018 in avanti - Corso di scrittura creativa

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    Anche quest'anno sto tenendo un corso di scrittura creativa all'Unitre di Vigevano (Università per il tempo libero e la terza età "Luisa Rossi"), ripetendo la bellissima esperienza dell'anno precedente, amplificata dal maggior numero di studenti che hanno seguito il corso, dotati di una straordinaria voglia di scrivere.

    gruppo_scrittura-creativa



    L'ambizioso titolo del corso è "Come creare un personaggio indimenticabile".

    Questa volta ho preparato un programma più "umano" così abbiamo avuto tempo anche di respirare, e adesso stiamo preparando le storie da leggere durante il saggio di fine anno, che condivideremo volentieri con voi tutti.

    Grazie alla diligenza degli "scolari" nello svolgere i "compiti", c'è anche altro materiale pubblicabile che presto sarà inserito in questa discussione.

    Man mano che i racconti saranno inseriti, compilerò un indice.

    Presentazione del personaggio
    Testi per il saggio

    Il pellegrino - Borgonovi
    Il conte Rolando - Raffaela
    Linea di confine - Taddeo48
    Dal delta al mare - MG51
    Una passeggera particolare - DanielaB



    Edited by Ida59 - 15/11/2019, 16:23
     
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    Il pellegrino



    Via Francigena 2016
    TAPPA ORIO LITTA
    TEMPERATURA 30 GRADI CIRCA
    Osserviamo l’arrivo di un pellegrino.
    E’ tutto coperto da una calza maglia nera e sopra questa calzamaglia porta una maglietta e dei pantaloncini bianchi, ha un cappello di paglia, un bastone e calza dei sandali.
    Non è molto alto ed è minuto quasi magro.
    Non ha uno zaino, ma una bisaccia di stoffa legata al corpo con una corda che contiene i pochi effetti personali e un pezzo di pane .
    Cammina a passo lento e chiede ospitalità.
    E’ un giapponese. E’ vecchio, ha il viso coperto di rughe, ma non so dare un’età.
    Ha un’espressione serena, è molto gentile e ha un modo di ringraziare quasi ossequioso.
    Ha uno sguardo molto intenso e rispettoso.
    E’ silenzioso di un silenzio che fa rumore.
    Cerchiamo di comunicare ma abbiamo difficoltà per via della lingua, non si sa da dove arrivi di preciso né che meta si sia prefisso, ma resta con noi, ha bisogno di compagnia.
    Il mattino seguente è ancora lì, ci aspetta per fare un tratto di cammino insieme.
    Prima di partire recitiamo una preghiera, lui è lì, un po’ in disparte ma è come se pregasse con noi.
    Ci sorride come solo gli orientali sanno fare e al momento della separazione il suo inchino e il suo saluto ci emoziona .
    Quella persona che a prima vista ci ha fatto sorridere per come si presentava, ci ha insegnato una grande lezione di dignità e di rispetto.

    -_Anna_Rita_Pellegrino



    Edited by Ida59 - 11/5/2019, 21:26
     
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    Scrittura creativa: Personaggi
    di Casassa Raffaela (laraffi)


    Il conte Rolando



    Il sole era sorto da poco e un caldo aroma di caffè aleggiava nell'elegante locale del centro storico della cittadina di provincia. Seduto in un angolo, le gambe accavallate, un uomo sorseggiava un espresso.
    Magro e dal viso rugoso, occhi azzurri come il cielo in primavera, dimostrava un'età indefinibile; ogni sorso dalla tazzina era accurato, denotava sobrietà d'altri tempi.
    Indossava un completo tipico degli anni settanta: pantaloni con la piega e giacca color sabbia dai grandi risvolti: stoffa un po' sdrucita, reduce da molti lavaggi, ma stirato in modo impeccabile.
    Sulla sedia accanto era posato un vecchio e liso cappello di “tartan”, ben conservato.
    Nel locale iniziava il solito tran tran mattutino con gente che entrava per il primo caffè: lui si prendeva una pausa dal bere per fissarli con aria triste.
    Molti clienti entrando si giravano a salutarlo con un buongiorno sorridente: lui per ognuno aveva un gesto, una parola, un sorriso.
    Conosceva tutti, il conte Rolando.
    Il sorriso era sempre malinconico: si rivolgeva a ogni avventore usando il “lei”, segno di tempi passati nei quali la buona educazione era un vanto e segno di nobiltà.
    In quel bar aveva sempre un caffè pagato lasciato dagli habitué del locale: lui accettava ringraziando con la mano sul cuore e un leggero inchino.
    Non parlava, Rolando, eppure di cose nella vita ne aveva viste tante, ma le teneva per sé e ogni sera dopo il segno della croce, sotto le coperte sdrucite, sognava.
    Erano pochi i momenti felici rimasti all'uomo ridotto a un'ombra di ciò che era: vestirsi e uscire passeggiando un po' in centro, specchiarsi nelle vetrine dove si vedeva ancora distinto e piacente e poi la pausa in quel bar per il caffè. Tentava di convincere le persone che gli passavano davanti frettolose di essere ancora un uomo importante o, solo, cercava forse di illudere se stesso.

    -_Raffaela_Conte_Ronado_Caffe



    Edited by Ida59 - 11/5/2019, 21:22
     
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  4. Taddeo48
     
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    Esercizio per il saggio 2019.

    Linea di confine



    Si sentì chiamare:
    - Marco! Marco!
    Riconobbe la voce: era Tony. Si voltò.
    Quando gli arrivò vicino, in un istante davanti agli occhi si riaprì il mondo giovanile, con le speranze condivise; il volto dell'amico era trasformato dall'età, però era inconfondibile: la ferita al labbro gli portava echi lontani, canzoni, bandiere di altri colori…
    - Ho una brutta notizia. - disse Tony dandogli un colpetto sul braccio.
    Cercò di ritrarsi, non sopportava quei modi, ma più arretrava e più Tony si avvicinava. Rise in cuor suo, rassegnato, e l'altro continuò, quasi parlandogli all'orecchio con la sua voce cavernosa:
    - Ė morto Loris.
    - Ė morto Loris? - ripeté incredulo, stordito dalla notizia.
    - Bisogna abituarsi, Marco. - di nuovo quel colpetto invadente al braccio. - Loris era preso di mira.
    - Come… preso di mira?
    Non riusciva a capire.
    - Era sulla linea di confine. Al di là galoppano gli zombie. - spiegò Tony cupo, poi proseguì, aiutandosi con i gesti. - Sono i cecchini dell'ictus che hanno colpito Loris. Ma ci sono anche quelli dell'Alzheimer. E quelli dell'artrite.
    Marco si sentì all'improvviso impotente; gli sembrava di essere seppellito nella sabbia fino alla testa, come Terence Hill, anche se lui non si passava la mano sulla fronte rugosa e sul capo, con i capelli sempre più radi, in un gesto che ripeteva quando si sentiva in difficoltà. In compenso, Terence Hill poteva consolarsi con la musica di Ennio Morricone, che non è poco, e poi salvarsi sempre, come il solito.
    L'ululato deluso del coyote rimasto a digiuno, con gli avvoltoi che gli volano intorno - dannati becchini! - si perse nella prateria e lo riportò alla realtà; davanti a quelle facce orribili, al di là della linea di confine, da combattere strenuamente ogni giorno.
    Studieranno poi i nostri nipoti, come sconfiggerle.

    -_Gino_LlINEA_DI_CONFINE



    Edited by Taddeo48 - 11/5/2019, 21:17
     
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    Dal delta al mare



    Era venuta al mondo, in buona salute, quando la fine della seconda grande guerra aveva lasciato negli occhi della gente uno strano senso di libertà, una specie di vuoto incolore come quello che si prova quando si è atteso a lungo un premio che invece non era per noi.
    Il suo gioco preferito era rincorrere i pulcini o arrampicarsi sugli alberi.
    Ogni giorno era un'avventura, come quando saliva col nonno su una barchetta dalla chiatta piatta che scivolava sull'acqua bassa del canneto.
    L'aria era umida, densa della nebbiolina che si solleva, non appena scende il sole, dal terreno ancora caldo.
    Mentre la barca avanzava silenziosa, i suoi occhi di bambina immaginavano sipari che si aprivano, tendaggi trasparenti dietro i quali sarebbero potuti comparire misteriosi abitanti del fiume.
    Nella rete, nell'acqua bassa, si vedevano guizzanti tante anguille lucenti, nel crepuscolo.
    La sera, il bottino si sarebbe trasformato in cibo squisito, tenero, bianco, quasi dolce, tra le mani della nonna.
    La pelle vellutata delle anguille sul fuoco diventava croccantina ed era una delizia quando si sposava con la polenta bianca, cotta pazientemente nel paiolo appeso alla catena del camino.
    Lì, davanti al fuoco, le guance di Elisù diventavano come due piccole pesche rosee e il profumo della legna, bruciando, rimaneva nel naso con le sue essenze di pioppo, robinia e nocciolo. Era una vita odorosa e piena del lavoro dei grandi.
    Una vita che scorreva come l'acqua del fiume e scen-deva lentamente nell'alveo che si allungava fino a diventare un delta e a confondersi col mare.


    -_MariaGrazia_Canneto_RID

     
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    Una passeggera particolare



    Appena salì sul treno, si sedette con un gran sospiro. Estrasse dalla piccola borsetta verde scuro, poggiata sulle ginocchia, un fazzolettino di stoffa: si terse la fronte sudata e si tamponò gli occhi bistrati, cercando di non sciupare l’ombretto azzurro un po’ retrò che colorava le palpebre.
    Il treno, però, tardava a partire. La signora consultò più volte l’orologio e si guardò intorno, cercando sostegno morale dagli altri passeggeri. La donna seduta di fronte a lei stava guardando fuori dal finestrino, poi si massaggiò il collo e volse il viso. Gli sguardi si incrociarono per un attimo, ma si distolsero subito.
    Il treno era ancora fermo in stazione. L’aria condizionata era spenta e la signora si pizzicò un po’ la gonna aderente del tailleur, come per scollarla dalla pelle sudata e cercò di fare lo stesso con la giacca che tirava leggermente sul seno. Un mezzo sorriso la illuminò per qualche secondo, scomparendo quasi subito. Consultò di nuovo l’orologio e le mani presero a tormentare i ciondoli del braccialetto, soffermandosi su un cuoricino d’oro. Il fugace sorriso riapparve. Dopo un altro sguardo all’orologio, la signora chiuse gli occhi, si portò una mano alla fronte, poi si guardò di nuovo intorno. Estrasse il cellulare, lo soppesò e lo ritirò di nuovo nella borsetta. Un rapido sguardo all’orologio, consultato per l’ennesima volta ed ecco riapparire il cellulare tra le mani, che presero a scorrere la rubrica e si fermarono di botto quando l’altoparlante annunciò un ritardo di quaranta minuti. Il colore svanì dal viso, il mento della signora tremò; con voce malferma chiamò il sevizio taxi e, caracollando sulle scarpe a tacco alto stile Betty Bop, scese dal treno.

    -_Daniela_Orologio_RID



    Edited by Ida59 - 14/5/2019, 22:19
     
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    Foto di gruppo dei miei stupendi allievi del corso di scrittura creativa che ho tenuto quest'anno all'Unitre di Vigevano.
    Appena dopo il saggio di fine anno.



    gruppo_scrittura-creativa

     
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    La mostra dei lavori dei corsisti dell'Unitre, anno accademico 2018/19.

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