Il segreto di Ida

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  1. Figure retoriche
    Antitesi

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    By Ida59 il 22 April 2024
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    FR-Antitesi



    Il termine greco antico significa letteralmente contrapposizione.
    Figura retorica consistente in una contrapposizione di parole e concetti in cui talvolta si nega l?uno affermando il contrario.

    Esempio

    Non c?era silenzio in quella grotta, ma si sentivano i pipistrelli volare.

    Si afferma una situazione negando il suo contrario.
    E' molto efficace perché mostra due aspetti contrastanti di ciò che si descrive., quasi a voler rafforzare ciò che è rispetto a ciò che non è.
    Talvolta si possono accostare concetti in contrapposizione tra loro, per aumentare l?effetto di un?azione:

    Tremaso al solo pensiero di non farcela agli esami di stato, ma ero fermamente convinto di superarlo.

    Si cerca di far capire al lettore il tormento interno di chi parla e l?angoscia di una situazione che non è calma e tranquilla.
    L?antitesi è una figura retorica molto utile per esprimersi senza apertamente significare ciò che si sente: suggerendo con i termini in contrapposizione.

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  2. Figure retoriche
    Antifrasi

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    By Ida59 il 10 April 2024
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    FR-Antifrasi


    Antifrasi



    Il termine, dal greco antico, significa letteralmente espressione contraria.
    E' una figura retorica con la quale ironicamente si usa una parola in luogo del suo contrario.

    Ecco esempi molto comuni dato che se ne fa largo uso nella lingua parlata, s

    “Che fortuna che sono stati allungati i tempi per andare in pensione. Mi diverto un sacco a lavorare io!”

    “Mario è uno sgobbone. Perciò è il primo della classe... a uscire dall'aula.”

    E' molto utile nella narrativa giacché fondata sull’umorismo che poco si adatta alla poesia. Mai abusarne, però, come sempre.

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  3. Figure retoriche
    Anticlimax

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    By Ida59 il 27 Mar. 2024
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    FR-Anticlimax%20trastarente

    Anticlimax
    (o Climax discendente)



    Deriva dal greco antì, contro, e klìmax, scala; cfr. il verbo clìno, piego ed è il contrario del “climax”, in discesa invece che in salita.
    L’anticlìmax, o gradazione negativa, è una figura retorica che consiste in un elenco di termini o locuzioni con un susseguirsi di intensità negativa, cioè con un ordine scalare dal termine più forte a quello più debole

    « E mi dicono, Dormi! / mi cantano, Dormi! sussurrano, / Dormi! bisbigliano, Dormi! »
    (Giovanni Pascoli, La mia sera)

    Così tra questa immensità s' annega il pensier mio e il naufragar m'è dolce in questo mare
    (G.Leopardi)

    Dunque il fatto sin ora al rischio è molto,
    più che molto al travaglio, a l'onor poco,
    nulla al disegno, ove o si fermi o volto
    sia l'impeto de l'armi in altro loco.

    (I, XXIV, 1-4) Torquato Tasso - Gerusalemme Liberata

    Già il treno rallenta, trabalza,
    sta... Mia giovinezza, t'attendo!

    (Notte d'inverno, 29-30) Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio

    Nel moderno umorismo l'anticlimax è la tipologia di battuta ricavata dall'accostamento di un elemento alto, nobile e universale a uno basso, prosaico e particolare:

    « Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico nel fine settimana! »
    (Woody Allen)

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    Edited by Ida59 - 27/3/2024, 10:20
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  4. Figure retoriche
    Antanaclasi

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    By Ida59 il 17 Mar. 2024
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    FR-Antanaclasi

    Antanaclasi



    Il termine antanaclasi deriva dal greco antico e significa letteralmente riflessione.
    Si tratta di una figura retorica consistente nella ripetizione di una o più parole, all?interno di una frase o di un periodo, di volta in volta con significati diversi.
    È simile alla diafora è alla aequivocatio, cui si rimanda.

    L?uso è frequente anche nei dialoghi dove i personaggi utilizzano le medesime parole attribuendo sensi differenti.

    Esempio:

    ?La donna raccolse della frutta secca, guardò quel marrone marrone e ringraziò il cielo che avesse trovato qualcosa da mangiare quel giorno.?


    Il marrone, frutto del castagno, è anche marrone come colore, peraltro derivato proprio dall?aspetto del frutto. Nasce così una frase che può suscitare il riso in chi legge o ascolta.
    Per tale ragione l?antanaclasi è utilizzata come forma espressiva del racconto umoristico o della recitazione con uguale obiettivo.

    Ecco cosa accade nel dialogo.

    ?- Chi sei tu?
    - Tu sei un figlio di...
    - No, che hai capito? Dico chi sei tu, proprio tu sei!
    - Ah, non avevo capito. Dunque proprio tu sei mentre io sette...
    - Ma vai al diavolo!?


    Alcune battute sono fondate sull?equivoco e sul differente significato attribuito dal personaggio alla frase dell?altro.
    Come per altre simili tipologie di figure retoriche, anche l?antanaclasi si presta a essere usata per giocare sulle parole con effetti mai noiosi.

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    Edited by Ida59 - 26/3/2024, 18:32
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  5. Figure retoriche
    Annominazione

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    By Ida59 il 16 Feb. 2024
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    FR-Annominazione
    Annominazione
    (o bisticcio, parechesi, paronomasia)


    Il termine paronomasia deriva dal greco antico e significa letteralmente mutamento di nome.
    Definizione tecnica: Figura retorica consistente nell’accostare parole aventi suono e forma simili ma significato diverso.
    La paronomasia si chiama anche annominazione oppure parechesi. È molto utilizzata nei proverbi, proprio per consentire di memorizzare meglio il detto, o nei modi di dire, (per esempio volere o volare), oppure nella poesia. Le due parole simili si chiamano paronomi.
    Si può distinguere la paronomasia apofonica da quella isofonica. Nel primo caso c’è una similitudine di suono nella radice delle parole, nel secondo esiste un’uguaglianza dei suoni sui quali cade l’accento.
    Lo scopo è di creare un momento umoristico nella narrazione/recitazione; oppure si adopera per ottenere effetti fonici nella lettura dell’espressione (per esempio le foglie sono figlie degli alberi).

    Esempio
    “Erano seduti sul sagrato della chiesa, con l’inverno di quelle zone di montagna, a ripararsi dalle raffiche da nord, quando arrivò, all’improvviso, una folata filata di vento gelido che li fece scappare via.”

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  6. Figure retoriche
    Anaptissi

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    By Ida59 il 23 Jan. 2024
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    FR-Anaptissi
    Anaptissi (o epentesi)



    Il termine epentesi deriva dal greco antico e significa letteralmente inserzione.
    Si tratta di una figura retorica, detta anche anaptissi, che consiste nell’inserimento di un elemento non etimologico all’interno di una parola. In genere una vocale che genera una sillaba in più. Perciò può
    essere usata a fini metrici nella poesia.
    Nella prosa non è molto frequente ma non significa che non sia adoperabile: ad esempio quando si parla con determinati linguaggi nei dialoghi attribuendo un certo carattere a un personaggio.

    Un esempio di epentesi:
    La donna era umilemente seduta accanto al figlioletto che succhiava latte, quel poco rimasto nel seno della madre. Tra poco sarebbero passate le guardie e avrebbero prelevato quel bambino: la mamma era malata e non avrebbe potuto alimentare a sufficienza il piccoletto.
    Debolemente lo consegnò, non pianse, non aveva la forza. Osservò mentre portavano via il sangue del suo sangue.

    Si è aggiunta una vocale nelle parole umilmente e debolmente. Non per fini metrici, quanto per adattarsi a un momento storico diverso dall’attuale, come evidenzato dal testo.

    Non è molto frequente nella prosa moderna, anche perché vi sono altre possibili figure retoriche per sottolineare una determinata condizione. Difatti l’effetto espressivo potrebbe essere non del tutto ben valutato da un lettore non abituato a queste tipologie antiquate di vocaboli.

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  7. Figure retoriche
    Analogia (4 di 4)

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    By Ida59 il 14 Jan. 2024
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    FR-Analogia4

    Analogia (similitudine) - [4 di 4]



    Il termine Similitudine deriva dal latino e significa letteralmente somiglianza quindi la figura retorica consiste nel paragonare una cosa a un’altra.
    E' utilizzata indifferentemente nella poesia, narrativa o saggistica, per il suo carattere di delucidazione su un determinato argomento o concetto. Il paragone, difatti, può esserci tra cose ma anche tra animali, persone o situazioni. L’accostamento per chiarire un’idea avviene, di solito, mediante avverbi o locuzioni avverbiali.

    Sui monti era il migliore delle guardie forestali, non gli serviva nemmeno il binocolo giacché gli bastava stringere gli occhi e guardare lontano, vedeva come una lince.

    Il paragone tra la guardia e la lince offre al lettore una precisazione di quanto il soggetto fosse dotato e, nello stesso tempo, arricchisce il periodo con immagini di altri personaggi.

    Il silenzio di quella notte era totale, nemmeno un alito di vento o dei passi a romperlo, quasi che tutto fosse un sogno.

    Qui il paragone avviene tra circostanze diverse ma che hanno in comune l’irrealtà della situazione, proprio ciò che si vuol trasmettere a chi legge.

    La similitudine è molto preziosa nella narrativa perché consente non solo di far immaginare diversamente un fatto, ma anche di impreziosirlo di particolari che provengono da ambienti differenti o da personaggi diversi, così cheo che il racconto si faccia più vivo e interessante.

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  8. Figure retoriche
    Analogia (3 di 4)

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    By Ida59 il 3 Jan. 2024
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    FR-Analogia3
    Analogia (similitudine) - [3 di 4]



    Similitudine: figura retorica che esprime, spiega o illustra un concetto attraverso il paragone con un altro: entrare in un ristorante come lupi affamati che scendono dalle montagne.

    E' la figura retorica (di contenuto) in cui si paragonano persone, animali, cose, sentimenti, immagini, situazioni per associazione di idee; è introdotta da come, sembra, pare, è simile, somiglia, etc. .

    Sul piano letterario è la più importante delle due forme di Paragone; l’altra è la Comparazione.
    Si ha “similitudine” (non “comparazione”) quando i termini del confronto non sono intercambiabili, perché la loro intercambiabilità altererebbe almeno il senso del paragone: Questo rimorso pesa come un macigno è ben diverso da Questo macigno pesa come un rimorso.
    Si ha, invece, “comparazione” quando il paragone fra due entità è reversibile senza alterazioni di senso: Quel pioppo è alto come la mia casa è molto simile a La mia casa è alta come quel pioppo.
    Differisce dalla metafora per la presenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (come, sembra,pare, è simile, somiglia, ecc.) e per le conseguenze nella struttura della frase che questo comporta.

    Esempi:

    “..Come d'autunno si levan le foglie
    l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo
    vede a la terra tutte le sue spoglie,
    similemente il mal seme d'Adamo
    gittansi di quel lito ad una ad una,
    per cenni come augel per suo richiamo..”
    (Dante, Inferno, Canto III, vv.112-117)

    “..e caddi come l'uom cui sonno piglia..”
    (Dante, Inferno, Canto III, v.136)


    “..Come un branco di segugi, dopo aver inseguito invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co' musi bassi, e con le code ciondoloni, così, in quella scompigliata notte, tornavano i bravi al palazzotto di don Rodrigo. …”
    (Manzoni, I promessi sposi, Cap.XI))

    "..quando partisti, come son rimasta!
    come l'aratro in mezzo alla maggese.."
    (Pascoli, Lavandare, Myricae, vv.7-8)

    “Fresche le mie parole ne la sera ti sien
    Come il fruscio che fan le foglie
    del gelso..”
    (D'Annunzio, La sera fiesolana, vv.1-3)

    “..Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
    mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto
    dell’infanzia vissuta tra queste colline,
    tanto è giovane. E’ come il mattino. Mi accenna negli occhi
    tutti i cieli lontani di quei mattini remoti…”
    (C. Pavese, Incontro, vv. 14-18)

    ...

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  9. Figure retoriche
    Analogia (2 di 4)

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    By Ida59 il 24 Dec. 2023
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    FR-Analogia2
    Analogia (similitudine) - [2 di 4]



    La similitudine è la figura retorica in cui si mettono in relazione due immagini, collegate tra loro da avverbi di paragone o locuzioni avverbiali. Ad esempio:

    bianca come la neve;
    rosso come il fuoco;
    marrone come la corteccia di un albero;
    giallo come il sole e le stelle.

    Differisce dalla metafora per la presenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali ("come") e per le conseguenze nella struttura della frase che questo comporta.
    Differisce dal parallelismo per l'assenza di "come...così..." o costrutti analoghi.

    Esempio nel Manzoni, Il cinque maggio:
    "Come sul capo al naufrago
    l'onda s'avvolve e pesa
    l'onda su cui del misero,
    alta pur dianzi e tesa
    Scorrea la vista a scernere prode remote invan;
    Tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese..."


    La similitudine è di origine latina. E' un raffronto nel quale i due termini di paragone (tra cose, persone o situazioni ritenute simili) sono entrambi evidenti e si svolgono in genere con una certa ampiezza. Per tale evidenza e tale ampiezza la similitudine si distingue dalla metafora.
    Il paragone può individuare una somiglianza (se introdotto da "come"), ma anche una differenza (se introdotto da "più di" o "meno di"), e in genere viene usato per chiarire qualcosa di oscuro o che potrebbe essere equivocato.
    La similitudine classica (tipica in Omero) era costruita sintatticamente sui nessi "come... così", "come... tal", "quale... tale". Quella della poesia moderna tende invece a eliminare uno dei due nessi o addirittura entrambi, creando puri e semplici raccordi allusivi, cioè puntando soprattutto sul significato simbolico del paragone.
    L'uso eccessivo può portare a banalità.

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    Edited by Ida59 - 26/12/2023, 11:44
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  10. Figure retoriche
    Analogia (1 di 4)

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    By Ida59 il 16 Dec. 2023
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    FR-Analogia

    Analogia (similitudine) - [1 di 4]



    La similitudine consiste nel paragonare persone, animali, cose, sentimenti per associazione di idee; è introdotta da come, sembra, pare, è simile, somiglia, etc?

    Nella destra scotea la spaventosa
    peliaca trave; come viva fiamma,
    o come disco di nascente Sole

    balenava il suo scudo?
    (Omero, Iliade, Libro XXII, 171-174; traduzione di V. Monti)

    Gli venne dunque incontro
    con la nutrice che aveva in braccio il bambino,
    il figlio amato di Ettore, simile a chiara stella.
    (Omero, Iliade, Libro VI, 343-345; S. Quasimodo)

    Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
    mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto
    dell?infanzia vissuta tra queste colline,
    tanto è giovane. E? come il mattino. Mi accenna negli occhi
    tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
    (C. Pavese, Incontro, 14-18)

    Ed io pensavo: Di tante parvenze
    che s?ammirano al mondo, io ben so a quali
    posso la mia bambina assomigliare.
    Certo alla schiuma, alla marina schiuma?

    (U. Saba, Ritratto della mia bambina, 5-8)

    Un tappeto di smeraldo
    sotto al cielo il monte par.
    (G. Carducci, In Carnia, 3-4)

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    Edited by Ida59 - 26/12/2023, 11:44
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Salvo rari casi, chi mi conosce di persona (soprattutto nell'ambiente di lavoro) non sa, e forse nemmeno immagina, chi sia la vera Ida, nè conosce i segreti, fino ad ora così gelosamente conservati, e adesso qui svelati. Mi è parso quindi il "nome" giusto per il Blog.
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