LA MEMORIA.
Incredibile!
Bianca qui.
Ah, il destino.
Dopo tutti questi anni, ti ho scorto scendere dall’auto e, come una nuvola, atterrare, invadendomi di ricordi.
Troppo lento, non ho fatto in tempo ad afferrare il bastone, che eri già sparita nell’atrio, accudita dalla direttrice della casa di riposo.
Anche tu un po’ dolente, ma sempre elegante nell’incedere. Ancora una ballerina.
Troppo spazio e troppi acciacchi ci distanziavano, e quindi me ne sono fatto una ragione; ormai eri giunta, inaspettatamente.
Mi sono risieduto, ansimante. Ho chiuso gli occhi, spasimante per qualcosa di già vissuto, affannato ed emozionato, quasi non credendo alle immagini appena trascorse e, con i lucciconi che già inondavano le ciglia, sono tornato ai tempi del nostro amore.
Non mi fidavo troppo della memoria, e ho dovuto raccogliere i momenti e gli entusiasmi che provocavi, senza riuscire a metterli in ordine; ma mi gustavo ogni istante, a volte sorridendo e sbattendo il palmo della mano sul bracciolo della poltrona, grondavo di contentezza.
I momenti balordi mi facevano storcere la bocca, quasi a respingerli, ma restavano comunque pressanti, anche se negativi. Ignavi, tornavano prepotenti.
«Ora come mi comporto?» Pensavo perplesso, cercando una soluzione. «Mi presento davanti a Bianca e… e se poi non mi riconosce?».
Non volevo correre il rischio di una figuraccia di fronte a tutti, anche qui le malelingue abbondano, tuttavia, con l’entusiasmo di cui ancora dispongo, ho atteso la sera, per cena.
Ho fatto il furbo, sai.
Corrompendo l’inserviente, ho trovato posto al tuo tavolo e avvicinandomi, come casualmente, appoggiato all’ormai inseparabile bastone, ti ho omaggiato con un baciamano, e tu, stupita e incerta, mi hai osservato attentamente e, spalancando gli occhi, sei esplosa in un caloroso:
- Luigi, ma sei proprio tu? Il mio amore?
I vicini, allarmati, ci hanno dapprincipio guardati, poi incuriositi e sorridenti, dandosi il gomito, hanno reagito con un applauso divertito.
Quante volte abbiamo dovuto raccontare il nostro passato, e quelli che ancora erano in grado di ragionare, commentavano sulla casualità della vita, e noi ne eravamo la conferma.
Nei giorni successivi, su nostra richiesta, la direttrice permise un’eccezione, accordandoci di convivere nella stessa stanza, per questa manciata di anni, come fossimo uniti, avendole naturalmente spiegato i motivi per cui non volevi sposarmi.
In effetti, Farina Bianca in Avanzo suona parecchio ridicolo.
Ora ti osservo sdraiata al mio fianco, assopita in un sonno leggero; non oso disturbarti, mi accontento di starti accanto, e sono ancora stregato da quell’amore di cui mi ero innamorato.
Te lo s...
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