Il segreto di Ida


3.7 - Il rapporto tra l'autore e il personaggioAppunto n.3 Personaggi: costruzione e crescita

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    3.7 Il rapporto tra autore e personaggio

    3.7.1. L'autore e il giusto distacco dal personaggio (1 di 2)
    3.7.1. L'autore e il giusto distacco dal personaggio (2 di 2)
    3.7.2. Protagonisti deboli e forti (1 di 2)
    3.7.2. Protagonisti deboli e forti (2 di 2)


    SC-Rapporto%20autore%20personaggio1
    Foto di Kyra Starr da Pixabay



    3.7.1. L'autore e il giusto distacco dal personaggio (1 di 2)

    E se il personaggio è troppo simile all'autore?
    Soprattutto alle prime esperienze di scrittura capita di veder riflessi noi stessi nei personaggi che creiamo, o semplicemente usare ciò che sappiamo di noi per dipingere e definire i protagonisti. Che male c'è se il personaggio ci somiglia? Perché non usare qualche caratteristica propria, qualche lato psicologico o addirittura i tratti fisici? Non dovrebbe essere positivo conoscere così bene il personaggio che si sta creando?

    Se il personaggio è un nostro alter ego è molto difficile mantenere il giusto rapporto con lui e considerarlo con il distacco necessario. In modo conscio o inconscio, lo considereremo parte di noi, saremo bloccati e non potremo farlo agire in modo vivo sulle scene. Quando ho provato a inserire direttamente me stessa in una storia, mi è stato impossibile e, come inizio, già ho dovuto modificare il nome (da Ida a Ilya, suona simile ma è diverso) e poi ho provato un fastidioso senso di… vergogna, come se mi stessi mettendo a nudo.
    Serve il giusto distacco per tratteggiare i protagonisti e raccontare gli eventi che li riguardano; talvolta occorre essere addirittura spietati con loro, ma, quando l'identificazione è troppo forte, scatta irrefrenabile il desiderio di compiacere il personaggio che ci corrisponde e finiamo per essere troppo morbidi e poco oggettivi. Finiamo per schierarci a sua difesa, a discapito degli altri personaggi e della storia stessa.

    Edited by Ida59 - 9/5/2023, 12:46
     
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    Foto di Kyra Starr da Pixabay



    3.7.1. L'autore e il giusto distacco dal personaggio (2 di 2)

    Più si fa esperienza con la scrittura, maggiore è la capacità di creare personaggi lontani dal nostro modo di essere, esplorando così nuovi (e interessanti) orizzonti e facendo muovere in modo più naturale i personaggi, le cui reazioni non sono più condizionate dalla nostra parzialità.
    Il rapporto più corretto con i personaggi è quello equilibrato, quando l'autore riesce (e deve!) calarsi nei loro panni ma allo stesso tempo conserva la giusta distanza psicologica. In questo senso i protagonisti non possono rispecchiare noi stessi.
    Mantenendo il giusto distacco, l'autore comprende se il personaggio può risultare vincente alla fine della storia, oppure se deve perdere e, magari, anche morire: adoro il lieto fine, ma qualche volta è impossibile scriverlo perché la storia, e magari anche il personaggio stesso, esige un finale diverso.
    Il sacrificio del protagonista non consiste per forza nella sua morte; va invece inteso come una sorta di immunità all’eroismo, all’immortalità, all’infallibilità, alla bellezza. Insomma, alla perfezione.
    L'autore deve avere il giusto distacco per riuscire a pensare attraverso il pensiero proprio del personaggio. Non può usare il suo "stile personale" per fare dire/eseguire cose che qualcuno opposto a lui, per indole, esperienza, o scelta, penserebbe/direbbe/farebbe in modo diverso, magari opposto.
    Creare personaggi e dare loro voce una voce appropriata, significa spogliarsi dei propri abiti per indossare i loro e continuare a farlo fino a quando la trama non sarà conclusa.
    Del resto, un eccessivo distacco dal protagonista significa mancanza di identificazione da parte dell'autore: anche il lettore, però, si sentirà distante, gli sarà difficile immedesimarsi e provare empatia, che invece sono proprio gli obiettivi dello scrittore.

    In ogni caso, un pezzetto di noi ci sarà sempre nelle nostre storie e sarebbe assurdo se così non fosse: le nostre esperienze, la nostra opinione sulle varie questioni, e perfino tratti di noi, finiscono sulle pagine, e la storia ne trae beneficio. A patto, però, che tutto avvenga in modo sublimato, mediato e traslato dalla nostra razionalità, così che quella parta di noi sia ben mascherata e quasi irriconoscibile. E, soprattutto, non è detto che sia nascosta nel protagonista…
     
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    Foto di Natalia Koroshchenko da Pixabay


    3.7.2. Protagonisti deboli e forti[ (1 di 2)

    • Premessa

    Il carattere di un personaggio potrebbe essere determinato anche dall’atteggiamento che l’autore ha nei suoi confronti, proprio come il comportamento della mamma influisce sull’indole del figlio.
    Data la relazione autore-personaggio, e il rapporto di distacco esistente in misura corretta o meno, si individuano due possibili tipologie di protagonista: uno “debole”, creato da un autore iperprotettivo in cui il distacco dal personaggio è insufficiente; e uno “forte”, distaccato abbastanza da lasciarlo libero di subire cicatrici, fisiche o psicologiche. Poi capita anche che, proprio come i figli, anche i personaggi “sfuggano dalla penna” del proprio autore per forgiarsi il proprio carattere.
    Analizziamo le caratteristiche di questi due tipi di personaggi, con i loro punti di forza e di debolezza, laddove fragilità e vigore derivano esclusivamente dall’atteggiamento dell’autore nei loro confronti.

    • Protagonista debole

    Non si tratta di un personaggio dalla gracile costituzione o dal carattere buono e mite, bensì di una caratterizzazione psicologica che, quando è in totale balia degli eventi o di fronte a situazioni difficili da affrontare, lo rende incapace di combattere e di agire per cambiare la propria condizione. Resta quindi fermo, in attesa che qualcuno o qualcosa, magari un deus ex machina, intervenga a risolvere la situazione di stallo: una specie di Raperonzolo imprigionata nella torre più alta, in attesa che il principe azzurro venga a salvarla.
    Spesso è un personaggio non particolarmente votato all’azione, statico e inconsistente dal punto di vista psicologico, a volte stereotipato, quindi con una caratterizzazione debole.
    Ė difficile che questo personaggio sia apprezzato dal lettore che, anzi, potrebbe maturare perfino una certa antipatia nei suoi confronti, a causa dell’auto-compatimento cui potrebbe essere soggetto.
    Nella situazione ipotetica in cui il protagonista debole subisca l'abbandono del suo grande amore, cosa fa? Si piange addosso e passa il tempo (e le pagine della storia) a chiedersi il perché e il per come la storia sia finita? Aspetta che il suo amore torni da lui? Oppure si butta da un ponte?
     
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    Foto di Iván Tamás da Pixabay


    3.7.2. Protagonisti deboli e forti[ (2 di 2)

    • Protagonista forte


    I personaggi forti riescono a prendere atto di ciò che li circonda e vanno avanti, combattono e agiscono per ottenere i loro obiettivi, cambiare più facilmente e, mano a mano che affrontano le difficoltà, si rafforzano sempre più.
    Un problema che si può porre con questo tipo di caratterizzazione è il “delirio di onnipotenza”, in cui il protagonista sopravvive a qualsiasi lotta, anche la più violenta, senza un graffio sulla pelle o un’inquietudine dell’anima.
    Potrebbe anche trattarsi di un personaggio falso forte, tale solo perché l’autore, iperprotettivo, è incapace di lasciarlo lottare con forza per i propri obiettivi e gli rende fin troppo facile la vita, senza mai metterlo davvero di fronte a se stesso.
    Nell'ipotetica situazione di abbandono sentimentale, il personaggio forte è probabile che pianga un po’, ma poi si riscuote e va avanti, magari cercando di riconquistare l’amore perduto, oppure si rassegna e segue una nuova strada.

    • Conclusioni

    La capacità di un personaggio di essere forte o debole, in effetti, dipende dalle situazioni e dal corso degli avvenimenti che l’autore gli pone di fronte, valutando ciò che il personaggio può reggere senza finire schiacciato dagli eventi. Questo a volte rende difficile definire se il personaggio è forte o debole, valutazione che in parte dipende anche dal punto di vista da cui lo si osserva e giudica.

    Quale dei due è vincente? Il successo di un protagonista dipende da molti fattori, compreso il tipo di lettore, la predisposizione nei suoi confronti e l’empatia che riesce a suscitare. Probabilmente quelli migliori sono i personaggi che hanno un giusto bilanciamento tra forza e debolezza; quelli che, come accennato, scappano via dalla penna dell'autore, crescono e cambiano vivendo la loro vita.
     
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3 replies since 9/5/2023, 10:18   155 views
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