Foto di kalhh da Pixabay
Rielaborazione del racconto di Annarita
Non piangerò più
(laraffi)
Non posso piangere, l’ho promesso
Stringevo i pugni così forte da infilare le unghie nei palmi, ero allo stremo, ma dovevo lasciar fluire via il turbamento: mio marito sul pianerottolo stava telefonando, ne sentivo la voce melensa:
- Ciao bella mia, piccola stella, è stato bellissimo e sarà ancor meglio la prossima settimana. Ciao!
Avevo sentito tutto, mentre stavo per aprire la porta e buttarmi fra le sue braccia dopo tre giorni in cui lui, diceva, era a Milano per lavoro.
Però la sua voce mi ha bloccata e con la porta semichiusa ho ascoltato qualcosa che mi ha distrutto.
Mi sono nascosta in bagno e tento di calmarmi, ma è dura. Ho sempre creduto in lui invece erano bugie, i suoi abbracci e i suoi baci solo farse.
Vorrei piangere ma non posso, l’ho promesso.
Ancora la sua voce:
– Amore, sono a casa, dove sei? È pronta la cena? Dove sono le mie ciabatte?
Mi presento con uno stupido sorriso, con le sue ciabatte in mano che ho appena immerso nell’acqua.
Che vendetta sciocca. Non ho armi contro il suo non amarmi e mi rivalgo con sciocchezze come queste.
Violento e rapido uno schiaffo in piena faccia mi fa traballare, cado e giro il viso verso di lui. Nessuna lacrima, occhi asciutti, non posso piangere, l’ho promesso.
Da parte sua nessuna parola, riprende la valigia che aveva posato al suo rientro, apre la porta se ne va senza chiudere.
Non posso piangere, l’ho promesso.
Mi alzo da terra trascinando una gamba, forse una distorsione per la caduta, il viso in fiamme, l’occhio che sento gonfiarsi.
Non piango. Chiudo la porta.
Ho cinquant’anni e ho scoperto quanto poco amore ho avuto nella vita e zero affetto. Metto un po’ di ghiaccio sull’occhio, mi verso una birra, appoggio sul divano il corpo dolorante e l’anima ferita.
Non piango, non posso.
Chiudo gli occhi in una parvenza di sonno e mille immagini mi scivolano davanti.
Cose brutte, fatti incresciosi, fallimenti, errori, una giostra di insuccessi, scelte sbagliate.
Non piango, non posso
In fondo a questa fila di esperienze negative, all’origine di tutto c’è mia madre: il ricordo mi balza davanti, come fosse ora, e come in un film bianco e nero rivivo ogni sequenza.
Avevo circa cinque o sei anni, mamma mi chiamò ordinando di prenderle due patate; ubbidii alla lettera, anche se ...
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