Il segreto di Ida

Posts written by Ida59

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    aula_poesia

    Strofa libera



    Il numero dei versi non è fisso e varia.

    Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
    e tutto l?altro tace,
    odi il martel picchiare, odi la sega
    del legnaiuol, che veglia
    nella chiusa bottega alla lucerna,
    e s?affretta, e s?adopra
    di fornir l?opra anzi il chiarir dell?alba.

    Questo di sette è il più gradito giorno,
    pien di speme e di gioia:
    diman tristezza e noia
    recheran l?ore, ed al travaglio usato
    ciascuno in suo pensier farà ritorno.

    Garzoncello scherzoso,
    cotesta età fiorita
    è come un giorno d?allegrezza pieno,
    giorno chiaro, sereno,
    che precorre alla festa di tua vita.
    Godi, fanciullo mio; stato soave,
    stagion lieta è cotesta.
    Altro dirti non vo?; ma la tua festa
    ch?anco tardi a venir non ti sia grave.

    (G. Leopardi, Il sabato del villaggio, vv 31-51)

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    ViaggioEroeRID

    Dentro l'anima e il viaggio dell'eroe - Parte 1 di 5



    Quando ho scritto "Dentro l'anima", che all'inizio era una fanfiction (agosto 2014-maggio 2016) poi trasformata in originale (fine 2016/inizio 2017) non avevo la più pallida idea di cosa fosse "Il viaggio dell'Eroe" e del suo utilizzo nei manuali di narratologia.

    Passati alcuni anni, ora so che il viaggio dell’eroe è un modello narrativo, sviluppato dallo sceneggiatore Christopher Vogler, basato su archetipi e suddiviso per tappe che portano l’eroe a completare un percorso personale di auto-consapevolezza. In realtà Vogler ha sviluppato gli studi di Campbell, studioso di mitologia comparata, che ha dedicato la vita allo studio dei miti delle varie civiltà umane, dai greci agli aztechi, facendo scoperte molto interessanti.
    In “L’eroe dai mille volti” (1949) Campbell sostiene che miti provenienti da regioni ed epoche storiche diverse condividono l’identica struttura narrativa con la stessa successione di eventi ed episodi, in particolar modo per quanto riguarda il percorso affrontato dalla figura dell’eroe, schematizzato nel percorso narrativo universale del viaggio dell’eroe.
    Campbell, influenzato anche dalla visione del mito di Carl Jung e dai suoi archetipi, così descrisse il modello:
    «L'eroe abbandona il mondo normale per avventurarsi in un regno meraviglioso e soprannaturale; qui incontra forze favolose e riporta una decisiva vittoria; l'eroe fa ritorno dalla sua misteriosa avventura dotato del potere di diffondere la felicità fra gli uomini.»
    Vogler, sceneggiatore hollywoodiano (ha lavorato a lungo con la Disney) e professore, ha ripreso in mano gli studi di Campbell approfondendo la struttura del mito e gli archetipi a uso di scrittori di narrativa e cinema pubblicando il libro “Il Viaggio dell’Eroe” (1992) che parte dalle considerazioni teoriche di Joseph Campbell per arrivare a un pratico manuale per scrittori.
    Il viaggio dell’eroe è utilizzato soprattutto come schema narrativo, con la scansione di tappe che creano l’intrigo e danno un ritmo avvincente alla storia. Si tratta di una struttura archetipa molto potente: ogni volta che è stata ripresa nella letteratura o nella cinematografia ha portato gli autori ad un enorme successo (Star Wars, Matrix, Il Signore degli Anelli, Harry Potter: ognuna di queste saghe riprende il viaggio dell’eroe scoperto da Campbell).
    Gli archetipi sono diversi dagli stereotipi, sono funzioni, non sono ruoli rigidi, hanno a che fare con l'inconscio collettivo teorizzato da Jung. Possono essere personaggi positivi e negativi, fisici o metaforici, persone od oggetti. Un personaggio può rappresentare in sé più di una funzione.

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    FR-Antitesi



    Il termine greco antico significa letteralmente contrapposizione.
    Figura retorica consistente in una contrapposizione di parole e concetti in cui talvolta si nega l?uno affermando il contrario.

    Esempio

    Non c?era silenzio in quella grotta, ma si sentivano i pipistrelli volare.

    Si afferma una situazione negando il suo contrario.
    E' molto efficace perché mostra due aspetti contrastanti di ciò che si descrive., quasi a voler rafforzare ciò che è rispetto a ciò che non è.
    Talvolta si possono accostare concetti in contrapposizione tra loro, per aumentare l?effetto di un?azione:

    Tremaso al solo pensiero di non farcela agli esami di stato, ma ero fermamente convinto di superarlo.

    Si cerca di far capire al lettore il tormento interno di chi parla e l?angoscia di una situazione che non è calma e tranquilla.
    L?antitesi è una figura retorica molto utile per esprimersi senza apertamente significare ciò che si sente: suggerendo con i termini in contrapposizione.

    Leggi anche gli altri articoli sulla figure retoriche

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    Ma che bellissima poesia/dichiarazione! posso averla anche io quella magica matita creata con tanta appassionata dedizione?
    Davvero bello, ogni componente perfetto con i suoi aggettivi appropriati: quasi la vedo nascere, formarsi dal pensiero, regalandomi visioni di filari d'uva ai piedi d'un vulcano e fucine sotterranee con lampi di fuoco.
    Sempre bravissimo!
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    Aforismi sulla grammatica dalle Americhe all'Europa nel 1900


    In questo mondo ctonio l’unica cosa importante è l’ortografia e la punteggiatura. Non importa quale sia la natura della calamità, l’importante è che sia scritta bene.
    (Henry Miller 1891–1980 scrittore statunitense)

    Una grammatica insufficiente è la premessa di una filosofia confusa.
    (Nicolás Gómez Dávila 1913–1994 scrittore colombiano)

    Grammatica: le parole promettono il mondo, ma danno soltanto il loro senso.
    (Franz Josef Czernin 1952 scrittore austriaco)

    Solo in grammatica si può essere più che perfetto.
    (William Safire 1929–2009 autore statunitense, scrittore di discorsi del presidente Richard Nixon)

    In politica è, a volte, come nella grammatica: un errore che commettono tutti viene finalmente riconosciuto come una regola.
    (André-Georges Malraux 1901–1976 scrittore francese)

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    Esempi di Antonomasia (2)



    Per antonomasia si può riferire ad una persona o ad una cosa famosa ovunque. La parola "antonomasia" è utilizzata anche nell'espressione "per antonomasia", che significa "per eccellenza".
    Per esempio: l'investigatore per antonomasia è Sherlock Holmes, il quadro per antonomasia è la Gioconda. Nel primo caso si hanno spesso finalità apologetiche e si possono creare soprannomi o addirittura nomi o cognomi, nel secondo si riassumono sinteticamente intere categorie e si possono creare nuovi nomi comuni.

    Ad esempio, nel primo caso:

    • "il poeta" o "il Poeta" al posto di Dante Alighieri

    • "el Che" al posto di Ernesto Guevara

    • "la tigre di Cremona" al posto di Mina

    • "la pantera di Goro" al posto di Milva

    • "l'aquila di Ligonchio" al posto di Iva Zanicchi

    • "l'Avvocato" al posto di Gianni Agnelli

    • "Malpelo" come nome proprio del protagonista del racconto Rosso Malpelo di Giovanni Verga

    • "el pibe de oro" al posto di Diego Armando Maradona

    • his Airness" al posto di Michael Jordan

    • "lo stallone italiano" al posto di Rocky Balboa, pugile interpretato da Sylvester Stallone

    • "il mahatma" al posto di Gandhi

    • "l'eroe dei due mondi" al posto di Giuseppe Garibaldi

    • "il Duce" al posto di Benito Mussolini

    • "il Führer" al posto di Adolf Hitler




    Mentre nel secondo caso:

    • "perpetua" per l'assistente personale di un sacerdote (da Perpetua, il personaggio dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, domestica di Don Abbondio)

    • "ercole" o "un Ercole" per un uomo di grande forza (dall'eroe greco Ercole)

    • "mecenate", riferito a persona dedita al mecenatismo, ossia il sostegno finanziario della cultura (dal cognomen di Gaio Cilnio Mecenate)

    • "paparazzo" o "un Paparazzo" per un fotografo di attualità (dal nome del fotografo del film di Fellini La dolce vita)

    • "Parco della Vittoria" per un posto molto costoso (da un'ipoteca dell'edizione italiana del gioco Monopoli)

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    FR-AntonomasiaBlu

    Esempi di Antonomasia (1)



    Di voi pastor s'accorse il Vangelista, --------------- San Giovanni Evangelista
    quando colei che siede sopra l'acque
    puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
    (Dante, Inferno, XIX, 106-108)


    Ché le città d'Italia tutte piene
    son di tiranni, e un Marcel diventa --------------- avversario dell'autorità imperiale
    ogne villan che parteggiando viene.
    (Dante, Purgatorio, VI, 124-126)


    et non già vertù d'erbe, o d'arte maga,
    o di pietra dal mar nostro divisa, ------------------------ Mare Mediterraneo
    (Francesco Petrarca, Canzoniere, LXXV, 3-4)


    De l'empia Babilonia, ond'è fuggita ----------------------- Curia papale ad Avignone
    ogni vergogna, ond'ogni bene è fori,
    albergo di dolor, madre d'errori,
    son fuggito io per allungar la vita.
    (Francesco Petrarca, Canzoniere, CXIV, 1-4)


    e fatto ch'ebbe il re di Circassia
    battere il volto de l'antiqua madre ----------------------- la terra
    traversò un bosco, e dopo il bosco un monte,
    (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, II, XXXIII, 5-7)


    Quel che 'l Maestro suo per trenta nummi --------------- Gesù Cristo
    diede a' Iudei, non nocque a Ianni o a Piero;
    (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, XXII, II, 5-6)


    Mentre son questi a le bell'opre intenti
    perché debbiano tosto in uso porse
    il gran nemico de l'umane genti ------------------------- il demonio
    contra i cristiani i lividi occhi torse.
    (Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, IV, I, 1-4)


    Odi come consiglia! odi il pudico
    Senocrate d'amor come ragiona! ---------------------- moralista
    (Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, XVI, LVIII, 5-6)


    [...] e l'isole
    che col selvoso dorso
    rompono agli Euri e al grande Ionio il corso. ------------- i venti
    (Ugo Foscolo, All'amica risanata, 82-84)


    E quando Furio e l'arator d'Arpino, ------------------------ Caio Mario
    imperador plebeo, tornava a te,
    (Giosuè Carducci, Agli amici della Valle Tiberina, 49-50)


    Come uno straccio lurido, gettata
    questa terra di Fucci e di Bonturi, ------------------ ladri | truffatori
    (Giosuè Carducci, Heu pudor!, 13-14)
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    FR-Antonomasia

    Antonomasia



    Il termine deriva da un verbo del greco antico che significa letteralmente cambiare nome.
    E' una figura retorica che consiste nell’adoperare un nome comune o una perifrasi invece di un nome proprio e viceversa.
    In questo modo è possibile sostituire a un nome qualcosa che lo ricorda o lo definisca, sia con un solo vocabolo che con un’espressione.

    Esempio di antonomasia mediante sostituzione del nome proprio con uno comune:
    “Il Cavaliere era convinto che, con le sue promesse, avrebbe spostato a suo favore molti voti degli indecisi alle prossime elezioni.”
    Dove è ormai entrato nell’uso comune chiamare Cavaliere Silvio Berlusconi.

    Esempio mediante un nome proprio per un nome comune:
    “Il ragazzo che era appena arrivato a scuola era un Marcantonio di quelli che non immagini possano esserci alla sua età.”
    Qui Marcantonio sta a significare un ragazzo alto e robusto.

    Esempio in cui si usa una perifrasi per individuare il soggetto:
    “La musica era elegante, dolce, armoniosa e chiara, perciò il suo autore era chiamato cigno di Busseto.”
    Tutti sanno che il cigno di Busseto fosse Giuseppe Verdi.

    L’antonomasia può comprendere altre figure retoriche più ampie come la metonimia, la metafora e la perifrasi.
    Si trova spesso nella poesia ma anche nella prosa e nella narrativa in particolare, dove non è opportuno ripetere, a breve distanza, nomi e vocaboli. Talora serve a raggiungere obiettivi satirici se non del tutto comici.
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    Titolo: Dubbi assillanti
    Autore/data: Ida Daneri – 10 novembre 2019
    Parole-battute: 254 - 1497

    Questa storia è di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.


    Dubbi assillanti




    Apro gli occhi nella notte nera e fredda.
    Un brivido sulla pelle.
    Un sogno nell’incubo o un incubo nel sogno?
    Sfioro cauto la pelle del viso, attendendo il dolore, ma è integra e liscia.
    Giungo al collo, sussulto e mi manca il fiato.
    Richiudo gli occhi e tremo.
    Ci sono due piccoli fori.
    E ricordo.

    Ricordo lei, bellissima e sensuale, e i suoi occhi di sangue.
    Ricordo il fuoco scorrere nelle vene, ricordo il dolore e il terrore.
    Sento di nuovo il suo respiro mischiarsi al mio, la sua bocca sul collo, bruciante passione che mi risucchia. Le sue labbra sottili sono avide di baci, mai sazie di crudeli morsi; le lunghe dita, esangui ma energiche, intagliano una sanguinante scia di possesso nella mia carne.
    Eppure la bramo, ancora, potente malia che mi sottomette in uno scintillio di acuminati canini. Le sue braccia mi avvolgono in una spira soffocante, come se non potesse perdermi, come se lasciarmi significasse morire.
    Vuole il mio sangue, esige la mia vita.
    Passione infuocata, travolgente, dolore lacerante in un lungo urlo roco che si dissolve in un sibilo: sussurra il mio nome con perfida tenerezza.
    Le sue labbra sono placate, ora, leniscono il fuoco che mi divora mentre le dita affusolate sfiorano piano la mia pelle, leggere e delicate, a sanare ogni ferita inferta dalla sanguinaria passione.
    Il dolore svanisce e resta solo il desiderio di ricominciare.
    Le porgo il collo, soggiogato.
    Si lecca le labbra, lasciva e sensuale.

    Prigioniero o amante?
    Sogno, incubo, ricordo o realtà?
    Delirio?
    Follia?
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    DanielaN-StregaMelusina
    Foto di Viva la vida!!! Rosa Matilde Peppi da Pixabay


    La strega Melusina


    Povera me! Povera Melusina! Ho combinato un bel pasticcio. D’accordo, sono una strega, ma sono ancora una apprendista. Tutti continuano a dirmi di fare esercizio, ma questa volta l’ho fatta grossa.
    Questa mattina mi stavo guardando attorno nella mia bella caverna, così buia e fumosa, piena di spifferi come soffi di morte. Il disordine, però, stava diventando inaccettabile: non riuscivo a trovare nulla in quel guazzabuglio di erbe velenose e cesti di rovi. Le ragnatele erano talmente intricate che i miei poveri pipistrelli non riuscivano più a volare. Persino la mia gatta Melisandra se ne stava fuori, vicino allo stagno. Per farla breve, in un cassetto, pieno di vermi, ho trovano una bacchetta senza magia. Ho pensato a un incantesimo per farla diventare una bacchetta delle pulizie; non pretendevo di farla diventare una Forrester. Probabilmente ho esagerato con gli ingredienti e questo è il bel risultato.
    La caverna è in ordine perfetto, ma non è più una caverna: è una linda casetta, allegra e luminosa, circondata da un giardino di rose aulenti, con una siepe di gelsomino fragrante. Il mio pentolone, nero come il piombo antico, adesso è di rame lucente. Non basta: il mio putrido stagno è diventato un laghetto cristallino abitato da due cigni eleganti e quattro anatroccoli giocosi. I miei rospacci ruttanti si sono Trasformati in raganelle canterine. Non ho risparmiato nemmeno Melisandra, la mia gatta nera e tignosa, con gli occhi di brace; ora è una gattina bianca con quattro zampette nere come scarpine. Il cielo è azzurro con qualche nuvoletta soffice e bianca: cielo di maggio. Ho trasformato il mio mondo di strega, lugubre e solitario, in una bella radura soleggiata nella più intricata, buia, ventosa e spaventosa delle foreste.
    Mi sono guardata allo specchio: potrei fare invidia a Biancaneve.
    Devo rimediare: fra tre giorni ci sarà un sabba, guarda caso proprio a casa mia. Sarà l’esame per diventare strega di primo grado. Non posso certamente servire il decotto di edera velenosa e ortica piccante, accompagnata da pasticcini di sterco di lombrico africano con glassa di bava di pitone, adatte alla circostanza, in una casa come questa.
    L’unica cosa che si è salvata in questo disastro è l’amuleto che mi ha regalato la mia madrina Lilith, demone feroce e potentissimo. Il mio amuleto contiene tre gocce di sangue di drago di Lucifero: nessun incantesimo può colpirlo.
    Devo tenerlo stretto fra le mani: pensa, Melusina, pensa.
    Se devo essere sincera questa situazione non mi dispiace del tutto. Qualche giorno fa ho visto passare un bel giovane che si era perso nella foresta; appena mi ha vista è scappato a gambe levate. Posso capirlo: avevo l’aspetto di strega. Questo episodio mi ha fatto pensare: nessuno (intendo nessuna strega) è mai riuscito a descrivermi l’amore, quello fra gli umani. Sarebbe interessante capirne di più e quel giovane mi sembrava un soggetto adatto. Vorrei anche evitare, se dovessi morire anzitempo, di diventare una demonietta di Mesopotamia. Non sapete chi sono questi spiritelli? Si tratta di quelle fanciulle che muoiono vergini e, siccome non hanno provato le gioie dell’amore e del sesso, di notte stuzzicano i maschi umani. Una vera noia in eterno.
    Devo pensare a un incantesimo per conservare per un po’ di tempo questo aspetto e la mia casetta, rendendoli invisibili a occhi pericolosi. Al tempo stesso devo fare in modo che qualsiasi strega, anche apprendista, veda me e il mio mondo come se fossi solo una strega.
    Se stringo forte il mio amuleto i demoni di Ninive e Babilonia mi aiuteranno.
    Voglio controllare bene quale fosse il mio aspetto di strega prima del disastro. Ecco qua il mio specchio di vetro di luna, lo specchio del ricordo.
    Capelli: stoppie dal colore senza nome, luridi e unti che nemmeno il pidocchio più disperato potrebbe abitare; naso: adunco con tre porri pelosi sparati a caso; bocca: una scucchia che, quando piove, mi fa bere senza bicchiere; mani: le dita sembrano ulivi antichi e contorti con unghie come scalpelli arrugginiti; abito: lasciamo perdere il colore che non si vede sotto la sporcizia; una tasca piena di vermi di palude, nell’altra una bella raccolta di insetti brulicanti i; piedi: l’orgoglio di mia madre, zampe di rapace come zia Lilith.
    E ’ora di mettersi all’opera.
    Ecco qua il mio pentolone di rame lucente. Il fuoco alchemico è spento: perfetto per un incantesimo duplice e al contrario.
    ComincIo buttando gli ingredienti a caso, così come mi vengono in mano: due scarabei della tomba di Tutankamen ben tritati, uno scorpione fresco della mummia di Hatshepsut, due spruzzi di ululato di lupo gelato, ragnatele di Gopbekii Tepe, vischio di Stonenge, qualche pezzetto di mandragora urlante, alito di Loch Ness, polvere di Plutone, due piume dei corvi della torre di Londra, tre gocce di uranio impoverito, l’ultima novità.
    Manca una nota di positività: può funzionare un ciuffo di crini di unicorno.
    Per ultimo, invece del fuoco alchemico, ghiaccio imperituro delle Montagne della Luna
    Nessuna formula magica pronunciata: le parole sono pericolose, qualcuno potrebbe sentire.
    Adesso mescola e mesci, mescola e mesci e rivolta tre volte.
    Si alza uno sbuffo di fumo bianco che si allarga pian piano; che strano: in alto diventa rosso e ha l’aspetto di un fungo appetitoso. Che sciocca: è un fungo mortale e velenoso.
    Il fumo si spande, esce nel giardino fiorito e sale nel cielo di maggio.
    Forse ho fatto un altro pasticcio: non è cambiato niente.
    All’improvviso sento le voci dei demoni di Ninive e Babilonia che mi sussurrano: “Stringi forte il tuo amuleto, Melusina e vedrai come vede una strega”.
    E’ vero: ecco la mia caverna, il pentolone nero e ammaccato, i pipistrelli nel loro angolo, è tornato il gufo accompagnato da due corvi e Melisandra è di nuovo nera e tignosa. In giardino i rovi spinosi sono al loro posto e così anche l’edera velenosa; la mandragora è giù in fondo con le erbe magiche. Lo stagno è putrido e maleodorante, un luccio vorace insidia i ratti sprovveduti, i rospacci sono numerosi. Il cielo è plumbeo, solcato da lampi minacciosi; sullo stagno aleggia una nebbia fluttuante come veli da sposa dell’Ade.
    E io? Dov’è lo specchio del presente? Capelli, naso, bocca, mani, vestito: tutto a posto. Chiamo Melisandra: la mia voce è gracchiante e catarrosa.
    Perfetto.
    Pensandoci bene, se l’esperimento con il giovanotto avesse un buon risultato, potrei anche decidere di diventare una fata.
    Melusina non è un nome da strega.

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    FR-Antifrasi


    Antifrasi



    Il termine, dal greco antico, significa letteralmente espressione contraria.
    E' una figura retorica con la quale ironicamente si usa una parola in luogo del suo contrario.

    Ecco esempi molto comuni dato che se ne fa largo uso nella lingua parlata, s

    “Che fortuna che sono stati allungati i tempi per andare in pensione. Mi diverto un sacco a lavorare io!”

    “Mario è uno sgobbone. Perciò è il primo della classe... a uscire dall'aula.”

    E' molto utile nella narrativa giacché fondata sull’umorismo che poco si adatta alla poesia. Mai abusarne, però, come sempre.

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    aula_poesia

    Stanza




    È la strofa della canzone. Si compone di due parti: la fronte (che si divide in due piedi) e la sìrima o sirma (che può essere divisa in due volte).
    Fronte e sirima sono collegate da un verso, chiamato chiave.
    I versi usati sono il settenario e l’endecasillabo.


    [Fronte]


    (1° piede)

    Chiare, fresche e dolci acque,
    ove le belle membra
    pose colei che sola a me par donna;

    (2° piede)

    gentil ramo ove piacque
    (con sospir’ mi rimembra)
    a lei di fare al bel fiancho colonna;

    [ chiave]


    herba et fior’ che la gonna

    [sìrima]


    (1ª volta)

    leggiadra ricoverse
    co l’angelico seno;
    aere sacro, sereno,

    (2ª volta)

    ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
    date udienzia insieme
    a le dolenti mie parole extreme.

    (F. Petrarca, Chiare, fresche et dolci acque, vv 1-13)

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    ConsigliShannara5

    Saga di Shannara

    (5°ciclo: Il viaggio della Jerle Shannara)




    Con il 5° ciclo (composto da: La strega di Ilse, Il Labirinto e L'ultima magia) si torna alle mitiche Quattro Terre e poi si spazia oltre lo Spartiacque Azzurro verso terre sconosciute alla ricerca di un’incredibile fonte di magia. Tornano i consueti componenti, eredi delle famiglie Ohmsford e Leah, nonché degli elfici Elessendil, insieme al Druido Walker, a un esponente rappresentativo dei Nani e ai Cavalieri del Wing Hove conosciuti nel 3° ciclo. Tornano ancora la spada di Shannara, rivelatrice della verità, e quella di Leah, nonché le Pietre Magiche. Ma tutto ciò ancora non è abbastanza…
    Per ora è il mio ciclo preferito, con l’inatteso arrivo di Corsari e Navi Volanti che hanno aggiunto un ulteriore fascino avventuroso alla saga.
    Ma la forza di queto ciclo è lo scontro tra la tecnologia del Vecchio Mondo e la magia del mondo rinato dopo le Grandi Guerre, basato su un equivoco di fondo (a dire il vero è proprio un inganno architettato per la sopravvivenza, ma non vi dico di chi) incomprensibile per i personaggi ma che si svela progressivamente ai lettori che, provenendo proprio dal Vecchio Mondo, riescono a riconoscerne molti elementi e, quindi, a intuire come si concluderà la ricerca dei favolosi libri di magia che contengono in sé tutte le conoscenze precedenti.
    Tre sono gli antagonisti principali, che si susseguono nei tre libri, ma solo l’ultimo è esattamente ciò che appare. Dagli altri, attendetevi sorprese, magiche o tecnologiche che siano.
    Sono molto soddisfatta di me: questa volta sono riuscita a intuire alcuni snodi narrativi di base (solo alcune delle mille sorprese preparate da Brooks): forse la lettura di ben 14 libri della sega ha cominciato a farmi comprendere taluni comportamenti dei personaggi e dei loro talismani.
    Un rispettoso pensiero va al personaggio di Truls Rohk, il Cambiatore di forme, coraggioso protettore.

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    E quando pensavo di aver ormai finito... ecco invece altre due dediche.


    AliceRID Flavio



    D-Alice D-Flavio




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2530 replies since 15/5/2013
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