Acchiappasogni. Castello di Blarney, Irlanda 2014.
Brano scritto il 27 marzo 2020 per il notiziario delll'Università della terza età di Vigevano.
Eccoci qui, chiusi nell'obbligato silenzio protettivo delle nostre case.
Divieto di uscire, fuori, nel rumore tranquillizzante della comunità.
Un rumore che si sta stemperando, giorno dopo giorno. Poche auto transitano davanti a casa mia, in pieno centro tra Piazza Ducale e stazione ferroviaria. Rimane ancora solo una piccola differenza tra il silenzio totale e riposante della domenica e la calma progressiva che ammanta di paura gli altri giorni della settimana.
Ma è poi così spaventoso il silenzio?
Io lo apprezzo.
Niente auto con i finestrini aperti e un'orribile musica che ne esce a spaventoso volume.
Niente terrificanti bar sotto il mercato coperto che ammorbano con le loro urla e discutibili suoni sincopati le mie serate, rubando loro ogni serenità e la possibilità di restare con le finestre aperte.
Niente traffico impazzito: chi abita qui che vuole andare là e chi abita là che vuol venire qua. Mai stati in tangenziale, dove ci sono gli snodi principali intorno a Milano? È impressionante. Centinaia di auto incolonnate, da est verso ovest, da sud verso nord. E viceversa. Ma cosa mai ci sarà in quel fantomatico "là", da quell'altra parte, che qui non c'è?
È una domanda che mi sono posta molte volte, mentre ero bloccata negli ingorghi della tangenziale, e impiegavo due ore per percorrere sessanta chilometri.
Ora, niente più code.
In cambio, video conferenze di lavoro a gò gò. Niente chilometri in auto, ma decine di voci che parlano, si sovrappongono, bambini che urlano in un'altra stanza e passano correndo dietro alla telecamera che tutto riprende, impietosa. Io ti sento, tu mi senti? Io ti vedo, tu mi vedi? C'è un rumore strano, un fastidio, un'intreferenza…
La pace sembra un bene supremo inarrivabile ai più.
In questo mondo silenzioso, vorrei silenziare tutto ciò che resta "acceso", vorrei trovare davvero del tempo per me stessa.
Ma è così difficile…
Ancora non ho avuto tempo di prendere in mano un libro…
Probabilmente sono fortunata, rispetto ad altri.
Un marito coabitante obbligato ventiquattro ore al giorno. Praticamente, arresti domiciliari.
Aumenteranno le nascite, tra nove mesi, o i divorzi? Ai posteri l'ardua sentenza, direbbe Manzoni, mentre il cinque maggio si avvicina a lenti passi. Nel mio caso, niente figli, sono ormai fuori tempo massimo; ma il matrimonio è saldo e dopo trentatre anni (oddio, è l'età di Gesù!) sono certa che sopravvivrà anche al virus!
Un'adorabile figlia bloccata a Forlì, nella casa che condivide con altri quattro ragazzi/e. La invidio.
Sono sereni e si divertono tra loro, cucinano insieme e diventano ogni...
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