Il segreto di Ida


Sfida dei 5 elementi

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  1. DanielaB
     
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    Sfida degli elementi n° 12: Re/regina/Nobile, diavolo, cimitero, lavagna, struzzo.

    Furbizia


    1


    Il re è morto, viva il re! In questa situazione, si ritrovò, dall’oggi al domani, il giovane Vasco, principe cresciuto senza preparazione alcuna a diventare re.
    Pensava, come tutti i giovani, che il padre fosse eterno, avrebbe governato per sempre lasciandogli continuare la bella vita tra battute di caccia, balli, bevute con gli amici, feste in cui amava stupire gli ospiti con gli animali esotici del suo zoo e ogni altro divertimento spensierato.
    Il brutto giorno, però, arrivò all’improvviso, a causa di una malattia fulminante e ora eccolo lì, seduto su un trono scomodissimo in tutti i sensi.
    I nemici del regno, piccolo ma strategico per l’accesso al mare, festeggiarono: quell’idiota, seppur fiancheggiato da abili consiglieri, peraltro, forse, corruttibili, non sarebbe mai stato capace di salvare il proprio territorio da un attacco.
    Anche nelle viscere della Terra c’era chi festeggiava.
    - Mi manca l’anima di un nobile per completare il medagliere e concorrere alla nomina di diavolo glamour; quella del giovane Vasco sarà facilmente mia. – Disse il diavolo Oiros – Certo non è un re ascetico, ma è giovane e innocente e l’innocenza corrotta è molto importante.
    Sedette sui carboni accesi a pensare come contattare Vasco e convincerlo a vendergli l’anima, che doveva essere ceduta volontariamente. Col loro teporino, i carboni erano fonte inestimabile di ispirazione.

    2


    - Che noia mortale! – Disse Vasco tra sé e sé durante la riunione col primo ministro che gli stava illustrando il bilancio fiorente del regno – Speriamo che finisca in fretta.
    Un dispaccio interruppe il colloquio.
    - Ci hanno dichiarato guerra! – Esclamò – I tre regni confinanti si sono alleati e ci invaderanno alle prime luci dell’alba.
    Mentre il primo ministro stava dicendo che andava convocato subito il generale a capo dell’esercito, Vasco si alzò e se ne andò.
    Prese alcune borse piene di monete d’oro e raggiunse le cantine per cercare il passaggio segreto che lo avrebbe portato fuori dalle mura non solo del castello ma dell’intero contado, in salvo.
    - Non sarò più re, ma chi se ne importa? – Disse a sé stesso – Avrò salva la vita e con questo oro vivrò bene.
    Oiros che, invisibile, lo stava seguendo, si fregò le mani:
    - Ottimo comportamento vigliacco! Bene! Sei già quasi mio. Ora il tocco finale.
    Nel corridoio era stipata una gran quantità di oggetti, tra i quali una vecchia lavagna di quelle con i treppiedi che poteva stare staccata dal muro.
    - La mia vecchia lavagna! – Vasco si fermò, nostalgico, ripensando alla sua vecchia maestra che vi scriveva le lettere dell’alfabeto. La accarezzò, una lacrimuccia all’angolo degli occhi.
    - Incoerente! – disse il diavolo – Sta per abbandonare al loro destino migliaia di persone e si commuove davanti a una lavagna! Bene, all’opera.
    Entrò nella lavagna, che si illuminò.
    - Ciao, Vasco!
    Il ragazzo si bloccò, guardandosi attorno sbalordito.
    - Sono qui, nella lavagna.
    - Chi sei? Che vuoi?
    - Sono un mago prigioniero qui per una maledizione. Devo aiutarti per riavere la libertà. Stai scappando, ma i soldi, seppur d’oro, finiranno presto. Sarai ricercato dai nemici per i quali costituirai sempre una minaccia. Se accetti il mio aiuto, vincerai tutte le guerre, il tuo regno prospererà e vivrai tra mille agi. Io sarò libero e, per concludere il nostro patto in modo che non possa più pretendere nulla da te, mi dovrai dare qualcosa, così il mio servizio sarà pagato.
    Vasco rispose:
    - Ti credo: chi mai potrebbe parlare attraverso una lavagna, se non un mago? Dimmi quanto vuoi.
    - Dovrai darmi la cosa più preziosa che possiedi.
    Il giovane pensò al forziere pieno delle pietre più rare e preziose della Terra, fece due conti e accettò.

    3


    Passò qualche anno, Vasco, consigliato dal diavolo nella lavagna, vinse sempre facilmente i suoi nemici, conquistò nuove terre e divenne potente e ricchissimo, il regno con lui.
    Un giorno si sentì particolarmente stanco.
    - Devo limitarmi nei bagordi, non sto molto bene ed è ora che prenda moglie, devo avere un erede.
    Un odore tremendo di zolfo riempì la stanza e davanti a lui apparve l’essere più brutto che avesse mai visto: tre corna in cima alla testa tonda come una palla, una pancia prominente dalla cui pelle trasparente si vedevano braci infuocate.
    Vasco si stropicciò gli occhi.
    - Non ho digerito, - disse – ho le traveggole.
    - No, sire, - esclamò il diavolo oscillando avanti e indietro la coda squamosa e biforcuta – sono il mago della lavagna, o meglio, il diavolo della lavagna. Ti ho aiutato e ora sono venuto a riscuotere. Mi devi la cosa più preziosa che possiedi.
    Vasco si arrese subito, ispirato dalla stoffa di combattente che lo distingueva.
    - Va bene. Ti accompagno nella stanza del tesoro, prendi ciò che vuoi.
    - Eh, no, bello mio! Il tesoro non è la cosa più preziosa che hai.
    - No? – Chiese Vasco, perplesso.
    - No! Devi darmi la tua anima.
    - La mia anima?!
    - Già! – Replicò soddisfatto il diavolo.
    Nella mente del re, improvvisamente, si affollarono tutti gli insegnamenti dei genitori e degli insegnanti sull’onestà, la bontà, sul paradiso e sul castigo. Si vide ardere tra le pene dell’inferno, ebbe paura e si pentì amaramente della sua vita.
    - Tu mi hai ingannato, ho frainteso le tue parole! – Esclamò quando ritrovò la voce.
    - Niente affatto, - replicò il diavolo – se tu sei ignorante e superficiale, io non ne ho colpa.
    - Hai detto di essere un mago!
    - Ho poteri magici, in effetti, poi sono un diavolo, mento! – Lo derise Oiros.
    - Hai parlato di una cosa preziosa!
    - La tua anima, come quella di tutti, lo è. Hai accettato di vendermela.
    - Il patto non è stato chiaro. Sei sicuro che il tuo Capo accetterebbe un’anima estorta con un plateale inganno?
    Vedendo che il diavolo era rimasto pensieroso, il re continuò:
    - Ti propongo una gara di corsa. Chi la vincerà avrà vinto anche la nostra disputa.
    - Va bene, - rispose Oiros, - ma scelgo io il luogo, il vecchio cimitero sconsacrato.
    Il lungo viale, che termina con la chiesa, è adatto alla corsa e nessuno ci disturberà.

    4


    Venne il giorno della gara. Vasco si presentò a cavallo di uno struzzo del suo zoo.
    - Ehi, - gridò con disappunto il diavolo, - non vale. Lo struzzo corre molto veloce, non è ammesso.
    - Non avevamo chiarito che erano proibiti mezzi di locomozione. – Ribatté il giovane.
    - Lo stabilisco adesso.
    - Senti, tu hai poteri magici, io sono certamente in svantaggio rispetto a te. Lasciami almeno cavalcare questa bestia!
    Il diavolo rise.
    - Osi sfidarmi? Credi di essere più furbo di me? Povero sciocco!
    Con un movimento della coda sbalzò di sella Vasco e ne prese il posto e poi gridò:
    - La gara comincia! Via!
    Lo struzzo partì, corse a tutta velocità lungo il viale del cimitero, fino alla chiesa che aveva il portone spalancato e vi entrò, attirato da una femmina in amore.
    Il diavolo rideva a crepapelle.
    - È sconsacrata, citrullo! Ora morirai, sarai mio per l’eternità e soffrirai, te lo ass…
    Non finì la frase perché il suo corpo cominciò a fumare e poi, con un gran botto, si disintegrò.
    Il cimitero era sconsacrato, ma non la chiesa, perché era quella in cui si recava da bambino il vecchio re: piena di ricordi, dal matrimonio con l’amata regina al battesimo dell’unico figlio, vi aveva pregato sempre e l’aveva mantenuta sacra.
    Vasco, felice dello scampato pericolo, si pentì del suo comportamento egoistico e pavido; divenne un re saggio ma, soprattutto, molto pio e devoto.
    Oiros fu confinato nelle viscere più profonde della Terra con le ceneri del suo medagliere ed ebbe l’interdizione ad avere rapporti con gli esseri umani per i futuri duecentomila anni.

    Edited by Ida59 - 10/10/2023, 14:41
     
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