Lo stupore

Cosa vuoi tu, bambino, che mi guardi con occhi stupiti.
Cos’è quell’espressione quasi a non riconoscermi, cosa m’imputi con quello sguardo quasi sconfortato.
Non ti aspettavi di vedermi così, con gli anni addosso, con quella piega un po’ amara di chi ha ancora qualcosa da recriminare.
Mi osservi dalla tua innocenza e non mi riconosci.
Sono io, sono te.
Sono colui che, con tutte le incertezze, ha vissuto i suoi tempi; sono il risultato di tutte quelle esperienze, slanci, ansie, cattiverie, sorrisi, amori, esigenze, arrabbiature, in cui mi sono concesso di vagare.
Non essere giudice! Ti posso dimostrare che la vita iniziata con te, mi ha dato tanto.
Fortuna, emozioni, entusiasmi, palpiti, pianti e sentimenti mi hanno attraversato e, con tutto me stesso, ho afferrato, quasi con disperazione, ogni anelito mi fosse concesso e con egoismo l’ho fatto mio.
Noto ancora una piccola tristezza che vela lo sguardo.
Forse in questo non chiedermi, senti che il tuo stupore, nell’osservare gli accadimenti, è ancora intatto?
Quello l’ho conservato e amorevolmente mi pervade.
Un po’ sepolto fra coltri d’inutili ricordi, di frasi accantonate, di piaceri ancora vivaci ma, credimi, esiste ancora.
Mi ricordo di quanto fosse essenziale il tuo giocare; ogni attimo possibile perdersi in idee, invenzioni che trastullavano, allontanando il verosimile, noioso di regole.
Aprire la mente al divertimento, alla piccola scoperta della novità, creando un mondo di sola fantasia, nuotare nella sensazione che appartenesse solo a te e, geloso, conservavi l’istantanea dei tuoi svaghi.
Come mi piacevi, bambino stupito, quanto tempo in più avrei voluto dedicarti, ma... poi sono cresciuto e ti ho accantonato.
Ogni tanto, ma troppo poco me ne rendo conto, ti rammentavo: spensierato e immaturo.
Afferrare una spada e, nella solitudine di un cortile, uccidere avversari immaginari.
Magici momenti in scalmanata contentezza.
Sdraiato a terra, guardare tra le selci il piccolo universo degli insetti.
Ridere e ridere e ancora ridere con le braccia aperte, girare attorno al nulla e cadere ridendo, perché quel mondo era solo tuo.
Piangere per un sopruso, arrabbiarti e nasconderti per non essere trovato, però già sapendo quali conseguenze ne sarebbero scaturite. Reclamare per sé l’attenzione, l’egoistica tensione di non voler essere nessuno.
Avverto che tutta questa mancanza mette tristezza, e probabilmente me lo addebiti.
Non essere riuscito ad accontentarti nella nostra esigenza di felicità.
Ne avevi le doti, ricordo, ma non tutto è andato nel verso giusto.
Mi sono accontentato, carico di problemi e vicissitudini stracolme d’impegni, attento alle esigenze ...

Read the whole post...

Rossana

Per Rossana posso smembrare il cuore e far finta di possederne un altro
Credere che solo mirandoti scompaia il desiderio
Compromettere la salute non dormendoti accanto

Pennellare l’animo di affanni e immaginare che siano eterni
Sperare che ogni tuo respiro sia sincrono al mio
Confondere la noia con l’attesa di un bacio che arriva dagli occhi

Brontolare se altri sguardi sfiorano lo splendore dei tuoi gesti
Reclamare contro la mia vigliaccheria che teme il diniego
Con le parole raggiungerti dove gli intuiti e le mani non possono coglierti

Maledire quel fiore che tieni al seno, fortunato e illuso colore
Danzare incosciente perdendomi le luci della notte ove annego
Rendermi conto di quanto sia barbaro l’amore che becero travolge

Sfidare a duello il fato per intingere la penna nel suo sangue
E scrivere appassionato rime infattibili
Apparire frenetico e senza sosta con l’ansia che langue

Attendere l’incontro, mai casuale ma sempre furtivo
Ammirare le tue forme inaccessibili
Essere cauto o avventato, e al tuo pudore, fuggitivo

Posso tutto e tutto è avverabile
Ma non il tornar del tempo
Perché quella Signora non è evitabile

Leggi anche gli altri racconti del laboratorio di scrittura.

03/05/2020
(Anna Rita Borgonovi)

PENSIERI

Mi piace scrivere ma il più delle volte non so cosa scrivere.
Mi piace dipingere ma se non copio non so cosa dipingere.
Mi sento un’artista, ma non ho mai coltivato questa mia indole per mancanza di tempo e per sfiducia nelle mie capacità.
Ho passato tutto il tempo a recriminare su quello che non avevo dimenticandomi di sviluppare i tanti doni ricevuti.
Sono stata un’autodidatta per buona parte della vita per cui sono poche le persone da ringraziare e ricordare con affetto.
Vorrei raccontare una storia senza trama, lasciando spazio alla mente di esprimere i pensieri senza una logica; riflessioni e ricordi messi nero su bianco senza alcuno schema se non la cronologia con cui si affacciano alla memoria.
Seduta nel mio cortile, all’riparo di un ombrellone, cullata dal ronzio di un moscone e dai rumori alle mie spalle provenienti dalla strada: un’auto, una bicicletta, un signore col cane, qualcuno che si saluta; mi ricordano di non essere sola e sorrido dentro di me.
Da domani si comincerà ad allentare la morsa di isolamento dovuta alla pandemia che da alcune mesi opprime il mondo intero.
Si riapriranno alcune attività; i giardini pubblici, si potrà fare sport individuale ed io sono contenta: potrò riprendere a camminare, attività che mi è mancata moltissimo in queste settimane.
Sono una persona solitaria e la mancanza delle mie occupazioni fuori casa mi è pesata solo inizialmente, col passare dei giorni mi sono accorta di stare bene in mia compagnia.
Pian piano ho rallentato i ritmi, mi sono organizzata e mantenuto i rapporti con l’esterno con qualche telefonata in più.
Ho trascorso giorni senza combinare nulla dicendomi: “Tranquilla, quello che non fai oggi lo farai domani, non c’è nessuna fretta, il tempo non manca”. Infatti, il giorno successivo non avrei avuto impegni e quindi che importava farlo ora o dopo?
Ci sono stati momenti in cui le notizie che ricevevo dai miei cari lontani hanno messo a dura prova la mia ansia e paura. A volte mi sono lasciata prendere dalla disperazione, ho pianto quando ho ricevuto la notizia che mio papà era affetto dal Covid e per la prima volta ho cercato aiuto e parole di conforto da una persona amica.
Ho scoperto che dopo essermi lasciata andare a un pianto disperato, finite le lacrime accompagnate da un gran mal di testa, la disperazione se n’era andata, rimaneva solo una normale preoccupazione.
Le settimane sono trascorse lente, lasciandomi uno strano stato d’animo.
Mentre tutti anelavano al ritorno alla normalità di prima, io no: sapevo che non sarebbe più stato come prima e che ognuno di noi in base alla propria vita ed esperienza si sarebbe app...

Read the whole post...