Il segreto di Ida

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  1. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    La sala del trono

    ESERCIZIO N°7. DESCRIZIONE DI UN AMBIENTE CHIUSO CON LE PAROLE DI QUALCUNO CHE NE SENTE IL FASCINO.

    Daniela-SalaTrono
    Foto di Peace,love,happiness da Pixabay

    LA SALA DEL TRONO


    Entrò con estrema reverenza nella grande sala del trono.
    Quante volte ne aveva sentito parlare! Aveva ascoltato rapita i racconti della mamma, sognando a occhi aperti.
    Ora era lì, toccava a lei. Era la dama di compagnia della giovane regina.
    Gli occhi, sgranati e increduli di tanto onore e bellezza toccati proprio a lei, si posarono sulle enormi colonne di marmo rosa di Carrara, provenienti dall’Italia; si soffermarono sugli arazzi Gobelin, ad esse alternati: riproducevano le più importanti battaglie che avevano reso il Regno quello che era, grande e opulente.
    In uno riconobbe il suo trisavolo, accanto al re: osservava con orgoglio la resa del nemico dopo un estenuante combattimento; l’artista aveva reso molto bene la riconoscenza del sovrano, che gli poggiava la mano sulla spalla. Si sentì scossa da un brivido, tanto era grande il peso del passato sulle sue giovani spalle.
    Alzò gli occhi verso il soffitto a cassettoni, dove ogni riquadro raffigurava gli stemmi delle casate nobiliari più antiche. Rispettosa, ma amorevole, cercò la sua.
    - Sarò degna di voi? – Si chiese. – Saprò farmi onore sorreggendo la Regina e mantenendo il riserbo, dimentica di avere occhi, orecchie e bocca?
    Le colonne incombevano su di lei, guardiani fedeli e diffidenti.
    Le centinaia di candele di pura cera, non di sego, emanavano un profumo intenso e penetrante; le loro fiammelle tremolavano in una danza avvolgente e sembravano canticchiare:
    - Ti teniamo d’occhio, da quassù tutto vediamo e sentiamo. Invece tu non avrai occhi, né bocca, né orecchie.
    Le mani sudate, si rassettò l’ampia gonna e avanzò titubante verso il trono.
    Ricoperto di velluto rosso, aveva l’aria scomoda, con lo schienale dritto, il cuscino poco imbottito e le gambe dorate, lisce e sobrie.
    Era posto su un’alta pedana il cui tappeto riportava i colori della casata reale. Non c’erano tende né drappi, per evitare che qualche sicario potesse nascondersi.
    Arretrate di qualche passo, ai lati del trono si trovavano due poltroncine per la mamma della Regina e il principe consorte, lo sposo della sovrana; più in fondo la sua.
    Non osò salire sulla pedana, non ancora, avrebbe dovuto aspettare la cerimonia importante prevista tra qualche giorno.
    Camminò quasi in punta di piedi sul tappeto rosso che correva tra il trono e la porta del salone ma, prima di uscire, si voltò, lascia...

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    Last Post by Ida59 il 29 April 2024
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  2. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    La strega Melusina (DanielaN)

    DanielaN-StregaMelusina
    Foto di Viva la vida!!! Rosa Matilde Peppi da Pixabay


    La strega Melusina


    Povera me! Povera Melusina! Ho combinato un bel pasticcio. D’accordo, sono una strega, ma sono ancora una apprendista. Tutti continuano a dirmi di fare esercizio, ma questa volta l’ho fatta grossa.
    Questa mattina mi stavo guardando attorno nella mia bella caverna, così buia e fumosa, piena di spifferi come soffi di morte. Il disordine, però, stava diventando inaccettabile: non riuscivo a trovare nulla in quel guazzabuglio di erbe velenose e cesti di rovi. Le ragnatele erano talmente intricate che i miei poveri pipistrelli non riuscivano più a volare. Persino la mia gatta Melisandra se ne stava fuori, vicino allo stagno. Per farla breve, in un cassetto, pieno di vermi, ho trovano una bacchetta senza magia. Ho pensato a un incantesimo per farla diventare una bacchetta delle pulizie; non pretendevo di farla diventare una Forrester. Probabilmente ho esagerato con gli ingredienti e questo è il bel risultato.
    La caverna è in ordine perfetto, ma non è più una caverna: è una linda casetta, allegra e luminosa, circondata da un giardino di rose aulenti, con una siepe di gelsomino fragrante. Il mio pentolone, nero come il piombo antico, adesso è di rame lucente. Non basta: il mio putrido stagno è diventato un laghetto cristallino abitato da due cigni eleganti e quattro anatroccoli giocosi. I miei rospacci ruttanti si sono Trasformati in raganelle canterine. Non ho risparmiato nemmeno Melisandra, la mia gatta nera e tignosa, con gli occhi di brace; ora è una gattina bianca con quattro zampette nere come scarpine. Il cielo è azzurro con qualche nuvoletta soffice e bianca: cielo di maggio. Ho trasformato il mio mondo di strega, lugubre e solitario, in una bella radura soleggiata nella più intricata, buia, ventosa e spaventosa delle foreste.
    Mi sono guardata allo specchio: potrei fare invidia a Biancaneve.
    Devo rimediare: fra tre giorni ci sarà un sabba, guarda caso proprio a casa mia. Sarà l’esame per diventare strega di primo grado. Non posso certamente servire il decotto di edera velenosa e ortica piccante, accompagnata da pasticcini di sterco di lombrico africano con glassa di bava di pitone, adatte alla circostanza, in una casa come questa.
    L’unica cosa che si è salvata in questo disastro è l’amuleto che mi ha regalato la mia madrina Lilith, demone feroce e po...

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    Last Post by Ida59 il 13 April 2024
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  3. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    181889 (di Gigi)

    Compito: una strega malvagia, nella sua caverna sulla rupe, sta creando una potente pozione in grado di far diventare invisibile chi la berrà. Descrivete la scena e gli ingredienti della pozione.

    Gigi-181889


    181889


    È il numero tatuato sull?avambraccio sinistro.
    L?hanno impresso il primo maggio del 1943, e quel giorno ho perso i miei genitori.
    Una donna vestita di grigio mi ha strappato in malo modo dalle braccia di mia madre, trascinando me e mia sorella Esther sotto un androne colmo di bambini nudi.
    Tutti i vestitini vennero accatastati all?entrata, compreso il mio caldo cappottino azzurro dal colletto giallo, come la grande stella di David cucita col filo color pavone.
    Assiepati e tremanti ci hanno rasato e inciso sulla pelle chiara questo segno blu, indelebile.
    Ma non tutti.
    Solo fratelli e sorelle o gemelli venivano marchiati; gli altri, rigati di lacrime sui visi sporchi, furono accompagnati in fila, mano nella mano, al lontano limite del campo e non li vedemmo mai più.
    Adélaïde era il nome della donna grigia che condusse i pochi rimasti in una baracca di legno vicino all?infermeria, rivestendoci con camicioni a strisce: il mio era talmente abbondante che inciampavo continuamente, e questo la fece ridere di gusto.
    A lei regalai l?ultima biglia di vetro, screziata di rosso. L?avevo in pugno da giorni.
    Fummo accolti da bambini magri stesi su pagliericci terrosi e i loro grandi occhi si sollevarono a malapena per esaminarci; poi, con gesti lenti e rassegnati, continuarono a impegnarsi in giochi fatti di nulla.
    Esther ed io trovammo posto stringendoci a vicenda; senza forze ci accarezzavamo e ci baciavamo sulla fronte, sulle guance, nelle mani.
    - Leon. Leon. Leon. ? Ripeteva lei, per non perdere quel poco di affetto rimasto.
    Di frequente un volto di cera dalla divisa nera, guidato da Adélaïde, ci ispezionava sollevando il mento con un bastone: parlottavano e a volte ne rubavano alcuni, spinti fuori da divise verdi.
    Stranamente noi due eravamo invisibili. La donna si parava davanti e indicava altri bambini.
    Esther raccoglieva piume, sassolini o fiorellini, e assieme, circospetti, li appoggiavamo sul davanzale della finestra della donna grigia: lei osservava compunta, apriva i battenti e raccoglieva i doni infilandoli in un cilindro di metallo.
    Guardando attentamente attorno, ci allungava un involto di cibo.
    Rimanemmo invisibili finché non arrivarono altri soldati dalle divise khaki e dagli occhi sgranati.
    Loro erano commossi; noi, sopravvissuti, eravamo svigoriti e vivi.

    Leggi anche gli altri racconti...

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    Last Post by Ida59 il 23 Mar. 2024
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  4. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    Sabato sera (Gigi)

    COMPITO: riferite una conversazione che inavvertitamente avete ascoltato

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    Foto di Denis Doukhan da Pixabay


    Sabato sera


    Si accendono le luci, tacciono le note.
    Dopo le mazurche, i fox trot e le beguine è un piacere per i muscoli e i piedi riposarsi.
    - Noi due andiamo a rifarci il trucco. – Fu l’eufemismo col quale si allontanarono le nostre dame.
    Giorgio invece necessitava di una boccata d’aria, cioè almeno due sigarette.
    Sono lì che mi sto godendo la meritata pausa, quando noto due gradevoli signorine, dai vestiti sgargianti e dai profumi intensi, accomodarsi nel divanetto a fianco.
    Confabulano illuminate dal fioco abatjour alla parete, e si scambiano risolini e commenti sui ballerini.
    Non sono abitualmente indiscreto, ma le loro voci suonavano nitide.
    Certamente non s’erano accorte di me, visto che ero praticamente scivolato verso la fine del sedile e sporgeva solo la mia curiosità.
    Profittando dell’intimità si confidavano i comportamenti piuttosto espliciti di chi ancora si aggirava nei paraggi, pronto a riprendere la conoscenza e approfondirla nei prossimi balli.
    Finché non giunse questa confessione:
    - Anna osservo ora che hai delle scarpette da ballo nuove. Ma sono veramente eleganti. Ti saranno costate una cifra.
    - Guarda, è un mezzo regalo. – Rivelò.
    - Non capisco? – Indagò l’amica.
    - Allora: ti ricordi Alessandro?
    - Ah sì. Quel fustone dalle mani grosse e scivolose. Quant’è durato? Due mesi a malapena.
    - Già. Lucia, sai perché ha resistito poco? Adesso te lo racconto. Passeggiavamo in centro e in una vetrina gliele ho fatte notare, dichiarando: ma sono bellissime, qual è la donna che non vorrebbe indossarle. E lui cosa fa?
    - Non lo facevo così generoso. Quindi te la ha offerte?
    - Sì, questa. – Anna alzò la gamba sinistra.
    - Cioè… - Lucia era evidentemente perplessa.
    - L’altra – riprese Anna, accavallando la gamba destra – me la sono regalata io. Da quel giorno non l’ho più visto.
    E incominciarono a sbellicarsi.

    Leggi anche gli altri racconti del laboratorio di scrittura.



    Edited by Ida59 - 20/3/2024, 14:54
    Last Post by Ida59 il 14 Mar. 2024
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  5. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    Racconti incrociati (Gigi)

    Compito

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    Foto di Soupy Squirrel da Pixabay


    Racconti incrociati




    GIORGIO RACCONTA A VITTORIO DI AVER INCONTRATO MARIA DUE GIORNI PRIMA.

    - Allora? Hai scoperto altre piramidi? - Domandò ironico Vittorio. ? Oppure hai trovato qualche faraona da spennare?
    - Lasciamo perdere: dov?ero io indossavano tanti di quei veli che non distinguevi neanche l?età. ? Rispose sconfortato Giorgio. ? Però l?altro ieri sai chi ho incontrato?
    - Chi?
    - Maria. ? E ammiccò.
    - Maria? Quella con uno stacco di gambe mirabolante e quelle minigonne vertiginose?
    - Proprio lei.
    - Che culo!
    - Sì, anche. Stavo recandomi in ufficio per un importante colloquio di lavoro e mi si è parata davanti. ? Sorprese. - Avevo le mani impegnate e me la sono trovata abbracciata senza accorgermene. In pochi minuti dovetti rispondere alle sue domande.
    - Tipo?
    - Ma si, le solite: sono mesi che non ci vediamo, dai raccontami le tue avventure egiziane. Enigmatico le accennai dell?impegno, ma insisteva. Allora, sornione, le ho proposto di vederci a casa mia, così avrei soddisfatto tutte le sue curiosità?
    - E?
    - Eh. Ieri sera, sarà stato per il fascino dell?avventuriero, sarà perché ho prenotato la pizza più buona della città, sarà che il vino ha fatto effetto?
    - Il solito fortunato.


    MARIA RACCONTA A LUCIA DI AVER INCONTRATO GIORGIO DUE GIORNI PRIMA.

    - Che delusione ieri sera. ? Annunciò Maria a Lucia entrando in ufficio.
    - Perché? ? Sondò l?amica.
    - Ti avevo detto di aver incontrato quello scapolone di Giorgio.
    - Si, vicino al ministero degli esteri. Te lo eri abbracciato e lo avevi sgridato perché erano mesi che non lo vedevi. Ma si è scusato dichiarando che finalmente era stato in Egitto per una spedizione archeologica. ? Rammentò Lucia.
    - Ecco, appunto. Ho sgranato tanto d?occhi, come d?abitudine: agli uomini piace tanto quando credono di stupire. Poi ho preteso che mi raccontasse le avventure nel deserto, ma era di fretta perché aveva un importante colloquio di lavoro, e mi ha mollato lì sul marciapiede con quel sorriso falsamente enigmatico promettendo una serata a casa sua per raccontarmi tutto.
    - Quindi? ? Sollecitò Lucia.
    - Tutta la sera a parlare di statuette, e ciotole, e ninnoli, e mummie, e anche la pizza pareva dell?antico Egitto.
    - Ma poi, è successo qualcosa?
    - Taci, s?è bevuto quasi tutto lo chardonnay e alla ...

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    Last Post by Ida59 il 5 Mar. 2024
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  6. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi dei miei allievi
    A zio Gianni (AnnaRita)

    8/03/2014

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    A mio zio Gianni


    Caro zio Gianni
    Ti rivedo in una notte lontana in cui, agitato, percorrevi a grandi passi lo spazio della camera da letto e mio papà cercava di calmarti.
    Per un certo periodo, sei venuto ad abitare da noi in campagna.
    Mio papà ti chiamava “Marconi” perché con due pali sistemati sui comignoli del tetto collegati con un filo avevi costruito l’antenna che gli permetteva, con l’uso di cuffie ,di ascoltare tutti i giorni ad orari stabiliti, il giornale radio così da essere informato sugli eventi che succedevano nel mondo..
    Una volta con la mamma siamo venute a trovarti a Genova. Non eri a casa. L’appartamento era spoglio: ricordo solo un lettino ed un jukebox, che probabilmente era lì per essere aggiustato: era uno dei tuoi lavori.
    Ho conosciuto la tua fidanzata, una bella ragazza.
    Di te non ho altre notizie se non che ad un certo punto della tua vita hai deciso di suicidarsi.
    Non stavi bene, per questo eri stato ricoverato in manicomio. A quell’epoca i problemi mentali venivano curati anche con l’elettroshock ed è per questo motivo che la mamma deve aver firmato per farti dimettere e riportarti a casa.
    Non eri guarito e una sera, mentre la mamma era a casa della nonna, ti sei allontanato, sei andato in un’altra stanza e ti sei buttato dalla finestra.
    Dopo un’agonia di qualche giorno te ne sei andato.
    Della tua morta sono stata informata da mia sorella che mi rincuorava dicendomi di non piangere perché eri volato in paradiso insieme a Gesù.
    Quante volte ho pensato di buttarmi anch’io dalla finestra per venire con te in paradiso.
    La zia Elsa, parlando della sua gioventù, qualche volta mi ha parlato anche di te descrivendoti come una persona soggetta a eccessi d’ira in cui perdevi il controllo e diventavi violento.
    Ti giustificava dicendo che dipendeva dalla malattia.
    Ora mi domando se quando sono venuta a casa tua a Genova, eri già in ospedale.
    Ero piccolina, quando sei morto avevo solo cinque anni e i ricordi sono frammentati, mi sei mancato tanto avrei voluto trascorrere molto più tempo in tua compagnia: te ne sei andato troppo presto.
    La nonna raccontava che eri un dormiglione e facevi fatica svegliarti per andare al lavoro. Per questo motivi avevi collegato uno strano marchingegno alla sveglia che non smetteva di suonare finchè non ti fossi alzato.
    Avevi studiato per corrispondenza diplomandoti alla scuola Radio Elettra di Torino.
    La nonna spiegava che la causa del tuo malessere era dovuta ad una caduta avvenuta quando eri ancora piccolo e che battendo la testa, si era formato un grumo di sangue mai disciolto, la zia invece parlava di un tumore alla testa, la mamma non ha mai detto niente, anzi, dopo la tua morte, non ha più parla...

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    Last Post by Ida59 il 24 Feb. 2024
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  7. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi
    Risposta di un bambino mai nato (Anna Rita)

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    By Ida59 il 28 July 2023
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    Foto di Tawny Nina Botha da Pixabay

    Risposta di un bambino mai nato (Anna Rita)



    Cara mamma,
    sono anni che ti crucci per la scelta che ti è stata imposta.
    Lo so che non ti sei mai perdonata e ti senti in colpa per quello che secondo te è stato un torto nei miei confronti.
    Ti prego, non piangere più: io qui sto bene, sono un angelo e lo sono diventato senza passare attraverso le tribolazioni che la vita mi avrebbe riservato.
    Però, mamma, una domanda te la devo fare: non hai mai parlato del mio papà, non mi hai mai detto come sta, se anche lui ha sofferto e soffre ancora come te.
    Con gli altri miei amici ci domandiamo spesso perché, quando si parla di noi, sono sotto accusa solo le mamme: i papà non hanno alcuna responsabilità?
    Se hanno contribuito, o, peggio imposto questa decisione, perché non sono sotto accusa?
    Quando siamo stati concepiti non eravate sole, c’erano anche loro: perché in questa giornata non sono mai menzionati?
    Se non sai rispondere non importa, era solo una mia curiosità
    Sai, mamma, noi siamo asessuati, non ci sono maschi e femmine, solo tanti angeli; non abbiamo rivalità, siamo tutti uguali, ci amiamo, ci aiutiamo, giochiamo, ridiamo e ci perdoniamo a vicenda.
    Cara mamma, il tuo mondo è molto strano. In nome dell’amore si consumano i delitti più efferati: i maschi che voi chiamate pedofili dicono di amarci e ci fanno molto più male di quello che ci avete fatto voi, ma non sono altrettanto sottoposti alla gogna.
    Ora ti prego, mamma, perdona papà per quello che ti ha fatto fare: hai un grande cuore generoso, non permettere a rabbia e rancore di rovinarlo.
    La mia vita ha avuto la durata di un piccolo lume ma ora è nella luce, in quella luce in cui tutto è pace e silenzio.
    Quando anche il tuo lume sarà consumato e spegnerà la tua vita, ci ritroveremo insieme per sempre.
    Sii serena, trova la felicità della mente e del cuore.
    E quando ti sentirai triste, fermati un momento: chiudi gli occhi, acuisci i sensi e sentirai il mio alito leggero su di te e le mie braccia avvolgerti in un tenero e caldo abbraccio.
    Ti voglio bene, mamma, ricordalo sempre.

    Il tuo bambino mai nato.

    Leggi anche gli altri racconti del laboratorio di scrittura.

    Last Post by Ida59 il 28 July 2023
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  8. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi
    Lettera di una donna (Anna Rita)

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    By Ida59 il 14 July 2023
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    Foto di Marjon Besteman da Pixabay

    Lettera di una donna



    Cara mamma e bambino mai nato,
    nella giornata dedicata a te, scrivo questa lettera.
    Non sei mai nato a causa di scelte fatte da mamma e papà, che ti hanno negato l’avventura della vita.
    Scelte solitamente non volute dalla donna, ma imposte da uomini senza scrupoli o da situazioni pesanti le cui responsabilità, in ogni caso, ricadono sempre e solo sulle sue spalle.
    Donna considerata criminale per aver negato una vita e condannata senza possibilità di difesa.
    Nessuno si sofferma sul dolore vissuto in silenzio e solitudine e anche se la chiesa le assicura che Dio l’ha perdonata, la accuserà sempre rimarcando a ogni occasione che lei è un’assassina.
    Col suo gesto ha rischiato la scomunica e si domanda se lo stesso trattamento sarà riservato anche all’uomo.
    Ora, a quel bambino e a quella mamma dedico queste poche righe.
    Mamma sii certa che il tuo bambino, a differenza degli uomini, ha capito la tua fragilità.
    Da lassù ti guarda e ti dice che è giunta l’ora di trovare pace.
    Gli errori si pagano e tu li stai pagando da troppo tempo e continuerai farlo ancora: domani, il giorno dopo e quello dopo ancora finché sorella morte non ti chiamerà sé.
    Caro bambino mai nato, tu che fai parte della schiera degli angeli, dona a tua mamma l’oblio.
    Fa che possa trovare la forza e l’umiltà di perdonare chi le ha imposto e praticato questa scelta maledetta.
    Tu che sei sempre nel suo cuore, illuminale la via da percorrere.
    Toglile la durezza dal cuore, aiutala a sciogliere il ghiaccio che ancora alberga in lei.
    Bambino caro, avvolgila in un tenero abbraccio, ridonale serenità.
    Nel cammino della vita, donale saggezza e quiete.
    Falle conoscere la gioia della pace interiore.
    Tu che sei vicino a Dio chiedigli di tenderle una mano.
    Aiutala a ritrovare la delicatezza materna che crede perduta, falle capire che non serve colpevolizzarsi, che l’ami e la proteggi.
    E tu, mamma, trova il coraggio di assolverti, affidati al tuo angioletto mai nato, parlagli, raccontagli le tue debolezze, descrivigli il tuo amore e la luce tornerà a rischiarare l’orizzonte.
    Io che scrivo vorrei dire a chi conosce questo dolore che non sono sole, sono loro vicina e mando la mia buona energia per restituire a tutte forza e coraggio.
    Vi abbraccio di un abbraccio pieno d’amore.

    Una donna e mamma

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    Last Post by Ida59 il 14 July 2023
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  9. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi
    Conditio sine qua non - Cap. 7 (Gigi)

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    By Ida59 il 30 May 2023
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    Gigi-Conditio7
    Foto di Tanja da Pixabay

    CONDITIO SINE QUA NON
    Capitolo 7



    IL FUTURO PROSSIMO
    - Beh, la trama variava, ma in linea di massima, girava così:
    Ermes non era né principe né re, ma aveva un dono: seguiva le vite, e le ascoltava mentre percorrevano i loro passi.
    Brevi, veloci e incerti, quando la giovinezza invogliava a scoprire cosa si celava nelle figure dalla fattezza di nuvole.
    Personcine curiose con piccole parole proferite da bocche in fiore, intrepide nello sfidare la consistenza del vapore; a quell’età i grandi sogni si addensavano, mescolandosi appassionati e quasi vissuti, insaziabili nel provare il rischio dello sbagliare, incoscienti e furiosi, non temendo nulla, sprezzanti di fronte al baratro dell’errore, e innocenti, quando fra le braccia di madre raccoglievano i piccoli dispiaceri, bruciandoli al soffio di un bacio dalla creatura che li vincolava con affetto gratuito.
    Ermes le vedeva crescere, e solo sfiorandole percepiva le molecole di purezza abbandonate a piccole dosi, come una scia di lucciole, e se ne dispiaceva; muto, le raccoglieva, riempiendo capaci borse, ognuna con un cartellino su cui scriveva i nomi con vari colori e un’istantanea colta nell’attimo delle perdite.
    Poi incontrava i nuovi adulti, guardinghi e consapevoli; con passi determinati affrontavano le intemperie del vivere, fendendo sciabolate ma col groppo in gola, perché mai avrebbero voluto riceverne. In cerca di ardore meritato, ma dispiaciuti di non abbracciare un qualsiasi angelo, si confondevano fra la calca temendo che qualcuno, dall’alto di un lampione, li additasse, imputandogli l’assenza e, smorzati, abbassassero i pensieri verso il nudo selciato precipitandoli nella vergogna.
    Allora Ermes soffiava verso di loro il vento della fiducia, risollevandoli dalla paura, ancestrale retaggio del buio misurato col pianto dell’infelicità, ricordandogli che il cuore ha memoria e occorre dargli ascolto quando i dubbi, bottoni in asole fragili, impediscono la visione dell’incantesimo.
    Al termine li andava a visitare secchi, vecchi e lividi perché si erano consumati cercando di appagare la ricerca di una felicità che, appena scorta, si era involata alla ricerca di chissà chi, e comunque non loro, abbandonati allo stento di mali prepotenti.
    Di fronte a tanta irrequietezza, Ermes apriva la loro valigia di luce pura, tentandoli e, a chi assentiva sorridendo, permetteva di bearsi de...

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    Last Post by Ida59 il 30 May 2023
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  10. Laboratorio di scrittura con lettura emozionale - testi
    Conditio sine qua non - Cap. 6 (Gigi)

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    By Ida59 il 20 May 2023
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    Gigi-Conditio6
    Foto di Gerd Altmann da Pixabay

    CONDITIO SINE QUA NON
    Capitolo 6


    L’INTERVISTA
    Ecco. Ormai sono qui, guardo il cielo sul soffitto, e la luce ovattata impregna l’aria, la soffonde.
    Oddio, mancano dieci minuti, dove mi siedo?
    Nella poltroncina di destra o sinistra?
    E se mi chiede di suo figlio?
    No. Louis è mio figlio.
    È stato il grimaldello per arrivare a questo giorno, ma difenderò la nostra privacy come una leonessa o, meglio, come un’elefantessa.
    Un ticchettio ai vetri della porta la distrasse da questi pensieri mutevoli e, pensando fosse il cameriere, acconsentì a entrare.
    Quale fu il suo stupore nel vedere far capolino una chioma ravviata a mano di capelli ondulati e brizzolati, poi un viso vitale e sorridente, infine due bicchieri.
    - Non le dispiacerà se ho scelto lo stesso drink? Mai assaggiato, nonostante di tempo ne abbia avuto. - Esordì la voce profonda con accento leggermente italiano. - La signorina Barier, immagino?
    Camille, pur seduta, ebbe una vertigine, tanto era inaspettata l’intrusione, finché non reagì identificando la persona:
    - Mi scusi, ma per un attimo non l’ho riconosciuta. La prego, si accomodi. – E si alzò porgendo la mano. – Sì, sono Camille Barier.
    Il Professore, ancora con i bicchieri in mano, la guardò compiaciuto. – È proprio come me l’aspettavo; se Brigitte non l’avesse descritta, non so se avrei accettato di incontrarla. Posso? – Indicando la poltrona.
    - Sono sbadata. Imperdonabile, sono un’ospite malaccorta, mi scusi. Prego, si accomodi. – Dove ho dimenticato le buone maniere? Pensò. – Sono confusa o peggio, maleducata.
    Appoggiati i bicchieri sul tavolino fra le poltrone, l’uomo strinse a due mani la mano ancora sospesa in aria di Camille, e quasi rimproverandosi aggiunse:
    - La colpa è mia, sono invadente. Ma Pierre era impegnato da due clienti, evidentemente giapponesi, e non potevo distoglierlo dalle sue mansioni. E poi mi piacciono le sorprese: dicono che sono sempre inaspettato; non so se sia un pregio, ma forse per le mie segretarie è un difetto. Anche loro restano stranite. – Osservò l’uomo con il sorriso divenuto innocente.
    - Forse mi ci vorrebbe qualcosa di più forte di un cocktail al tamarindo analcolico...
    - Ah, tamarindo. Be’, almeno assaggiamolo, poi se non si riprende, integreremo.
    Ed entrambi si presero il tempo di calmarsi, mentre al palato giungevano i sapori decisamente morbidi dell’...

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    Last Post by Ida59 il 20 May 2023
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Salvo rari casi, chi mi conosce di persona (soprattutto nell'ambiente di lavoro) non sa, e forse nemmeno immagina, chi sia la vera Ida, nè conosce i segreti, fino ad ora così gelosamente conservati, e adesso qui svelati. Mi è parso quindi il "nome" giusto per il Blog.
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