Il segreto di Ida


Sfida dei 5 elementi

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  1. DanielaB
     
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    Sfida dei cinque elementi: (11) presentatrice televisiva, cacciatore di taglie, grattacielo, spilla d’oro, ruota della fortuna.

    La maledizione dello sciamano

    Prologo



    Il cacciatore di taglie guardò inorridito il ragazzo stramazzare al suolo, colpito a morte dalla sua infallibile colt. Non voleva ucciderlo, solo interrogarlo perché, sebbene troppo giovane per aver partecipato alla rapina in banca, era stato visto nei pressi dell’edificio il giorno dell’assalto e qualcosa doveva sapere, altrimenti l’agenzia Pinkerton non avrebbe sguinzagliato sulle sue tracce il suo miglior uomo.
    Stava per caricare il cadavere sul cavallo, quando il sole si oscurò e un vento impetuoso formò un mulinello che trascinò via il ragazzo; apparve poi, dal nulla, uno sciamano coperto da un mantello di piume di corvo nero e col viso impiastricciato di bianco sul quale spiccavano, neri e profondi, solo gli occhi. Si fermò davanti al pistolero tuonando:
    - Hai strappato alla vita un innocente, che tu sia maledetto!
    Con voce cantilenante proseguì:
    - Kasna nitakajaki, nagi wisi, sna watohal.
    Battè tre volte il bastone nodoso che stringeva nella mano destra: un artiglio d’aquila ne scaturì, aggredì il cacciatore di taglie scagliandolo a terra e poi sparì.
    L’uomo si rialzò, la mano alla fondina, ma la sua colt era sparita. Lo sciamano accolse quel gesto con una risata:
    - Non c’è, uomo bianco. Non potrai sparare mai più finché non ritroverai la tua arma e non la troverai, stanne certo. Dovrai nasconderti, perché i delinquenti cui hai dato la caccia verranno per vendicarsi. Vivrai reietto tra i tuoi. Io ti maledico!
    Dopo aver pronunciato queste parole, lo sciamano sparì.

    1


    Carolina firmò la ricevuta e ritirò il pacchetto dalle mani del corriere. Timbro degli States, Texas.
    Un sorriso mesto affiorò sul viso.
    - La zia Mary – mormorò, pensando alla cara defunta emigrata da bambina nel Texas.
    L’aveva incontrata alcune volte a El Paso, dove Mary abitava e a Milano, in occasione di riunioni di famiglia.
    Quelle poche volte erano bastate per creare un legame forte, fatto di comuni interessi e di un carattere molto simile. Determinate e indipendenti, si assomigliavano anche fisicamente: basse di statura ma snelle, naso importante che dava al viso un tocco di aristocratica bellezza; vivaci occhi azzurri, esaltati da riccioli neri, corti e sbarazzini.
    Con tenerezza aprì la confezione: una spilla d’oro a forma di pistola modello vecchio west brillava sulla gommapiuma blu della scatola.
    - Ma guarda, - mormorò – tipico della zia possedere un gioiello così strano.
    Lo prese e lo esaminò: era di fattura squisita, opera di un artigiano che sapeva il fatto suo, tanto che il tamburo girava e il grilletto si poteva tirare.
    Il dono era accompagnato da una lettera scritta con la calligrafia tondeggiante e un po’ infantile della zia, ma non ebbe il tempo di leggerla perché avrebbe fatto tardi al lavoro. La ficcò in tasca, ripromettendosi di occuparsene durante una pausa.
    Prima di uscire appuntò sul bavero della giacca la spilla: era perfetta per il programma che stava conducendo, “La ruota della fortuna del vecchio west”
    Il gioco era ambientato nel Far West e il premio finale, molto ambito, era un tour di sette giorni nel Texas, a El Paso, Alamo, Houston e San Antonio.
    Il concorrente doveva girare la ruota che si fermava su indovinelli o domande inerenti ai cowboy, ai pellerossa o ai pionieri. Se fosse uscito il cartello “Wanted, vivo o morto”, una comparsa vestita da cacciatore di taglie gli avrebbe sottoposto una domanda difficilissima alla quale avrebbe dovuto rispondere esattamente, pena l’uscita definitiva dal gioco e la perdita di ogni premio vinto.

    2


    Arrivata sul set, si avvicinò alla ruota.
    Era nervosa perché, dopo tante puntate, si affezionava ai concorrenti, conosceva la loro preparazione, vedeva nei loro occhi il desiderio di vincere e avrebbe voluto che guadagnassero un premio ricco e gratificante.
    Giocherellò con la spilla e fece girare la ruota per controllare che funzionasse bene.
    La ruota si fermò sul cartello Wanted che brillò per qualche istante.
    - Bella idea, farlo brillare, - mormorò Carolina, preoccupata perché, se la ruota si fosse fermata lì in trasmissione, sarebbe servita la comparsa che ancora non era arrivata.
    Carolina lasciò il set e si avviò verso l’ufficio personale per avere notizie dell’attore che avrebbe dovuto impersonare il pistolero e, finalmente, lo vide.
    - Ciao! – Gli disse – E’ me che cerchi, sono Carolina. Fatti vedere.
    Lo squadrò da capo a piedi, notando il cappello da cowboy, il lungo pastrano dal quale s’intravedevano le fondine, il gilet, la camicia chiusa da un sottile cravattino nero.
    - Sì, vai bene. Bisognerà mettere delle pistole in quelle fondine.
    L’addetto al guardaroba colmò la lacuna e Carolina trascinò l’uomo dietro le quinte.
    - Aspetta qui, - ordinò – entrerai se sarà necessario ma non dovrai proferire parola, solo avvicinarti al concorrente con la mano sul calcio della pistola. La domanda difficile sarà presentata la prossima settimana e avremo tempo di prepararti adeguatamente.
    - No, miss guardi che io…– mormorò l’uomo, ma la ragazza era già sparita sul set.
    Terminata la trasmissione, Carolina ritrovò l’uomo esattamente dove l’aveva lasciato.
    - Sei ancora qui? – gli chiese – C’è qualcosa che non hai capito?
    - Miss, senta, io non sono chi crede lei – asserì l’uomo.
    - Ah no? E allora chi sei?
    - Sono John Carter.
    - E allora, John Carter, che ci fai qui se non sei chi dico io?
    Carolina cominciava a spazientirsi.
    L’uomo si guardò attorno spaesato.
    - Qui è tutto così strano. Non so cosa ci faccio qui, non so nemmeno dove sono. Sono entrato nella grotta dello sciamano e ho trovato un grande otre di pelle. L’ho aperto per cercare…- S’interruppe e la guardò – per cercare una cosa ma un manifesto con scritto wanted mi è piombato in faccia e un vento freddo mi ha investito. Ho chiuso gli occhi. Quando li ho riaperti, ero qui.
    - Senti, bello, - sibilò Carolina seccata – non ho tempo per essere presa in giro da te.
    Gli girò le spalle e si avviò verso l’ascensore, ma lui la seguì.
    - Non sto mentendo, aiutami! – La implorò – Non so dove andare, non so nemmeno con certezza perché sono qui e dove sono.
    - Ora chiamo la sicurezza – decise la ragazza.
    - Se sono venuto qui ci sarà un motivo. Non voglio farti del male, sono John Carter, dell’agenzia Pinkerton.
    Le mostrò un documento sgualcito, datato 1887.
    - Guarda, ora ti sistemo per le feste. – decise Carolina, prendendo il cellulare e cercando in internet notizie su John Carter e sull’agenzia Pinkerton.
    Rimase a bocca aperta.
    Sullo schermo apparve una foto un po’ sbiadita in bianco e nero nella quale, però, riconobbe chiaramente l’uomo che aveva di fronte.
    Wikipedia precisava: “Abile pistolero, John Carter era il cacciatore di taglie migliore dell’agenzia Pinketon. Dopo l’uccisione di un giovane Apache, lasciò l’agenzia e non si ebbero più sue notizie.”
    - Sì, gli somigli, - mormorò Carolina – ma…
    - Sono io, te lo giuro, miss. Non è mia abitudine mentire.
    Molto dubbiosa ma incuriosita, Carolina, col numero della sicurezza pronto sul cellulare, decise di stare al gioco per vedere dove sarebbe arrivato l’uomo.
    - E allora saresti arrivato qui? Dove? Perché?
    - Sono arrivato in cima a questa grande casa, sulla terrazza; sono sceso dalle scale e ho incontrato un uomo barbuto che mi ha detto che Carolina mi stava aspettando, mi ha indicato la strada e sono arrivato da te.
    - E perché mai? - Chiese avviandosi verso l’uscita del palazzo.
    - Non lo so. Ho lasciato la grotta e sono comparso qui. Che città è questa?
    - Milano, in Italia.
    L’uomo si fermò, basito.
    - Italia?!
    - Vieni, andiamo in quel bar, mi racconterai tutto. - Propose Carolina, pensando fosse più opportuno stare in mezzo alla gente e poi svignarsela con la scusa di andare in bagno. L’uomo era certamente pazzo ed era meglio non contrariarlo.
    - Questo saloon è davvero strano, - osservò John seduto al tavolino. – Dove abito io le donne non entrano, a meno che non siano puttane.
    - Senti, qui le donne fanno quel che pare loro, non siamo mica nell’ottocento!
    - Ah no?
    - No! Siamo nel 2023!
    John osservò sbigottito:
    - Ho lasciato il 1889… sono nel futuro!
    - Eh già, logico! – Lo assecondò Carolina.
    - Capisco che tu non mi creda, è difficile anche per me, ma è così. È stato il vento uscito dall’otre dello sciamano a portarmi qui.
    - Wikipedia afferma che John Carter è sparito dalla circolazione. Come mai?
    - Ho dovuto farlo, non potevo più sparare e due sopravvissuti della banda di Billy The Kidd mi cercavano per vendicarsi. Mi sono ritirato in campagna, lontano da tutti.
    Una notte mi è apparso lo sciamano che mi aveva maledetto.
    - Uno sciamano? –
    - Sì, per errore ho ucciso un ragazzo della sua tribù. Lo stregone mi ha maledetto dopo aver fatto sparire la mia colt: non avrei più potuto sparare non finché l’avessi ritrovata.
    Carolina fece una smorfia.
    - Anch’io non gli credetti, ma tutto si avverò. Non potevo toccare nessuna arma e tantomeno sparare, perché le mani cominciavano a tremare e la vista si annebbiava.
    - Allora che successe?
    - Lo sciamano mi apparve una notte, mi disse che era morto e, nell’al di là, il Grande Spirito lo aveva biasimato: era vero che non avevo avuto intenzione di uccidere il ragazzo e ora, se voleva cavalcare nelle grandi praterie insieme ai suoi avi, avrebbe dovuto rimediare, così mi disse di aprire l’otre nascosto nella sua capanna. Lo feci, ed eccomi qui.

    3


    Carolina trovò la storia interessante e fantasiosa, ma pensò che il sedicente John Carter fosse davvero pazzo.
    - Allora sei qui per la tua pistola!
    - Penso di sì.
    Nervosa, cercando il momento buono per darsela a gambe, giocherellò con la spilla della zia Mary.
    John notò il gesto.
    Come attratto da una forza sconosciuta, allungò una mano per toccare il piccolo gioiello.
    Le luci del bar si spensero. Nel buio più profondo mai visto prima, Carolina sentì tirare la giacca.
    Qualche secondo dopo, la spilla era sparita e una colt vera si era materializzata tra le mani di John. Un buco sorrideva sul bavero di Carolina, dove prima splendeva la spilla d’oro.
    - Santo Paradiso! - Esclamò la ragazza – È tutto vero!
    John guardava con occhi sgranati e increduli la sua arma, compagna di una vita.
    - Ritira quell’affare! – Consigliò Carolina – Prima che la gente la noti. Ciao, John Carter, - aggiunse, allungando la mano – sono Carolina, conoscerti è stato incredibile.
    John gliela strinse, confuso.
    - Dal Texas all’Italia, sicuro che non l’avrei mai più trovata! Come facevi ad avere tu la mia pistola? – Chiese esterrefatto
    - La lettera della zia! – Si ricordò Carolina. La prese e lesse:
    “Caroline cara, ti lascio in mio ricordo questo piccolo gioiello che, come scoprirai, è di ottima e particolare fattura. L’ho scovato in un negozietto e me ne sono innamorata. So che lo apprezzerai perché noi due siamo molto simili. Il vecchio che gestiva il negozio non voleva vendermela, farneticava di una tragica origine, certamente per alzare il prezzo. Alla fine, come vedi, l’ho spuntata.
    Un grande abbraccio, zia Mary.”
    - La tragica origine è stata la morte del ragazzo. – Concluse.
    - Certamente! - Concordò John – Ora che ho riavuto la mia arma, vorrei tornare a casa, nel mio tempo.
    I due si guardarono. Carolina pensò ai libri fantasy che parlavano dei viaggi nel tempo.
    - Immagino che tu debba tornare nel luogo in cui sei arrivato, - concluse.
    - La terrazza. – precisò John.
    - Andiamo, se vieni con me la sicurezza non farà storie.
    Una volta in cima al grattacielo, esplorarono la terrazza per cercare qualcosa che facesse da tramite spazio- temporale.
    - Per venire hai usato un recipiente, l’otre. Probabilmente ne servirà un altro per andartene. Fammi vedere il punto esatto in cui sei arrivato. – propose Carolina.
    - Non saprei dirlo, ero stordito, mi sono mosso subito.
    John esplorò con lo sguardo la terrazza.
    - Non so, non so! – Esclamò desolato.
    Un luccichio attirò l’attenzione di Carolina.
    - Guarda! Cos’è? – Esclamò senza toccare il piccolo oggetto.
    Uno sperone luccicava vicino al gabbiotto dell’idrante antincendio.
    - Qui atterra l’elicottero del proprietario del network, - s’interruppe di fronte allo sguardo interrogativo di John. - Ah, già, che ne puoi sapere! Beh, dovrebbe esserci un manicotto, ma è vuoto. Devi essere arrivato qui e hai perso lo sperone.
    - Apro lo sportello e provo. Se funziona, sparirò. Allontanati. Grazie, Carolina, addio!
    Furono le sue ultime parole. Un vortice uscito dallo sportello aperto lo catturò e John Carter sparì.
    - Incredibile, incredibile! – Ripeteva la ragazza, guardando il gabbiotto.
    Si voltò per scendere e uscire dal palazzo, quando il cellulare s’illuminò. Lo prese, lo schermo si aprì sulla pagina di Wikipedia che parlava di John Carter. Lesse:
    “John Carter, il miglior cacciatore di taglie della Pinkerton, dopo aver ucciso per errore un giovane Apache si ritirò a vita privata ma, qualche tempo dopo, tornò al servizio della giustizia e fu nominato sceriffo. Sposò Mary Winston ed ebbe una figlia che chiamò Carolina.”
    - Ne sono onorata, John! – Mormorò Carolina sorridendo. - Grazie.

    Edited by Ida59 - 5/10/2023, 21:33
     
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